I seminaristi dell’Emilia-Romagna al campo di concentramento di Fossoli, nel ricordo del Beato Odoardo Focherini

Una sessantina i partecipanti da tutte le diocesi dell'Emilia Romagna, accompagnati dai rispettivi formatori, con il coordinamento di don Maurizio Trevisan, rettore del seminario interdiocesano di Modena e Carpi nei giorni scorsi hanno tenuto un incontro al campo di Fossoli. A loro si è aggiunto, in rappresentanza del vescovo Erio Castellucci, il vicario generale della diocesi di Carpi, monsignor Gildo Manicardi. L’iniziativa si è inserita in un ciclo di incontri che da tre anni a questa parte vede coinvolti e uniti i Seminari emiliano-romagnoli

(Foto Notizie Carpi)

Un mite pomeriggio autunnale ha fatto da cornice all’incontro dei seminaristi della regione Emilia-Romagna nei giorni scorsi, presso il sito storico del campo di Fossoli di Carpi. Una sessantina i partecipanti da tutte le diocesi, accompagnati dai rispettivi formatori, con il coordinamento di don Maurizio Trevisan, rettore del seminario interdiocesano di Modena e Carpi. A loro si è aggiunto, in rappresentanza del vescovo Erio Castellucci, il vicario generale della diocesi di Carpi, monsignor Gildo Manicardi. L’iniziativa si è inserita in un ciclo di incontri che da tre anni a questa parte vede coinvolti e uniti i Seminari emiliano-romagnoli.

Nella prima parte della visita a Fossoli, i seminaristi hanno conosciuto la storia del campo e delle sue vicissitudini durante gli anni della seconda guerra mondiale, con il discrimine rappresentato dall’8 settembre 1943, data dopo la quale il sito divenne, da luogo di prigionia dei militari nemici, campo di concentramento – e poi di transito verso i lager nazisti – di ebrei e prigionieri politici. “La scelta di venire a Carpi – ha spiegato don Maurizio Trevisan – ha, fra le sue motivazioni, il contesto storico in cui ci troviamo, questo momento di conflitti e di difficoltà che il mondo sta sperimentando, e l’invito pressante, che il Papa continuamente ci rivolge, di pregare per la pace. Quindi abbiamo pensato che potesse essere significativo trovarci qui, in un luogo che parla di guerra, di distruzione, di sofferenza, di morte, ma che ci esorta ad avere un desiderio, uno spirito di pace, e ad invocare questo dono da Dio, l’unico in grado di darcelo”.

(Foto Notizie Carpi)

Il momento successivo della visita è stato guidato dalla studiosa Maria Peri, nipote del Beato Odoardo Focherini, il quale, tra il luglio e l’agosto 1944, fu internato a Fossoli per poi essere deportato in Germania e qui trovare la morte nel campo di Hersbruck. Insieme ad altre figure che transitarono per Fossoli, Focherini si adoperò strenuamente, con tutte le proprie forze sino alla fine, contro quella “disumanizzazione” a cui il nazismo voleva condannare gli internati. “Un altro motivo che ci ha guidati nella scelta del campo di Fossoli – ha commentato don Trevisan – è il fatto che, come ci ha dimostrato Odoardo Focherini, un luogo di morte possa essere un luogo di santità, un luogo in cui, nonostante la drammaticità delle condizioni di vita, si possa camminare per costruire il Regno di Dio. Ritengo che sia davvero importante coltivare questa chiamata a prendere sempre più esempio dalle figure di santi, quali appunto il Beato Odoardo, che la Chiesa di Carpi e le nostre Chiese locali hanno saputo esprimere”.

Un altro valore da coltivare, nella grande famiglia dei seminari emiliano-romagnoli, è la fraternità, e a questa dimensione particolare è stata dedicata la seconda parte dell’incontro, con la preghiera comunitaria nella Messa celebrata in Cattedrale – ricevendo in dono alcune pubblicazioni su Focherini, molto apprezzate dai seminaristi – e, infine, la cena presso la parrocchia di Sant’Agata Cibeno.

“Sulla fraternità stiamo insistendo molto – ha sottolineato don Trevisan -. Siamo appena stati, come seminari della Regione, in pellegrinaggio in Turchia, vivendo due settimane di esercizi spirituali a settembre con un itinerario molto intenso. Crediamo che aiutare i nostri seminaristi a crescere nella comunione tra le Chiese a cui appartengono, a sentirsi parte di una realtà più ampia e, nello stesso tempo, tutti al servizio della medesima missione, ovvero l’annuncio del Vangelo, dia loro, da una parte, forza e slancio nel proseguire il cammino di formazione, e dall’altra – ha concluso – li faccia sentire veramente fratelli, che è, come discepoli di Gesù, quanto siamo chiamati a costruire nella vita”.

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