Papa Francesco: in Giappone continua a essere ricordato con affetto da chi l’ha incontrato

Sui media nipponici in questi giorni si rincorrono e si intrecciano ricordi e testimonianze di chi, in Giappone, ha avuto lʼopportunità di incontrare o conoscere Papa Francesco

(Foto Vatican Media/SIR)

Tokyo – Sui media nipponici in questi giorni si rincorrono e si intrecciano ricordi e testimonianze di chi, in Giappone, ha avuto lʼopportunità di incontrare o conoscere Papa Francesco, un Papa legato in modo speciale alla terra del Sol Levante. Il primo ministro Ishiba ha evidenziato questa affinità in un suo messaggio commemorativo per la scomparsa del Santo Padre: “Riguardo alla sua relazione con il Giappone, come primo Papa gesuita, aveva a lungo sperato di essere un missionario in questa nostra terra, proprio come Francesco Saverio”. In unʼintervista, ha confermato questa aspirazione del Pontefice, padre Renzo De Luca, anche lui argentino e gesuita, missionario da quarant’anni in Giappone, provinciale dei Gesuiti, direttore del Museo Memoriale dei 26 martiri del Giappone a Nishizaka-machi, Nagasaki. Conobbe Papa Francesco da seminarista diciassettenne e quando fu inviato missionario nel Sol Levante il Papa gli disse:

“Anche io sarei voluto andare in Giappone, ma non mi è stato possibile. Sii grato a Dio”.

Questo desiderio del giovane Francesco di essere missionario in Giappone il Signore non lo aveva dimenticato e lo ha esaudito nel novembre 2019, inviandolo da Papa a Tokyo, Nagasaki e Hiroshima, in un viaggio durante il quale il Santo Padre annunciò e testimoniò Gesù facendosi prossimo alle sofferenze della gente con la disponibilità all’ascolto e con gesti semplici.

Il card. Isao Kikuchi, arcivescovo di Tokyo, intervistato, ha ricordato: “Rimasi colpito che il Papa, visitando le Chiese di Tokyo, mi disse di voler ascoltare la gente e si fermò a dialogare con moltissimi fedeli. Fu persino disponibile per fotografie ricordo!”. Anche lʼallora arcivescovo di Nagasaki Mitsuaki Takami, ora arcivescovo emerito, ha ripercorso alcuni momenti vissuti con il Papa durante quello storico viaggio. Fu lui ad accoglierlo allʼaeroporto di Nagasaki per accompagnarlo al Parco della Pace. Lʼarcivescovo ha raccontato ai giornalisti che lungo il tragitto in macchina mostrò al Santo Padre una piastrella deformata dal bombardamento atomico recuperata e conservata da un sopravvissuto. “Il Papa, vedendola, corrugò la fronte – racconta lʼarcivescovo – e si fece scuro in volto”. Mons. Takami interpretò così quel momento: “Sembrava che il Papa avesse avuto vedendo quel piccolo oggetto una conferma della sua convinzione che non ci sarebbero dovute essere mai bombe atomiche e che quella tragedia non si sarebbe più dovuta ripetere”. Anche Hodo Nakamura, governatore di Nagasaki, ha conservato il ricordo della visita del Pontefice. Ha raccontato il giorno in cui salutò il Santo Padre prima della santa messa celebrata al Parco dellʼIpocentro della bomba atomica: “La pioggia battente avrebbe sicuramente bagnato il Papa. Ma lui ha continuato imperterrito come se nulla fosse!”. Nel corso della messa il tempo migliorò ed il governatore ha commentato quellʼimprovviso cambiamento del tempo con queste parole: “Fu come un miracolo”.

Poi l’incontro con i sopravvissuti del terremoto e dello tsunami di Fukushima. Toshiko Kato, direttrice di un asilo cattolico della zona colpita dal disastro, ha raccontato la sua tragica esperienza durante l’incontro con il Papa a Tokyo. Le è rimasto impresso come il Papa ascoltasse attentamente le loro storie, guardandoli fissi negli occhi: “Ho sentito che ci ha veramente capiti ed accettati”, il commento di Kato.

Uno degli ultimi gesti di attenzione di Papa Francesco verso il Giappone riguarda la novantaduenne Hideko e suo fratello Iwao Hakamada, cattolico, coetaneo del Sommo Pontefice, condannato alla pena di morte per un pluriomicidio e successivamente giudicato innocente e scagionato. Colpito da una grave malattia mentale sviluppata in più di 50 anni di detenzione nel braccio della morte e provocata dallo stress accumulato per lʼincertezza sulla data della sua esecuzione, su invito di Papa Francesco poté partecipare con la sorella Hideko alla messa celebrata a Tokyo nel novembre 2019. Da quel giorno il Papa non smise mai di seguire le vicende di questo uomo e alla notizia della sua liberazione, nel febbraio di questʼanno, inviò tramite la Curia Romana una lettera nella quale esprimeva la sua gioia per lʼassoluzione e incoraggiava Hakamada a vivere la libertà riacquistata e a godersi gli affetti più cari. La lettera, che si concludeva con la benedizione del Santo Padre, fu recapitata dallʼarcivescovo di Tokyo, card. Isao Kikuchi, personalmente ai destinatari proprio nei mesi del ricovero e della malattia del Pontefice. Anche per questo atto di condivisione Hidako ha dichiarato ai giornalisti: “Abbiamo apprezzato moltissimo questo suo gesto e gliene siamo stati veramente grati” e alla notizia della sua scomparsa ha espresso la sua gratitudine dicendo: “Il Papa ci è stato sempre accanto. Preghiamo per lui”.

Altri articoli in Mondo

Mondo