Europa dove sei?

Dopo quasi dieci anni
 di guerra civile in Siria
 combattuta nell’indifferenza dell’Unione Europea, a cui si è aggiunto recentemente un’aggressione della Turchia contro le forze dell’esercito regolare di Damasco - la politica nostrana ha de- classato la situazione ad uno dei suoi risultati: la crisi migratoria. L’Unione europea si appella al vecchio patto con la Turchia, criticabile dal punto di vista etico, e rinforza i con ni della Grecia.

Foto Calvarese/SIR

Dopo quasi dieci anni
 di guerra civile in Siria
 combattuta nell’indifferenza dell’Unione Europea, a cui si è aggiunto recentemente un’aggressione della Turchia contro le forze dell’esercito regolare di Damasco – la politica nostrana ha de- classato la situazione ad uno dei suoi risultati: la crisi migratoria. L’Unione europea si appella al vecchio patto con la Turchia, criticabile dal punto di vista etico, e rinforza i con ni della Grecia. “Il diritto di asilo non significa che Erdogan può mandare in Ue quanti migranti vuole… I con ni dell’Unione europea non sono aperti e non devono esserlo”, ha detto il Commissario agli Affari interni Ylva Johansson. In questo modo, l’Europa perde una delle sue caratteristi- che identitarie: qui, infatti, ha avuto origine l’umanesimo, il riconoscimento della dignità umana e dei diritti ora ignorati. Di fronte a problemi gravi ed episodi bellici alle porte dell’Europa questa si occupa solo del problema dei migranti, un prodotto di risulta, che Erdogan manda verso l’Ue come minaccia per bloccarla in ogni sua intenzione politica. L’Europa, diventata psicologicamente e politica- mente fragile, è vittima di una paura che disumanizza, presa in mezzo fra il coronavirus e i migranti. Silenti sul piano politico internazionale, spesso sospettosi nelle vicendevoli relazioni, gli Stati europei sembrano para- lizzati. La debolezza dell’Europa è dovuta alla perdita di solidarietà interna, per cui ogni Paese cerca il suo bene particolare, senza pensare che sarebbe maggiore se fosse cercato nel bene di tutti. Inoltre, per trovare le misure giuste, occorrerebbe chiedersi le ragioni di questo gioco internazionale, da cui l’Europa è stata sempre più assente dalla ne della Seconda guerra mondiale. Giovedì 5 marzo c’è stato un incontro al Cremlino fra Putin ed Erdogan. Sembrano loro, ormai, a spartirsi quelle zone nevralgiche. Si è stabilito un cessate il fuoco nella provincia di Idlib, la zona siriana al con ne con la Turchia, portando un rilassamento della tensione. Lì, infatti, ci sono stati scontri tra eserciti turco e siriano, ma in pratica le armi erano di Ankara e Mosca. L’Ue, resa fragile dalle sue divisioni, non è in grado di intervenire se non blin- dando i con ni, disconoscendo la tradizione europea sui diritti umani. Gli interventi di Caritas Europa e di Amnesty denunciano questa contraddizione e l’imbarbarimento culturale. Forse non dobbiamo avere più paura dei bar- bari che ci invadono, perché i barbari siamo noi? Nello spirito europeo c’è sempre l’anima dell’umanesimo che ci può salvare, ricordando la dimensione “umana”, e anche, perché no, le radici cristiane.

(*) direttore de “Il Momento” (Forlì)

 

 

 

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