Terra Santa. Sigilli (Diomira): “Comunità cristiane locali rischiano di spegnersi per l’assenza dei pellegrini”

Sono rientrati in Italia, lo scorso 14 agosto (dal 3), dalla Terra Santa i pellegrini della parrocchia di Gorgonzola (Mi). Un pellegrinaggio che, per il contesto nel quale si è svolto, “è andato ben il semplice viaggio”, come racconta al Sir Adriana Sigilli, che ha curato l’organizzazione tecnica dell’evento, con la sua agenzia Diomira Travel

(Foto Adriana Sigilli)

Sono rientrati in Italia, lo scorso 14 agosto (dal 3), dalla Terra Santa i pellegrini della parrocchia di Gorgonzola (Mi). Un pellegrinaggio che, per il contesto nel quale si è svolto, “è andato ben il semplice viaggio”, come racconta al Sir Adriana Sigilli, che ha curato l’organizzazione tecnica dell’evento, con la sua agenzia Diomira Travel. Guida biblica il sacerdote don Paolo Zago, che ha condotto il gruppo a Betlemme, Gerusalemme, Nazareth, ma anche “nei luoghi dove oggi la vita continua, spesso tra mille difficoltà”.

“Mentre nella Gerusalemme moderna la vita scorre frenetica come sempre, nella Città Vecchia, soprattutto nei quartieri cristiani, tutto è chiuso: alberghi, negozi, attività”, spiega Sigilli in una nota inviata al Sir. “La realtà più dura, però, si vive a Betlemme: una città che oggi appare svuotata, chiusa in sé stessa, quasi prigioniera. Qui la mancanza dei pellegrini, che da sempre sono linfa vitale, spirituale ed economica, ha lasciato un vuoto profondo”. Ma non è solo questo.

“A causa delle restrizioni politiche e della necessità di permessi speciali – precisa Sigilli – molti abitanti non possono lasciare Betlemme nemmeno per raggiungere Gerusalemme. Non possono andare a lavorare e, ancor più dolorosamente, non possono pregare nei Luoghi Santi della loro stessa fede. È come se fossero stranieri nella loro terra”.

E mentre “la città soffre una prolungata solitudine, mancano il lavoro, l’acqua, la sicurezza economica e persino la libertà di vivere la propria devozione spirituale”. Ad essere in difficoltà sono anche i frati che custodiscono i santuari che “si ritrovano spesso soli, privati della loro missione di accoglienza. Le comunità cristiane locali, isolate, rischiano di spegnersi nel silenzio dell’assenza”.

Recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa oggi suscita in tanti la domanda: “Ma è sicuro?”. Per Sigilli la risposta è: “Sì, è sicuro. E soprattutto è necessario. Perché oggi, più che mai, la Terra Santa ha bisogno della nostra presenza. Mi ha colpito profondamente una sensazione che ci ha accompagnati ovunque: il silenzio. Un silenzio di assenza. Le chiese, le strade, i luoghi santi sono vuoti. Manca la voce dei pellegrini, il loro passo, la loro preghiera.

Non vogliamo che questi luoghi diventino solo musei. Luoghi belli ma svuotati.

Custoditi, ma senza vita. Cosa racconteremo ai nostri figli, ai nostri nipoti, quando ci chiederanno se siamo stati testimoni o semplici spettatori?”.

Da qui l’invito dei pellegrini di Gorgonzola a raccogliere gli appelli del patriarca di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, a pellegrinare in Terra Santa. “Non per eroismo. Non per coraggio. Non solo per fede – ribadisce Sigilli -. Ma per amore. Credo che oggi il pellegrinaggio in Terra Santa sia un gesto d’amore. Un amore che si fa cammino, incontro, presenza. Un amore che sostiene, consola, incoraggia. Un amore che testimonia. Non lasciamo che i luoghi di Gesù diventino solo cartoline da ammirare”.

“Venite a incontrare le “pietre vive” di questa Terra: uomini, donne, famiglie che resistono… e che hanno bisogno di noi. Ogni pellegrino è un ponte. Ogni passo è una luce”.

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