Giubileo 2025: mons. Lorefice (Palermo), “testimoniare comunione in un mondo diviso”

“Il Giubileo ci ha ricordato che siamo popolo di perdonati, riconciliati e graziati per puro amore”. Con questa consapevolezza l’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, ha presieduto ieri in cattedrale la celebrazione eucaristica per la chiusura dell’Anno giubilare della Chiesa palermitana. Un tempo di grazia che, ha sottolineato, ha rigenerato la comunità ecclesiale nella speranza e l’ha inviata nel mondo come “comunità della speranza”, chiamata a testimoniare comunione in un contesto segnato da divisioni, violenze e disgregazione sociale.
Richiamando l’apertura del Giubileo un anno prima, l’arcivescovo ha ribadito che l’Anno Santo è stato “tempo propizio” per riscoprire l’amore del Padre manifestato nel Figlio fatto carne e per fare memoria dei benefici del Signore. Al centro dell’omelia l’immagine della Chiesa come popolo “adunato” dall’amore della Trinità: non una semplice aggregazione, ma una comunione generata dalla “danza d’amore” di Dio, relazione viva e dinamica che rende la Chiesa spazio di unità, misericordia e carità. La speranza che nasce dall’esperienza sacramentale della riconciliazione – alimentata anche dalla grazia dell’indulgenza giubilare – diventa così forza capace di sanare le fratture: dalla dispersione alla comunione, dall’odio all’amore vicendevole. In questa luce, mons. Lorefice ha indicato nella comunione ecclesiale uno dei frutti più preziosi del Giubileo, “segno di speranza in un mondo sempre più diviso, in città sempre più predate dalla violenza e socialmente disgregate, in famiglie sempre più frantumate, in relazioni umane sempre più tradite dall’interesse personale e dall’indifferenza”.
Meditando il Vangelo della Santa Famiglia, l’arcivescovo ha ricordato che Gesù, Maria e Giuseppe condividono la condizione dei profughi e dei rifugiati di ogni tempo, vittime della violenza dei potenti. Anche oggi, ha affermato, la Chiesa è chiamata a farsi casa accogliente e testimone delle viscere di misericordia di Cristo, portando il suo nome e i suoi sentimenti. Concludendo, mons. Lorefice ha affidato la Chiesa di Palermo a Maria Santissima Madre dell’Unità, perché continui a essere, nel territorio e nella storia, segno credibile di speranza, di amore e di comunione per tutti.

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