“È nel cuore che si conserva il vero tesoro, non nelle casseforti della terra, non nei grandi investimenti finanziari, mai come oggi impazziti e ingiustamente concentrati, idolatrati al sanguinoso prezzo di milioni di vite umane e della devastazione della creazione di Dio”. A lanciare il grido d’allarme è stato il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, in cui sulla scorta del Vangelo e di Sant’Agostino ha ricordato che “il cuore è il simbolo di tutta la nostra umanità, sintesi di pensieri, sentimenti e desideri, il centro invisibile delle nostre persone”. Secondo Leone, “è importante riflettere su questi aspetti, perché nei numerosi impegni che di continuo affrontiamo, sempre più affiora il rischio della dispersione, talvolta della disperazione, della mancanza di significato, persino in persone apparentemente di successo”. Invece, “leggere la vita nel segno della Pasqua, guardarla con Gesù Risorto, significa trovare l’accesso all’essenza della persona umana, al nostro cuore: cor inquietum”. Con questo aggettivo “inquieto”, ha spiegato il Papa, Sant’Agostino “ci fa comprendere lo slancio dell’essere umano proteso al suo pieno compimento”. All’inizio delle Confessioni, infatti, si legge: “Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te”.