Haiti, Port-au-Prince ostaggio delle gang. La missionaria: popolo ridotto alla fame

Nell’isola caraibica dilaga la violenza. Bande armate fronteggiano le forze dell’ordine. Nella capitale si spara ogni giorno. Maddalena Boschetti, fidei donum: “la nostra vita è appesa a un filo”. Il Paese è fuori controllo e ne fanno le spese i più poveri

(Foto: Comision Interamericana Derechos Humanos)

La vita si fa sempre più difficile ad Haiti. La presenza violenta delle decine di gang armate rivali, che si combattono per il possesso del territorio, sta portando all’isolamento completo della capitale Port-au-Prince e all’assedio della zona portuale. A raccontarcelo al telefono da Haiti è Maddalena Boschetti, fidei donum laica da oltre 20 anni nell’isola caraibica. “La nostra vita è appesa ad un filo – dice –; siamo soggetti all’arbitrio delle bande criminali che decidono se e quando aprire i container in stallo e far entrare in città beni di prima necessità e benzina”.

Guerriglia urbana. “Sia il porto che la capitale sono suddivise in zone – spiega Boschetti –; a giorni alterni i capi delle gang stabiliscono quale zona aprire e quale tenere sotto chiave. Quando usciamo al mattino dobbiamo sapere in anticipo dove possiamo circolare e dove no, ci tengono in ostaggio”. In particolare è Cité Soleil, sobborgo di Port-au-Prince adiacente al porto, ad essere controllata. Ma non solo: c’è Bon Repos, e poi ci sono i varchi verso sud e verso nord della capitale. Da qualche settimana a questa parte alla guerriglia tra bande “si è aggiunto lo scontro tra forze di polizia e gang”: carri blindati e nuove armi “sono arrivati dal Canada e dagli Stati Uniti in dotazione alle forze dell’ordine”, racconta la missionaria. Quasi ogni giorno “ci sono manifestazioni di diverse categorie di persone che ridotte alla fame chiedono al governo sussidi”.

Clima di sospetto verso la Chiesa. La fidei donum ha sempre più il sospetto che la Chiesa cattolica sia nel mirino della disinformazione e della calunnia: “mi pare che sia aumentato il clima di sospetto e accusa nei nostri confronti: verso la Chiesa cattolica e verso i missionari nello specifico”. I rapimenti di massa e gli omicidi in strada sono la norma ad Haiti: si rapisce per un riscatto, per soldi, per affermare un piccolo potere personale, “ma dietro non c’è alcuno Stato che contrasti queste violenze, siamo nel Far West”, sottolinea ancora.

Normalizzazione di violenza e insicurezza. La Commissione episcopale nazionale di Giustizia e pace aveva emesso un comunicato stampa esattamente un anno fa, in occasione dell’ennesimo rapimento: “ci interroghiamo sulla passività delle autorità politiche e di polizia, insistiamo su misure adeguate da adottare per contrastare questo fenomeno”. Il problema di fondo è la “normalizzazione” della violenza e dell’insicurezza. “Il paradosso – spiega ancora Maddalena Boschetti – è che quando tutto è urgenza, non c’è più nessuna urgenza, l’urgenza è la normalità”.

*Popoli e Missione

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