Giubileo 2025: mons. Caiazzo (Cesena), “chiudiamo la Porta Santa, ma teniamo aperta quella del cuore. La speranza genera vita”

“Si chiude la Porta Santa, ma resta spalancata la porta del cuore”. È l’invito che l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo ha consegnato alla Chiesa di Cesena-Sarsina nell’omelia di chiusura del Giubileo 2025, celebrata ieri nella cattedrale. Un Giubileo vissuto, ha ricordato, come tempo di grazia e di responsabilità, in un mondo “ferito mortalmente” da guerre, deportazioni, respingimenti, discriminazioni e nuove forme di sfruttamento che negano la dignità e la libertà delle persone.
Richiamando la fuga in Egitto della Famiglia di Nazareth, Caiazzo ha sottolineato come Maria, Giuseppe e Gesù condividano la condizione dei profughi di ogni tempo: “Anche loro immigrati in terra straniera”, costretti a fuggire da un potere che semina paura e morte. Da qui l’appello a essere oggi portatori di pace, giustizia, fraternità e comunione, contro ogni logica di violenza e di prepotenza. Al centro dell’omelia anche la famiglia, con le sue fragilità: crisi del matrimonio, solitudini, fatica di assistere malati, anziani e minori. “Ho visto volti segnati dalla sofferenza – ha detto l’arcivescovo – che chiedono non solo cure, ma calore umano e vicinanza”. La Famiglia di Nazareth diventa così modello di una Chiesa chiamata a farsi “pellegrina di speranza”.
Nel congedarsi dal Giubileo, Caiazzo ha ricordato che Cristo resta “ieri, oggi e sempre”, mentre tutto passa. Citando Papa Francesco e le parole di Leone XIV, ha ribadito che la speranza non è evasione ma forza generativa: “Sperare è generare”. Un mandato che continua nei luoghi della vita quotidiana, perché la speranza ricevuta diventi seme di futuro per tutti.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi