“Quando viviamo una vera esperienza spirituale, cioè un tempo in cui ci siamo lasciati guidare dallo Spirito Santo, le cose fondamentali che accadono non sono mai casuali” e come dice il Deuteronomio “sono segni della provvidenza misericordiosa del Signore, che ha guidato i nostri passi e protetto la nostra vita. Lungo questo Giubileo i segni certi che il Signore ha guidato e benedetto la sua Chiesa sono stati almeno quattro”. Lo ha detto ieri pomeriggio nella cattedrale di Macerata il vescovo Nazzareno Marconi, per la chiusura diocesana del Giubileo della Speranza. Il primo segno che ha preparato l’apertura del Giubileo nell’ottobre 2024 è stato la conclusione del Sinodo universale, con un documento che Papa Francesco ha fatto proprio e che ha ricordato a tutta la Chiesa cosa significhi “essere una Chiesa sinodale, cioè una Chiesa che cammina insieme dietro il suo Signore e verso la pienezza del Regno di Dio”, ha detto il presule. Il secondo dono è stata “la bella testimonianza di Papa Francesco. Fedele fino alla fine della sua vita alla vocazione che sentiva di aver ricevuto, ha continuato a stimolare la Chiesa nella direzione di un coraggioso cammino di rinnovamento, radicalità evangelica e dialogo con il mondo”. Per “capire” il terzo dono del Giubileo – ha detto ancora mons. Marconi – “basta ricordare con quanta trepidazione e quanti dubbi il mondo si era accostato al Conclave”. E “ricordo il sollievo provato quando abbiamo scoperto che lo Spirito Santo, da solo e molto velocemente, aveva scelto come Papa ‘un americano a Roma’ Papa Leone XIV. Che ben presto ha rivelato di essere cittadino del mondo e naturale fratello di ogni uomo, in particolare dei poveri”. Papa Leone “ha iniziato e sta continuando il suo ministero concentrandosi sulla seconda parola del Sinodo: ‘Insieme nella sequela di Cristo’. Non c’è infatti cammino realmente evangelico se non viene fatto insieme ed in costante ricerca di costruire un ‘insieme’ sempre più grande nella sequela di Cristo. Papa Leone e la sua guida ferma e pacata, ricca di pazienza, ma anche di chiarezza e forza, è certo il terzo dono del Giubileo. Seguirlo e collaborare con Lui sarà per tutti noi l’impegno più urgente negli anni che seguiranno”. Tra le tante esperienze giubilari, anche queste “inaspettate per la profondità spirituale, di preghiera e di silenzio vissute da tanti, quelle che hanno particolarmente segnato il cammino di questo Anno Santo – ha quindi aggiunto il presule – sono state le esperienze di pellegrinaggio e di comunione ecclesiale, vissute soprattutto dai ragazzi, dai giovani e dalle famiglie. Anche in questo quarto dono del Giubileo possiamo riconoscere i temi sinodali a partire dal ‘camminare’, nel pellegrinaggio vissuto “come esperienza dello Spirito”, un camminare che “non è semplicemente un’azione di cambiamento o di spostamento fisico del corpo, ma una condizione dell’anima che si mette in moto, disposta a lasciarsi meravigliare, commuovere e cambiare dallo Spirito Santo”. E che i grandi “attori del pellegrinaggio della Chiesa siano stati i giovani e le famiglie, ci ricorda che per custodire l’eredità del Giubileo, non potremo fermarci in questo cammino, in questo pellegrinaggio spirituale sulle orme di Cristo e del Vangelo, ma dovremo concentrarci soprattutto sui giovani e sulle famiglie, che sono le grandi forze della Chiesa”. Forse perché – spiega – sono “proprio loro le realtà più dimenticate dal potere e dalla ricchezza che dominano il mondo di oggi”. Da qui l’invito del vescovo a “richiedere con me al Signore il dono preziosissimo di Sante vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, ma anche a formare sante famiglie cristiane, ricche di fede e di preghiera”.