Ucraina sotto assedio, Gaza un cumulo di macerie. È questo lo stato in cui versano i due fronti di guerra nel momento in cui stendiamo queste note. Una situazione che genera amarezza, sconforto e diffusi sentimenti di delusione di fronte ai fallimenti della diplomazia. Tanto più che, alla vigilia dell’incontro di Ferragosto in Alaska, fra Trump e Putin in molti si erano illusi che, da lì a qualche giorno, non solo si sarebbe potuta ottenere la pace o, quanto meno, una tregua delle ostilità in Ucraina, ma che per contagio, analogo processo potesse avviarsi anche per Gaza. Si disse: se Trump si decide a fare le cose sul serio, come ripetutamente annuncia – “porterò la pace in ventiquattrore” – con un colpo si sarebbero potuti ottenere due risultati e sottrarre tante vittime da sì atroci sofferenze. Niente di tutto questo!
I due conflitti hanno raggiunto livelli di disumanità estremi, specialmente a Gaza dove le persone che non riescono a scappare, attendono soltanto di morire.
Di quell’incontro di Ferragosto, purtroppo, oltre a uno dei tanti fallimenti attribuiti a Trump, non è rimasta che la propaganda e i tappeti rossi per Putin, con il conseguente rafforzamento, complice lo stesso Trump, della sua immagine sullo scacchiere internazionale. E, infatti, dopo qualche giorno, a cavallo fra agosto e settembre, Putin è stato accolto, con tutti gli onori, dal presidente cinese Xi Jinping durante la parata per l’80.mo anniversario della vittoria della Seconda guerra mondiale, marciando insieme ai principali leader dell’Asia centromeridionale, compreso il primo ministro indiano Modi, già alleato con gli Stati uniti. Uno schieramento che, peraltro, sotto l’egemonia della Cina, vuole sfidare quello occidentale a guida americana. Così, mentre Trump mirava a separare Mosca da Pechino e limitare l’influenza della Cina nel mondo, è riuscito a rafforzarne il ruolo e a “perdere” anche l’India, alla quale aveva, incautamente, imposto aumenti dei dazi del 50 per cento. E, intanto, la situazione sul fronte della guerra si aggrava: i due guerrafondai – Putin e Netanyahu, con il silenzio complice degli Stati uniti – sono diventati ancora più agguerriti e spietati. Putin, incoraggiato dall’atteggiamento ambiguo di Trump, rifiuta la presenza di Zelensky nelle trattative, pretendendo i territori occupati e quelli che si appresta ad occupare e, in più, di subentrare nel governo dell’Ucraina. E, per ostentare il suo potere, ha osato violare lo spazio aereo della Polonia, Romania e Estonia. Sull’altro fronte, Israele si è spinto fino a bombardare il Qatar – uno dei mediatori fra le parti – con il pretesto di colpire i leader di Hamas, presumibilmente, lì nascosti. Una incauta mossa, questa, che rischia anche di compromettere gli accordi di Abramo del 2020 (normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra Emirati arabi e Israele). E intanto Netanyahu, insensibile a ogni sofferenza umana, pur di eliminare Hamas, sempre che ci riuscirà, ha iniziato a radere al suolo Gaza, cancellando così di fatto, lo Stato di Palestina e uccidendo migliaia di vite umane con un’azione che rasenta il genocidio.
Nel giro di qualche settimana, come si vede, si è passati dall’illusione della pace, a un passo dalla terza guerra mondiale.
«Quello che allarma – ha affermato Mattarella a Lubiana lo scorso 11 settembre – è che ci muoviamo su un crinale per cui, anche senza volerlo, si può scivolare in un baratro di violenza incontrollabile come nel 1914». Nonostante le vibrate proteste da ogni parte del mondo; nonostante le tante delibere a favore dell’esistenza dello Stato di Palestina; nonostante le varie sanzioni e la tanta indignazione; dopo il fallimento di ogni iniziativa diplomatica, la soluzione è ora, sostanzialmente, nelle mani di Putin, Netanyahu e il Capo della prima potenza mondiale, Trump che potrebbero con un cenno porre fine a tanta crudeltà. Le idee, come diceva Falcone, camminano con le gambe degli uomini. A significare che, se gli uomini che le portano non sono affidabili, anche le idee più brillanti falliscono. L’auspicio è che possano irrompere, prima o poi, nella storia governanti illuminati.

