La tempesta Byron, che ha già provocato inondazioni in Grecia e a Cipro, sta colpendo anche Gaza dall’inizio di questa settimana. Forti piogge hanno allagato centinaia di insediamenti temporanei e messo a rischio, secondo l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, quasi 795mila sfollati interni. Nonostante il cessate il fuoco, fa sapere l’Oim, i palestinesi che hanno dovuto abbandonare le proprie case continuano a vivere in zone sovraffollate con poca protezione contro l’innalzamento del livello dell’acqua. In poco più di 48 ore due neonati e un bambino di nove anni sono morti assiderati nelle tende che non forniscono adeguato riparo dall’acqua e dal fango. Il bilancio sale così ad almeno 16 morti. Le Nazioni Unite stanno cercando di trasferire parte della popolazione dalla costa, più esposta al maltempo, verso l’interno, dove maggiore è il riparo, sebbene secondo dati Onu, oltre l’80% degli edifici della Striscia è stato abbattuto o danneggiato e le autorità sconsigliano di cercare rifugio tra le strutture pericolanti e a rischio crollo.

(Foto ANSA/SIR)
Famiglie in difficoltà. Dal cessate il fuoco del 10 ottobre, l’organizzazione internazionale che opera in seno all’Onu, ha inviato più di un milione di articoli per l’alloggio ai propri partner a Gaza, tra cui tende impermeabili, coperte termiche, materassi e teloni. Tuttavia, spiega l’Oim, queste forniture non possono resistere alle inondazioni. Molti insediamenti si trovano su terreni bassi e pieni di detriti con drenaggio e gestione dei rifiuti inadeguati, lasciando le famiglie a rischio elevato di epidemie e altri pericoli per la salute pubblica mentre le inondazioni si diffondono. “Le persone a Gaza hanno vissuto perdite e paura per troppo tempo”, ha dichiarato la Direttrice generale dell’Oim, Amy Pope. “Ora, dopo il passaggio di questa tempesta,
le famiglie stanno cercando di proteggere i loro figli con qualsiasi cosa abbiano.
Meritano più di questa incertezza. Meritano sicurezza. Un accesso immediato e senza ostacoli è essenziale affinché strumenti e forniture possano raggiungere coloro che stanno facendo tutto il possibile per tenere insieme le loro vite in queste condizioni estremamente difficili”.
L’Oim denuncia che “Set di strumenti base, sacchi di sabbia e pompe dell’acqua, così come materiali da costruzione come legname e compensato, rimangono bloccati a causa di restrizioni di accesso di lunga data, incluse limitazioni all’ingresso di forniture edili a Gaza, imposte da Israele. Questi materiali sono fondamentali per riparare e rafforzare le sistemazioni temporanee contro le continue piogge e mitigare le inondazioni”.
Necessità travolgenti. Haitham Aqel, team leader per l’emergenza e i soccorsi del Palestinian Housing Council, un’organizzazione di soccorso locale e partner dell’Oim sul campo, ha denunciato che “I palestinesi a Gaza sono confinati in meno del 50% della Striscia. L’11 dicembre abbiamo assistito a inondazioni diffuse e, con le infrastrutture già devastate, le precipitazioni hanno causato gravi danni. Abbiamo usato sacchi di sabbia per creare drenaggi, ma la biancheria da letto e i materassi di molte persone sono stati danneggiati quando l’acqua è entrata attraverso tende logore”. “Stiamo facendo del nostro meglio, operando in oltre 120 insediamenti a Gaza City, Khan Younis e Deir Al Balah, ma le necessità sono travolgenti”, ha aggiunto Aqel. “Abbiamo urgente bisogno di macchinari pesanti per rimuovere le macerie, più materiali per sistemazioni temporanee, e gli sforzi di recupero devono iniziare affinché Gaza possa cominciare a ricostruire”.
Ridurre i rischi. Il programma Needs and Population Monitoring (Npm) dell’Oim, lavorando attraverso partner di gestione sul campo, ha identificato più di 140.000 persone colpite dalle piogge precedenti che avevano già allagato 219 insediamenti attivi. Sulla base di questa valutazione, l’Oim continua a sostenere interventi essenziali per ridurre i rischi nelle aree sovraffollate, migliorare la disposizione e il drenaggio, e aiutare le famiglie ad accedere a servizi critici. Dal canto suo Israele afferma di adempiere ai propri obblighi e accusa le agenzie di inefficienza e di non aver prevenuto i furti da parte di Hamas.

