“Dalla crescita del tasso di occupazione delle donne in età di lavoro dipende la capacità di rigenerare la nostra popolazione attiva per soddisfare i fabbisogni del sistema produttivo e per rendere sostenibili le prestazioni sociali”. Lo ha affermato il presidente dell’Istituto dell’Analisi delle politiche pubbliche, Natale Forlani, commentando i contenuti del Gender Policy Report 2025 dell’Inapp redatto dal gruppo di ricerca “Analisi di genere del mercato del lavoro e delle politiche pubbliche” e presentato oggi. Un documento, ha aggiunto, che “segnala un’importante crescita dell’occupazione femminile ma permangono forti criticità, legate alle caratteristiche della domanda di lavoro, soprattutto nei servizi a basso valore aggiunto che penalizzano la qualità dei rapporti di lavoro e dalla carenza dei servizi come la sanità, il lavoro di cura e l’istruzione che negli altri paesi europei hanno consentito una crescita consistente della componente femminile del mercato del lavoro con particolare conseguenze nelle aree territoriali meno sviluppate”.
Dal report emerge nel 2024 una netta predominanza femminile tra i lavoratori dipendenti a bassa retribuzione. Le donne rappresentano il 71,3% del totale dei lavoratori a bassa retribuzione contro il 41,1% degli uomini, confermando la persistenza di meccanismi di differenziazione retributiva di genere. Nello stesso anno, il 18,4% delle lavoratrici dipendenti percepisce una retribuzione bassa, contro il 5,9% dei lavoratori uomini – un divario di quasi 12 punti percentuali.
Tra il 2015 e il 2024 – è stato rilevato – è aumentata costantemente l’età delle persone occupate nel lavoro domestico retribuito – nella stragrande maggioranza donne – come colf o badanti: in dieci anni dimezzata la quota di persone in età compresa tra 25 e 34 anni (da un valore pari al 14,3% nel 2015 al 7% registrato nel 2024) e quadruplicata quella delle persone con 65 anni e oltre (nel 2015 rappresentavano appena il 2,8% del totale mentre nel 2024 ne costituiscono il 10,4%). Nello stesso periodo si assiste al graduale assottigliamento del numero complessivo di persone occupate come colf o badanti, facendo ipotizzare la sostanziale assenza di turn-over in questo segmento dell’occupazione.
Relativamente all’impiego dell’Intelligenza artificiale generativa, le donne – osserva l’Inapp – risultano più frequentemente impiegate in occupazioni “disrupted” ossia maggiormente vulnerabili alla sostituzione o trasformazione tecnologica: nei prossimi anni, quasi un quarto delle offerte di lavoro in alcuni Paesi europei richiederà competenze legate all’IA, con una quota che nei settori ICT è pari al 45 % in Spagna, 40% in Belgio e 40% in Italia, numeri significativi in una prospettiva di genere se si considera la storica scarsa presenza delle donne nelle discipline STEM e nel settore ITC, che spesso richiede flessibilità e disponibilità a orari prolungati.