Italia e post-pandemia. Di Matteo (Mcl): “Dalla difficoltà usciremo solo se ciascuno fa la propria parte”

“Una situazione emergenziale richiede che ci sia uno scatto di reni da parte di tutti, perché è in gioco il ruolo dell’Italia. Dobbiamo invertire totalmente la tendenza e penso che organizzazioni sociali e Terzo settore possano fornire un contributo importante a questo cambiamento”, afferma Antonio Di Matteo, nuovo presidente di Mcl, analizzando l’attuale situazione socio-politica del Paese

Foto Calvarese/SIR

Le molteplici fragilità del sistema-Paese che la pandemia ha acuito facendo sorgere quelle “fratture” – sanitaria, sociale, delle nuove povertà ed educativa – indicate recentemente dal card. Gualtiero Bassetti nell’introduzione ai lavori dell’ultimo Consiglio permanente della Cei, sono temi risuonati più volte in queste settimane nei discorsi delle istituzioni italiane, prime fra tutte le parole pronunciate dal presidente Mattarella prima di conferire l’incarico a Mario Draghi di formare un nuovo governo. Della nuova fase che si è aperta e nella quale l’Italia si dovrà confrontare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza abbiamo parlato con Antonio Di Matteo, nuovo presidente del Movimento cristiano lavoratori (Mcl).

Presidente, dal vostro osservatorio cosa emerge?
Le “fratture” individuate dal card. Bassetti interpretano un sentimento generalizzato dei cattolici impegnati nella quotidianità e sono elementi che rappresentano una grande preoccupazione. Non solo le accogliamo ma, in un certo senso, possiamo dire che trovano conferma dai nostri “sensori”. La nostra presenza quotidiana per i servizi diffusi sul territorio ci porta a raccogliere tanti elementi che sfuggono anche ai censimenti dell’Istat: perché talvolta le persone si presentano per un’esigenza relativa ad una pratica e poi raccontano le situazioni personali, i drammi familiari. È vero che

nel nostro Paese c’è una povertà eccessivamente alta,

sono troppi i milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. E la pandemia non ha fatto altro che amplificare questa situazione. Ha fatto bene il cardinale Bassetti a sottolineare le “fratture”: se nell’immediato c’è quella sanitaria che è indubbiamente un’urgenza, nel tempo medio-lungo le preoccupazioni riguardano il lavoro, i problemi sociali e le prospettive legate alle giovani generazioni, discorso, quest’ultimo, strategico.

Questioni al centro anche dell’agenda politica rilanciata dal nuovo presidente del Consiglio…
Nel discorso di Draghi in Parlamento ho colto degli elementi di indirizzo positivi rispetto a questi temi, che fanno parte della nostra sensibilità associativa: il problema educativo, l’occupazione, lo sviluppo del Paese per creare un sistema virtuoso che consente di ammortizzare i fenomeni sociali…

Da parte nostra c’è grande attenzione, grande interesse a quella che sarà l’azione di governo, legata alla situazione contingente del Paese e alle difficoltà che una personalità di grande carisma e peso internazionale qual è Draghi potrà avere nella quotidianità con i partner che lo stanno sorreggendo in questa fase iniziale di governo.

Cosa l’ha convinta di più delle dichiarazioni programmatiche di Draghi?
Storicamente abbiamo una sensibilità europea; il nostro primo presidente, Giovanni Bersani, è stato un esponente dell’associazionismo cattolico italiano in Europa. Il fatto che Draghi abbia messo dei punti fermi sull’Europa, sull’Atlantismo, sul Mediterraneo – temi che sono nella tradizione dell’Mcl – non può che farci piacere. Pensiamo poi che la prospettiva dev’essere quella che ha indicato come “debito buono”, cioè occasioni perché i prestiti possano essere usati per creare sviluppo e occupazione, quindi per creare una dimensione sociale tranquilla e di soddisfazione per i cittadini. Siamo consapevoli che

da questa situazione di difficoltà dell’Italia si esce se ciascuno di noi fa la propria parte;

è chiaro che la politica e il Governo hanno una responsabilità maggiore, ma compete a tutti quanti dare un contributo per uscire da questo pantano.

