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Terremoto in Siria: la vita dei terremotati di Aleppo

Tra i terremotati di Aleppo regna lo sconforto. Si muovono tra le macerie delle loro abitazioni cercando di portare via quel che possono. Le ruspe abbattono i palazzi lesionati e inagibili. Le giornate sono scandite dai pasti. La testimonianza di Elia Kajmini, regista, autore teatrale che, da sfollato, presta la sua opera nel Terra Sancta College dove i frati ospitano 1.500 persone. La solidarietà del ministro generale dell'Ofm, padre Fusarelli

Aleppo (Foto parrocchia latina)

“La situazione è sempre più tragica. Con il passare dei giorni emerge davanti ai nostri occhi una distruzione inenarrabile: case, palazzi, uffici sbriciolati. Le scosse continuano e, anche se di minore intensità, fanno tremare gli edifici rimasti ancora in piedi che sono sempre più a rischio crollo. Aleppo è stata in gran parte spazzata via. Non sono bastati 12 anni di guerra e sei di assedio a distruggerla, ma un tremendo sisma lungo un minuto”: dal Terra Santa College di Aleppo, dove si è rifugiato con moglie e figlia dopo la scossa del 6 febbraio, a parlare al Sir è Elia Kajmini, regista, autore teatrale e responsabile del centro “Arte e Psicologia” (Art and Psychology) che opera all’interno dell’istituto. Elia collabora con padre Samhar Ishak, direttore del Terra Sancta College dove sono accolti circa 1.500 terremotati, erano 2.500

(Quattrokappa.it)

all’indomani della scossa. Il numero dei morti è arrivato a 40mila e migliaia sono i dispersi, per un bilancio che si aggiorna ora dopo ora. I soccorritori continuano a scavare nella speranza di trovare persone ancora in vita. Come è accaduto, per esempio, ad Antakya, in Turchia, dove due fratelli di 8 e 15 anni sono stati estratti vivi 181 ore dopo il terremoto. Doppio salvataggio a Kahramanmaras (Turchia), una donna e un ragazzo di 17 anni sono stati tratti in salvo questa mattina dopo 8 giorni dal terremoto. Veri e propri miracoli. Sul piano degli aiuti alla Siria la situazione dovrebbe migliorare ora che il presidente siriano Bashar al-Assad ha deciso di aprire i due valichi di Bab Al-Salam e Al Ra’ee per consentire la tempestiva consegna di aiuti umanitari. Per il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, “l’apertura di questi valichi, oltre a facilitare l’accesso umanitario, accelerare l’approvazione dei visti e facilitare i viaggi, consentirà l’ingresso di più aiuti, più velocemente”.

(Foto Parrocchia latina Aleppo)

Ad Aleppo regna lo sconforto. “Ogni giorno che passa veniamo a sapere notizie di gente morta, ricoverata, traumatizzata, dispersa. Un elenco lungo di amici, conoscenti, parenti che si aggiorna drammaticamente. La popolazione è sconfortata, frustrata, delusa. Il senso di abbandono pervade la gran parte degli aleppini – racconta -. Non è bastato l’arrivo in città dei primi convogli di aiuti a ridare un po’ di speranza, nemmeno la visita di una delegazione dell’Oms. Domenica 12 febbraio abbiamo organizzato qui al centro una festa per i bambini con il teatrino delle marionette e dei piccoli regali per donare loro un sorriso e sollevare il morale alle loro famiglie.

