“La sua presenza tra noi oggi non è soltanto un onore; è una benedizione per la nostra comunità, per le Chiese in Turchia e per tutti coloro che si adoperano per l’unità dei cristiani”. Lo ha detto Sua Beatitudine Sahak II Mashalian, patriarca armeno di Costantinopoli, salutando il Papa durante la visita di preghiera alla cattedrale armena apostolica di Istanbul. “Questo momento, Santità, rimarrà inciso nei cuori della nostra gente”, ha assicurato il patriarca: “Nicea fu più di un incontro di vescovi; fu un punto di svolta spirituale nella storia cristiana, ricordandoci che l’unità è essenziale, che la verità va detta con coraggio e che la nostra comune fede in Cristo trascende nazione, appartenenza etnica e tempo”. “Per la Chiesa armena, che ha abbracciato il Credo niceno con salda devozione, questo anniversario è sacro”, ha rivelato Mashalian: “Da molto tempo il papato serve da bussola morale, difendendo la dignità di ogni persona umana, sostenendo la pace e dando voce a chi non ce l’ha. Il popolo armeno non dimentica i papi che hanno fatto sentire la propria voce nei tempi della nostra sofferenza, che si sono schierati con le comunità cristiane in pericolo e che hanno sostenuto la verità quando il mondo esitava”. “Oggi, cristiani in Medio Oriente e altrove affrontano difficoltà, migrazione e numeri in calo”, l’analisi: “In tempi simili, l’unità diventa essenziale. Qui in Turchia, le nostre comunità cristiane vivono come piccolo gregge, ma un gregge sempre più legato insieme nel rispetto reciproco. La Chiesa apostolica armena crede fermamente che la divisione dei cristiani ferisca il Corpo di Cristo, ma confidiamo che lo Spirito Santo stia guarendo quelle ferite e avvicinando le Chiese sempre più, passo dopo passo”. “Negli ultimi decenni, le relazioni tra le nostre Chiese hanno raggiunto una profondità un tempo quasi inimmaginabile”, il bilancio ecumenico: “Attraverso il dialogo, la preghiera comune e l’amicizia sincera abbiamo percorso questo cammino insieme. La sua visita, oggi, è un segno potente che le Chiese si avvicinano l’una all’altra fraternamente, non come rivali. Dice al mondo che l’unità dei cristiani è possibile perché è la volontà di Dio”. Il patriarca ha descritto la comunità armena in Turchia “piccola ma resiliente”: “nei momenti di difficoltà e nei momenti di speranza, abbiamo sentito la solidarietà degli altri cristiani: ortodossi, cattolici e protestanti”. Poi ha citato “l’agonia costante vissuta dai cristiani in Medio Oriente, che subiscono gran parte della persecuzione”: “Preghiamo perché il Signore possa, attraverso lei, Santità, utilizzare l’immensa voce morale e l’influenza del papato a favore della sicurezza di queste comunità cristiane vulnerabili, specialmente in quella regione nella quale lei si recherà più tardi in questa giornata. Che il Signore faccia di lei un angelo di pace in quelle terre sanguinanti, per annunciare buone notizie di pace duratura tra popoli logorati dalla guerra. Preghiamo anche per la pace nella nostra regione, per le terre ferite dalla guerra e per tutte le comunità la cui sopravvivenza è minacciata. Soprattutto, preghiamo per l’unità di tutti coloro che confessano Cristo”.