Giubileo 2025: mons. Devasini (Chiavari), “diventiamo artigiani di speranza, il mondo ne ha tanto bisogno”

“Se ci prenderemo cura degli altri e di noi stessi diventeremo artigiani di speranza, di quella speranza di cui il mondo ha tanto bisogno. Sì, in questo nostro mondo spesso segnato dalla sfiducia, Dio ci chiama a guardare oltre, a credere che il futuro è nelle sue mani, che c’è ancora spazio per la speranza. E la speranza non confonde, la speranza non è un’illusione: è un cammino concreto, fatto di piccoli passi, di gesti semplici che costruiscono il Regno di Dio”. Si è conclusa con queste parole l’omelia pronunciata ieri dal vescovo di Chiavari, mons. Giampio Devasini, durante la celebrazione eucaristica per la chiusura del Giubileo a livello diocesano.
“Siamo qui, insieme, come comunità diocesana, per celebrare la chiusura dell’Anno giubilare ma non certo la chiusura della porta santa del cuore di Dio”, ha ammonito il presule, aggiungendo che “tale porta – che invita, accoglie e abbraccia – è infatti una porta sempre spalancata. Il fatto è che spesso, distratti dall’ordinario, affaccendati dietro il tanto da fare, non la vediamo. E questa porta santa del cuore di Dio, porta sempre spalancata, cosa ci dice? Ci dice di un Dio che è Padre, che è Madre, che è Speranza infinita, di un Dio vicino, che si fa medico e guaritore, che ci perdona, che si fa liberatore per ogni uomo e donna. Insomma, questa porta santa del cuore di Dio, porta sempre spalancata, ci dice di un Dio che si prende cura di noi”. Il vescovo ha poi indicato “tre possibili volti della cura degli altri e di sé, volti che vi consegno, insieme a quelli su cui mi sono dilungato, come eredità di quest’anno giubilare”. Innanzitutto il “cammino”: “Mettiamoci in movimento, lasciamo le nostre comodità per andare incontro agli altri, specialmente ai poveri, agli oppressi, a chi si sente abbandonato”, l’esortazione di mons. Devasini. Poi il “servizio”: “Indossiamo il grembiule del servizio, come Gesù che si cinse un asciugamano per lavare i piedi dei discepoli (cfr Gv 13, 4-5). Rivestiamoci della misericordia di Dio – l’invito – per diventare misericordia per gli altri. La nostra Chiesa sia sempre più luce che illumina i percorsi bui dell’esistenza, mano che rialza chi è caduto, voce che annuncia la libertà di Dio, madre che consola, padre che protegge, amico che cammina accanto”. Infine il “silenzio”: “In un mondo rumoroso, pieno di distrazioni, la nostra coscienza – ha evidenziato – ha bisogno del silenzio necessario ad ascoltare la voce di Dio, a discernere ciò che è essenziale. Facciamo spazio al silenzio, alla preghiera, a un ascolto profondo che ci permetta di riconoscere il soffio dello Spirito, che guida i nostri passi verso ciò che è vero, bello, buono, giusto”.

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