Settimana liturgica nazionale: mons. Savino (Cassano all’Jonio), “Napoli può rinascere. La guerra è follia, serve un popolo di pace”

(Foto Doriano Vincenzo De Luca)

In occasione della 75ª Settimana liturgica nazionale, mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio e vicepresidente della Cei per l’area Sud, si è soffermato sul futuro di Napoli e sull’urgenza della pace nel mondo.
“Per me Napoli è la città più bella del mondo – ha detto Savino –. Possiede un patrimonio umano e spirituale straordinario, ma porta anche ferite profonde dovute a dinamiche storiche e a poteri oscuri. Eppure questa città può riscattarsi e generare un futuro luminoso”.
Il vescovo ha indicato la via del riscatto nella sussidiarietà, concetto cardine della Dottrina sociale della Chiesa: “Serve una sussidiarietà orizzontale, cioè collaborazione e armonia tra le realtà sociali ed ecclesiali, e una sussidiarietà verticale, ossia dialogo franco con le istituzioni, non da sudditi ma da cittadini adulti. Solo così Napoli potrà esprimere la sua vocazione di città di pace, di mare e di accoglienza”.
Ampio spazio anche al tema dei conflitti: “La guerra ha preso il posto della politica e della diplomazia: è la morte della politica – ha denunciato Savino –. In Ucraina e a Gaza ho visto la devastazione, con la fame usata come arma. È follia pura. Per questo io sogno una interposizione stabile di uomini e donne di pace, credenti e non credenti, che vivano nei territori più martoriati come segno concreto di fraternità universale. Vedo segni incoraggianti: in Israele, per esempio, a Tel Aviv, cresce un’opposizione civile non violenta, che io chiamerei ‘opposizione delle beatitudini’”.
Riprendendo Gramsci, il vicepresidente della Cei ha ribadito: “Pur nel pessimismo della ragione dobbiamo coltivare l’ottimismo della volontà. Solo un popolo delle beatitudini, un popolo del dialogo e della mitezza, potrà invertire la rotta”.
Infine, un appello al mondo dell’informazione: “Anche i giornalisti possono far camminare la speranza, custodendo la verità e la coscienza professionale”.

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