Anche in Piemonte è partito il cammino politico, culturale ed organizzativo della Rete di Trieste, nata dopo la Settimana sociale svoltasi la scorsa estate e incoraggiata da svariate associazioni ecclesiali, che unisce oltre 1.000 amministratori e rappresentanti della società civile di tutta Italia, animati del medesimo desiderio di favorire lo stile sinodale e il confronto sul merito delle urgenze del nostro tempo.
Nessun partito da solo incarna pienamente i principi del messaggio sociale della Chiesa, ma in ogni schieramento i credenti possono operare con sguardo critico: proprio nella diversità di posizioni, uniti dalle radici cristiane, la Rete prova ad offrire un contributo unico alla costruzione del bene comune.
Due i principi fondamentali: la trasversalità agli schieramenti e l’esperienza concreta, condividendo buone prassi e favorendo la partecipazione collettiva. Papa Francesco a Trieste ha chiamato “a questa carità politica tutta la comunità cristiana”, seppur “nella distinzione dei ministeri e dei carismi”, con la raccomandazione “di avviare processi e non di occupare spazi”.
Un percorso che, anche in Piemonte, vede la presenza di molti amministratori locali e persone impegnate a vario titolo in politica appartenenti a diversi schieramenti, ma pronti a riaffermare, nel rispetto del pluralismo delle scelte elettorali e della laicità, una rinnovata presenza dei cattolici anche e soprattutto nella dimensione politica.
A partire da settembre, l’attività delle Rete piemontese avrà due obiettivi di fondo: partecipare all’attività amministrativa con proposte specifiche e ordini del giorno nei vari Consigli comunali (giovani, welfare, ambiente tra le prime tre aree di lavoro) da un lato e organizzare iniziative che mirano a rilanciare una maggiore partecipazione e presenza politica, culturale, sociale ed istituzionale dei cattolici sul territorio piemontese.