Giubileo 2025: mons. Pavanello (Adria-Rovigo), “continuiamo ad impegnarci ad essere ‘testimoni di speranza’”

L’Anno Santo “ci ha portato ad andare alle radici della fede e la fede genera sempre speranza. La speranza è un altro grande frutto di questo Giubileo. Ora, dopo esserci messi in cammino come ‘pellegrini di speranza’ continuiamo ad impegnarci ad essere ‘testimoni di speranza’: ne abbiamo tanto bisogno, ne ha bisogno questo mondo sconvolto dalla violenza e dalla guerra!”. Lo ha affermato ieri il vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, presiedendo nella concattedrale di Santo Stefano la celebrazione eucaristica per la chiusura del Giubileo a livello diocesano.
Commentando le letture proposte dalla liturgia della festa della Santa Famiglia, il presule ha evidenziato che “l’Incarnazione sta al centro della fede cristiana: ne è il segno distintivo e il cuore. Nell’anno santo che sta per concludersi abbiamo cercato di ritornare a questo centro, di riappropriarcene”. “Lo abbiamo fatto soprattutto con i numerosi pellegrinaggi a Roma, ma – ha proseguito – anche con i brevi pellegrinaggi alle chiese giubilari della diocesi e ai luoghi di speranza presenti nel nostro territorio. Man mano che trascorrevano i mesi è cresciuto il desiderio di mettersi in cammino e di partecipare a questo evento di Grazia”. “Credo che questo – ha osservato mons. Pavanello – sia il primo e più importante frutto di cui dobbiamo rendere grazie in questa celebrazione conclusiva”. “Ci siamo accorti che anche nel nostro tempo c’è un grande bisogno di Dio e che quando si creano le condizioni favorevoli questo bisogno si esprime in forme inaspettate”, ha aggiunto il vescovo, secondo cui “sono stati soprattutto i ragazzi e i giovani a dircelo”. “Personalmente – ha rivelato – porto nel cuore due momenti molto significativi: la visione della basilica di San Paolo, sabato 26 aprile, zeppa di tremila adolescenti in preghiera e la loro gioia al momento dell’uscita; il silenzio, durato più di mezz’ora, di oltre un milione di giovani durante l’adorazione eucaristica sulla spianata di Tor Vergata la sera di sabato 2 agosto”. “Sono convinto – ha evidenziato – che ne venga una indicazione preziosa anche per la nostra pastorale ordinaria: ciò che le persone cercano dalla Chiesa è di essere aiutate a fare esperienza di Dio, di trovare spazi di silenzio e di contemplazione abitati da singoli e da comunità che vivono una profonda relazione con il Signore. Di conseguenza dovremmo concentrare i nostri sforzi in questa direzione, evitando di disperdere tempo e risorse in iniziative di per sé buone ma che rimangono ai margini dell’esperienza spirituale”. “Un secondo aspetto importante dell’esperienza di questo anno giubilare, è la riscoperta della dimensione di popolo nella nostra vita ecclesiale”, ha continuato mons. Pavanello, che ha esortato: “Abbiamo bisogno di metterci insieme, di unire le forze: dobbiamo superare la dispersione, tipica del nostro territorio polesano, perché solo così possiamo sperimentare la bellezza di essere una chiesa viva e trovare passione ed entusiasmo per la vita cristiana”. “Il Giubilo si conclude, ma come ha detto Papa Leone il giorno di Natale, Gesù Cristo resta”, ha concluso il vescovo: “Riprendiamo allora il cammino con fiducia sostenuti dalla ‘speranza che non delude’, la speranza che nasce dalla fede in Gesù Cristo Nostro Signore”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Diocesi