“Non siate angosciati, delusi, tristi”. E’ l’invito del Papa, nell’omelia della messa presieduta a Place d’Austerlitz, ultimo momento pubblico del suo viaggio ad Ajaccio a conclusione del congresso sulla religiosità popolare del Mediterraneo. “Quanto sono diffusi questi mali spirituali, oggi, specialmente là dove dilaga il consumismo!”, il grido d’allarme di Francesco, secondo il quale “una società così, che vive di consumismo, invecchia insoddisfatta, perché non sa donare: chi vive per sé stesso non sarà mai felice”. “Coinvolgendo specialmente gli ultimi e gli esclusi, l’annuncio del Signore ridesta le coscienze, perché egli viene a salvare, non a condannare chi si era perduto”, il commento al Vangelo di Luca. “Anche noi oggi facciamo nostra la domanda che le folle rivolgevano a Giovanni il Battista”, l’esortazione di Francesco: “Durante questo tempo di Avvento troviamo il coraggio di chiedere, senza paura: ‘che cosa dobbiamo fare?’. Domandiamolo con sincerità, per preparare un cuore umile e fiducioso al Signore che viene”. Due i temi dell’omelia del Papa, riferiti ai “due modi di aspettare il Messia: l’attesa sospettosa e l’attesa gioiosa”. “Il primo modo di aspettare, quello sospettoso, è pieno di sfiducia e di ansietà”, ha spiegato Francesco: “Chi ha la mente occupata in pensieri egocentrici smarrisce la letizia dell’animo: anziché vegliare con speranza, dubita del futuro. Tutto preso da progetti mondani, non attende l’opera della Provvidenza, non sa aspettare con la speranza che ci dà lo Spirito Santo”. Di qui l’attualità dell’invito di San Paolo: “Non angustiatevi per nulla”. “Il meglio che possiamo fare per esser salvati da Gesù, è dire la verità da noi stessi: Signore, siamo peccatori”, l’aggiunta a braccio: “E così chi avviciniamo con la verità, non con il maquillage di una notizia non vera”. E ancora: Quando l’angoscia ci prende, ci rovina sempre. Una cosa è il dolore, una cosa è l’angoscia”.