Giubileo 2025: mons. Boccardo (Spoleto), “la speranza della fede è Cristo Gesù, trascendente e sovrano, libero e liberante”

“La speranza della fede non è qualcosa che possiamo creare e gestire con le nostre sole forze, quanto piuttosto è Qualcuno che si offre a noi, trascendente e sovrano, libero e liberante: il Figlio di Dio venuto nella carne, Cristo Gesù”. Lo ha ricordato ieri l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nella celebrazione eucaristica che ha presieduto in cattedrale al termine dell’Anno Santo.
Il presule all’inizio dell’omelia ha richiamato i momenti comuni che hanno segnato il cammino giubilare in diocesi: le liturgie penitenziali durante il tempo di Quaresima, i pellegrinaggi giubilari in ogni pievania e infine il grande pellegrinaggio regionale a Roma il 13 settembre scorso, con il passaggio della Porta Santa coronato dall’incontro con Papa Leone XIV nella basilica vaticana, stracolma di fedeli giunti dall’Umbria.
“Abbiamo celebrato il ‘Giubileo della speranza’. Appare allora lecito domandarsi – ha proseguito l’arcivescovo – quali segni di speranza emergano nell’attuale situazione del mondo, attraversato dalla violenza di guerre senza risparmio di colpi, da cambiamenti repentini e carichi di incognite, da una persistente crisi morale, economica, politica e sociale, da estremismi religiosi e dalla crescita di nuove influenze che pretendono di orientare e finalmente dominare la vita degli uomini e della società. E ci domandiamo ancora quale futuro si vada profilando per l’umanità con l’imporsi dell’intelligenza artificiale e dei suoi usi. In una situazione così effervescente ha ancora senso parlare di Dio e della speranza fondata sulle sue promesse? E quale speranza affidabile potrà offrire la fede in Gesù Cristo?”. “Certamente – ha proseguito –, il cuore dell’uomo ha bisogno di amare e di essere amato per vivere e imparare a morire: si tratta di un bisogno incancellabile, presente in tutti”. “Proprio per questo, la penuria più grande di speranza che si possa vivere oggi – ha osservato mons. Boccardo – è quella riguardante la possibilità di un amore che non risulti svenduto o effimero, come avviene nelle tante forme in cui è spesso esibito e offerto; manca la speranza perché manca un amore che vinca l’ingiustizia, la solitudine, l’infedeltà e la morte e risani le ferite dell’anima”. “Se il rischio dei tempi di tranquillità e di relativa sicurezza è l’illusione di poter cambiare facilmente il mondo e la vita, il rischio opposto – proprio dei tempi di prova – è quello di vivere la paura del domani in maniera più forte della volontà e dell’impegno di plasmarlo”, ha rilevato l’arcivescovo, secondo cui “accogliere la sfida della speranza vuol dire, allora, vincere questa paura; rinunciarvi sarebbe rinunciare alla vita”. “Solo se c’è in noi una speranza certa – ha ammonito – potremo dare senso all’esistenza e riusciremo ad amare al di là di ogni misura di stanchezza”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi