A distanza di 1700 anni dal Concilio di Nicea (oggi Iznik, in Turchia), la data della ricorrenza (325) rimane oggi un avvenimento di unità fra le chiese cristiane d’occidente e d’oriente, fra cattolici e ortodossi. I sentimenti di unità e amicizia tra le chiese sono state al centro dell’incontro odierno al Meeting di Rimini, con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, e il cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. “La chiesa ortodossa e cristiana – hanno detto i due – rimangono ancorate a Nicea, dove i vescovi hanno formulato quel Credo che ha ridato l’unità della Chiesa e che viene professato fino a oggi. L’incontro consolida i colloqui già intrapresi nei passati e recenti concili sinodali e rinsalda i propositi e i passi compiuti nel cammino di unità fra i fedeli”. Convocato dall’imperatore romano Costantino, il Concilio di Nicea servì per confutare all’eretico Ario, che disconosceva la persona di Gesù quale figlio di Dio, il credo indissolubile della Trinità. Da Ario ebbe origine l’arianesimo. Non solo per questo, ma anche per concordare altre regole: una data comune per la celebrazione della Pasqua “la festa più importante dell’anno per i fedeli – l’assolutezza della chiesa sinodale; la conferma del riferimento ai calendari per i cattolici (gregoriano) rispetto agli ortodossi (giuliano).