Su Biancaneve, e sul nostro bisogno di essere salvati

C’è un amore che necessariamente trova uno dei due inconsapevole: è l’amore che fa iniziare a esistere l’amato; l’amore che dice di sì all’esistenza di un figlio; l’amore dell’artista che avvia la sua opera; l’amore che salva chi da solo non si può salvare… e nessuno si salva da solo. Il Principe Azzurro non rappresenta i maschietti mentre Biancaneve rappresenterebbe le femminucce; nella Principessa, archetipo di ogni fiaba, tutta l’umanità è rappresentata, in una sua caratteristica che stiamo rischiando di dimenticare: il nostro bisogno di essere salvati

Nei giorni scorsi si è accesa una polemica che è un utile termometro del livello a cui stiamo arrivando in questo logoro Occidente al tramonto, quando si parla di politically correct e di libertà di espressione.
Due giornaliste americane, infatti, hanno contestato la legittimità del bacio del Principe Azzurro a Biancaneve, ritenendolo diseducativo, in quanto espressione di un atto erotico non consensuale (sic).
Tale sparata, come tutte le altre sparate assurde che ci tocca sorbire dai media e dai social, meriterebbe di essere ignorata, se non fosse per il vespaio di riflessioni che ha suscitato, e per il fatto che l’anno scorso negli Stati Uniti bastarono argomenti altrettanto banali per abbattere e vandalizzare statue e chiese.

Quindi dobbiamo fare attenzione, perché il tentativo di riscrivere la storia secondo i flaccidi parametri di un’ideologia mite perché evirata e indifferenziata ora stende le mani su una fiaba, e le fiabe sono depositarie di significati archetipi che non possono andare perduti – pena, lo smarrimento di un pezzo importante della nostra umanità.

Va detto che chi ha suscitato la polemica, così come chi l’ha avallata, anzitutto ignora il significato in sé della fiaba: Biancaneve non è una ragazza che dorme subornata da un ragazzo libertino; Biancaneve è vittima di un incantesimo che l’ha fatta piombare in una morte apparente (infatti sta in una bara, per quanto carina), e solo il bacio del Vero Amore, il bacio del Principe Azzurro, la può liberare da questo incantesimo di morte che la imprigiona.
Ma di che bacio si tratta? Le due giornaliste dicono che non può essere un bacio di vero amore, se uno dei due è inconsapevole; siamo d’accordo, ma allora di che amore stiamo parlando?
Ce lo rivela il secondo capitolo della Genesi: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2, 7).

È il bacio di Dio che trasmette all’uomo il suo respiro, la Ruah, lo Spirito Santo dell’amore di Dio, dandogli la vita. Questo bacio, dato all’uomo ancora inconsapevole perché ancora inanimato, lo rende pienamente se stesso.

C’è un amore che necessariamente trova uno dei due inconsapevole: è l’amore che fa iniziare a esistere l’amato; l’amore che dice di sì all’esistenza di un figlio; l’amore dell’artista che avvia la sua opera; l’amore che salva chi da solo non si può salvare… e nessuno si salva da solo.
Il Principe Azzurro non rappresenta i maschietti mentre Biancaneve rappresenterebbe le femminucce; nella Principessa, archetipo di ogni fiaba, tutta l’umanità è rappresentata, in una sua caratteristica che stiamo rischiando di dimenticare: il nostro bisogno di essere salvati.

Vi siete mai chiesti perché le fiabe finiscono sempre in un matrimonio, dopo che il cattivo è stato sconfitto, e a queste nozze partecipino sempre tutti, animali compresi? Perché ogni racconto si ispira a quell’unica grande Storia che, tra mille peripezie e battaglie, punta verso la ricapitolazione di tutte le cose in Cristo.

Ogni fiaba ha un’indole apocalittica, un po’ per una diretta ispirazione dell’immaginifico testo biblico, un po’ perché pesca in quel sommerso dell’animo umano che teme e desidera certe cose universalmente – e tra queste, indubbiamente, il desiderio che qualcuno ci salvi: dalla solitudine, dalla paura, dalla morte, da noi stessi.

Questo spiega perché il Principe è “Azzurro”: non perché porti abiti celesti, ma perché viene dal Cielo.
È Cristo il Principe (infatti è il Figlio del Re del Cielo) che dona all’umanità che giace “nelle tenebre e nell’ombra di morte” (cfr. Lc 1, 7) il soffio vitale, così da poterla ridestare, liberandola dalla morte (guarda caso subìta mangiando un frutto mendacemente offerto…) e conducendola alle nozze gioiose del Regno: “Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta, ripeta: “Vieni!”.” (Ap 22, 17).
Comprendere la simbologia spirituale di una fiaba ci permette senz’altro di apprezzarne ulteriori aspetti; in questo caso, accettare il bacio del Principe Azzurro alla sua Biancaneve significa accettare che la salvezza arriva come iniziativa gratuita dell’amore di Dio, anche quando non siamo pronti, anche quando siamo impantanati nel male a causa delle nostre cattive scelte.

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