Le giornate nel Terra Sancta College scorrono lentamente scandite dai pasti: “tre al giorno, la colazione, il pranzo, che viene preparato nella grande mensa della parrocchia latina e trasportato coi furgoni al College, e la cena. Pane, formaggio, riso, hummus, un po’ di verdura è tutto quello che si riesce reperire. Dare da mangiare a 2000 persone non è facile in queste condizioni. Grazie a Caritas Siria e ad altre agenzie umanitarie sono arrivati materassi, coperte, kit sanitari e medicine. L’allentamento delle sanzioni da parte americana sembra aver favorito l’arrivo di aiuti, vediamo se continuerà così” afferma Elia. Fuori i grandi cancelli del College si sentono i mezzi pesanti scavare e abbattere le case dichiarate inagibili perché pericolanti. “I proprietari hanno avuto solo il tempo necessario per portare via il possibile e poi giù con le ruspe. Chi ha l’abitazione in buono stato non intende rientrare perché ha paura. La mancanza di energia elettrica aumenta le difficoltà quotidiane e la paura fa il resto”. “Siamo tutti consapevoli che ci aspettano tempi duri – conclude Elia -. Sappiamo cosa ci aspetta ma non sappiamo che cosa fare senza aiuto”.

Knaye, convento (Foto H. Jallouf)

A Knaye 80% di case crollate. Non lo sa nemmeno la piccola comunità cristiana che abita i tre villaggi a maggioranza cristiana della Valle dell’Oronte, Knaye, Yacoubieh e Gidaideh, nel Governatorato di Idlib, roccaforte nelle mani dei ribelli che combattono contro il regime del presidente Assad. Padre Hanna Jallouf, è il parroco di Knaye, ma si trova a Damasco perché impossibilitato a fare rientro nella sua parrocchia, distante solo 50 km. da Idlib. Dal 6 febbraio scorso è in contatto continuo con il suo confratello padre Luai Bsharat che a poche ore dalla scossa aveva così descritto all’ong Pro Terra Sancta la situazione nei villaggi cristiani: “Il Signore mi ha salvato da una morte certa. La mia chiesa e gran parte del convento sono completamente fuori uso. Passiamo molto tempo con la gente per curarla e visitarla. La maggior parte delle case sono danneggiate. Grazie a Dio, il Signore ha salvato le nostre vite, ma tantissimi vicini sono morti anche se non riusciamo ancora a dare un numero preciso. Gli aiuti fanno fatica ad arrivare e le comunicazioni sono spesso interrotte”. “Padre Luai sta bene e cerca di fare quel che può per stare vicino alla gente terremotata – conferma al Sir padre Hanna -. Passa a trovare i nostri fedeli rifugiati nei centri di accoglienza e nelle tendopoli. L’80% delle case di Knaye sono crollate. In questi giorni sta stilando un bilancio dei danni delle chiese e delle strutture ecclesiali. La sua chiesa a Yacoubieh non è agibile al culto, anche a Knaye è lo stesso. Qui, con l’aiuto di alcuni fedeli, ha spostato i banchi, dato una pulita alla chiesa e una sistemazione al tetto”.

Aleppo, card. Zenari (Foto Avsi)

La lentezza degli aiuti sta spingendo molte famiglie a lasciare Aleppo e Latakia, le città più danneggiate, alla volta di Damasco. “Stanno arrivando tante persone – conferma il francescano – e per questo stiamo aprendo le porte dei conventi della capitale. Domenica scorsa tra noi è venuto a portare la sua solidarietà e quella di Papa Francesco alle famiglie giunte da Aleppo, il card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria”.

Il saluto del ministro generale ofm. Ai frati della Siria è arrivata anche la solidarietà e la vicinanza del Ministro generale dell’ordine, padre Massimo Fusarelli, attualmente in Colombia.

(Foto parrocchia latina Aleppo)

“Cari fratelli della Siria, continuo ad essere vicino a voi e alla vostra gente in questo dramma di morte e di dolore. So bene – si legge nel messaggio pervenuto al Sir – che la nostra presenza e l’aiuto che state offrendo è un segno grandissimo, come sempre i frati di Terra Santa hanno fatto nei secoli. Seguo gli sviluppi e gli aiuti che come Ordine stiamo raccogliendo. Un fraterno abbraccio in attesa di vederci nella vostra terra tanto ferita. Pace e bene con la benedizione di San Francesco. Il mio saluto a tutti i frati che sono lì, uno per uno”.

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