Cosa le induce fiducia e cosa invece la preoccupa di più in questa fase?
L’autorevolezza di Draghi è una garanzia, una personalità riconosciuta a livello internazionale. E i primi arrivati dai mercati dopo la sua nomina lo hanno confermato. Importante anche il fatto che abbia fatto chiarezza rispetto all’Europa, all’Atlantismo, all’area del Mediterraneo. Le difficoltà, invece, sono legate ai partiti che lo sostengono, alle visioni di corto respiro ed elettoralistiche.

Una situazione emergenziale richiede che ci sia uno scatto di reni da parte di tutti nella prospettiva di medio e lungo termine, perché è in gioco il ruolo dell’Italia, che è un Paese oggi avvitato su se stesso, vecchio, che guarda poco alle giovani generazioni. Dobbiamo invertire totalmente la tendenza;

e penso che le organizzazioni sociali e la rete del Terzo settore possano fornire un contributo importante di sostegno a questo cambiamento.

Siete tra le 70 organizzazioni che hanno sottoscritto un documento indirizzato a Draghi e ai parlamentari chiedendo che “il Recovery Plan sia l’occasione per un grande piano per la rinascita demografica” attraverso il sostegno a natalità, famiglia e comunità.
Per noi alcuni elementi sono fondamentali: l’attenzione alla persona nella sua interezza, in tutte le sue manifestazioni, e al nucleo familiare. Il documento è stato condiviso da una rete e noi siamo un’organizzazione che crede molto nella rete dei cattolici. In quest’ottica, riteniamo che in quest’anno vadano valorizzati il percorso sinodale, riscoprendo l’attivismo del laicato cattolico, e la 49ª Settimana sociale che si svolgerà ad ottobre a Taranto. Appuntamenti a cui guardiamo non solo sotto l’aspetto spirituale e culturale ma che riteniamo debbano essere occasione per una ripresa di azione sociale e politica del laicato cattolico.

Secondo l’Mcl cos’è necessario?
Per noi è molto importante rafforzare la rete dell’associazionismo cattolico. È fondamentale poi recuperare la dimensione del nostro senso di appartenenza. Così come lo è difendere il principio di sussidiarietà, che non è scontato, per proteggere i corpi intermedi, la rete sociale. È necessario poi proseguire con la valorizzazione del Terzo settore che, seppur con difficoltà e con tempi più lenti rispetto al previsto, si va strutturando. Per quanto ci riguarda, vogliamo sostenere anche tante iniziative a livello locale che anche in tempo di pandemia hanno avuto un grande sviluppo con azioni di solidarietà fatte direttamente, con altre organizzazioni, spesso con le diocesi. Inoltre, stiamo seguendo con grande attenzione la questione Ilva a Taranto, classico caso italiano nel quale si sceglie di rinviare le questioni e utilizzare soluzioni tampone e non strategiche: ritardi, grossi problemi di carattere ambientale, sanitario, occupazionale… Il 6 marzo, a Taranto, con mons. Santoro faremo un seminario con focus sull’Ilva, un problema italiano e anche europeo, verso la Settimana sociale.

Da circa un mese è alla guida del Movimento. Su che percorso è incamminato?
Siamo sempre stati un’organizzazione vivace, con molta dialettica tra di noi. Ma abbiamo avuto anche la capacità di fare sintesi e di condividere posizioni unitarie. Lo scorso anno abbiamo avuto qualche difficoltà, verso la fine del 2020 abbia riconquistato una posizione unitaria, non solo di facciata ma di sostanza, che ha portato alla mia elezione. L’impegno è la continuità del percorso indicato nella mozione congressuale e stabilito insieme.

Ripartiamo dopo un pit-stop, confermando grande attenzione al territorio, alla gioventù, all’educazione e alla formazione.

Viviamo l’esperienza di Chiesa sul versante del lavoro, ambito umano fondamentale. Lo facciamo innanzitutto tutelando le persone che lavorano nei nostri servizi; e attraverso le reti, nella prospettiva di un lavoro dignitoso, come Papa Francesco ci richiama con una certa frequenza. L’impegno è quello di adeguare la nostra azione all’esigenza dei tempi che stiamo vivendo, con determinazione, fedeli al nostro patrimonio culturale, ideale e di storia. Nel 2022 l’Mcl compirà 50 anni, un avvenimento importante per una presenza che dall’Italia si è estesa in tutti i Continenti dove abbiamo portato l’esperienza dell’associazionismo cattolico italiano in Paesi nei quali realtà del genere incominciano ad emergere adesso.

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