Un bimbo che nasce sembra del tutto passivo, ma in realtà genera relazioni nuove e cura le ferite dei grandi. È il cuore del Messaggio di Natale 2025 dell’arcivescovo di Modena-Nonantola, mons. Erio Castellucci, che invita a contemplare il mistero della Natività a partire dalla fragilità del neonato, “simbolo più potente della fragilità umana”, ma anche forza capace di rimettere in moto legami, speranze e futuro. “Un bimbo che nasce, a pensarci bene, non è però solamente passivo, perché genera relazioni nuove”, scrive l’arcivescovo. “La nuova creatura . aggiunge – innesca, in chi lo accoglie la meraviglia per il miracolo della vita; suscita una tenerezza che estrae dal cuore degli adulti i sentimenti più belli; stringe e solidifica i legami tra coloro che si affacciano sulla sua culla”. “Così la nascita di Gesù – osserva Castellucci -, per quanto povera e umile, annunciò gloria in cielo e pace sulla terra, nobilitando l’animo dei rudi pastori e avviando il cammino dei sapienti orientali”.
“In un momento storico di particolare angoscia per lo straripamento di guerre e conflitti in tutto il mondo – si legge nel Messaggio -, è grande la tentazione di lasciarsi travolgere dagli orizzonti di morte e trascurare il mistero della nascita. Tra tanti segni di morte la vita, indomabile, pervade la terra e si fa strada nei piccoli corpi dei neonati. Alle crudeli stragi di innocenti commesse quotidianamente dagli Erode di oggi, si oppongono le stupende natività regalate quotidianamente dalle Marie e dai Giuseppe di oggi. La generazione della vita fronteggia silenziosamente la rumorosa distruzione della morte. Per questo il bambino di Betlemme, nascendo, è più forte dei capi di Gerusalemme: e nascerà una seconda volta, risorgendo, quando i grandi, assetati di potere, cercheranno di soffocarlo nella morte”. “Gesù che nasce assume la nostra condizione umana per condividerla completamente, fino alla morte. Ma il sepolcro non riesce ad inghiottire il Figlio di Dio. La culla vincerà sulla tomba, ed è la tomba che si trasformerà in culla. Questo mi pare il messaggio più profondo del Natale”.