Milano, inaugurata “Porta della Speranza”. Tolentino de Mendonca: “Nessuna vita è priva di futuro”

(Milano) “Aprire una porta significa riconoscere che nessuna vita è priva di futuro”. Lo ha detto il cardinale Josè Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione della Santa Sede, arrivando davanti alla Casa circondariale San Vittore di Milano, dove è stata inaugurata la prima delle 8 Porte della Speranza che in altrettante carceri italiane segneranno, appunto il passaggio verso la speranza. “Con questo progetto – ha continuato il porporato – desideriamo affermare che la speranza non è un ornamento, ma una responsabilità condivisa: una possibilità che si rinnova proprio nei luoghi dove sembra più fragile”. Il richiamo è al Giubileo e a ciò che Papa Francesco ha indicato e che Papa Leone ha richiamato con forza nella celebrazione per il Giubileo delle persone detenute lo scorso 14 dicembre nella basilica di San Pietro. “Il progetto, infatti, si situa in connessione profonda con il magistero di Papa Francesco che all’inizio del Giubileo aprì una Porta Santa nel carcere romano di Rebibbia e trova forza nell’invito accorato di Papa Leone XIV”, ha concluso Tolentino, con parole a cui ha fatto eco monsignor Luca Bressan, vicario episcopale dell’arcidiocesi ambrosiana che ha rappresentato l’arcivescovo Mario Delpini. “Noi siamo convinti che vogliamo farci avanti – ha spiegato, in riferimento all’appello di Delpini nel suo “Discorso alla città” – e sappiamo quanto la dignità delle persone in carcere sia cara alla nostra Chiesa”, aggiunge, indicando la lapide commemorativa della beata suor Enrichetta Alfieri, l’“Angelo di San Vittore”, come fu definita per il suo lungo e generoso servizio tra le celle. “La frase che è incisa sulla targa dice che vi sono incendi nefasti da evitare, ma anche incendi che vanno accesi, come la carità. Che la carità di Dio ci incendi così”.
Nello storico ottagono centrale del penitenziario, affollatissimo anche di volontari, personale e qualche detenuto, la presentazione dell’iniziativa si è, poi, aperta con i saluti istituzionali della vicesindaco Anna Scacuzzo che ha indossato la fascia del primo cittadino. “Questo progetto comunica arte e grande speranza, ma anche responsabilità condivisa, riconsegnando a ciascuno il volto di tale speranza. La giustizia trova il suo compimento quando sa farsi riconciliazione e riparazione”, conclude la vicesindaco richiamando lo spirito “milanese” e il “Discorso alla città” dell’arcivescovo che ha posto al suo centro la “intollerabile” situazione carceraria.
“La speranza è un sentimento profondissimo, è il sentimento ultimo”, ha notato, infine, il curatore Davide Rampello. “Senza speranza l’uomo non ha possibilità di progettare, di vedere la vita. Costruire, ideare, progettare dei monumenti – porte, soglie che bisogna oltrepassare – dedicati proprio alla speranza, vuol dire confortare, dare un senso profondo a questo sentire. Un invito a conservare e proteggere questo sentimento così prezioso, così vitale”.

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