Libertà di pensiero

Molti episodi di contrasto alla libertà di espressione del pensiero registrati in questi ultimi tempi, fanno crescere la preoccupazione riguardo al confronto democratico, tanto sbandierato e tanto facilmente vilipeso. Citiamone alcuni. Domenica scorsa a Caravaggio, in occasione della Giornata per la Vita, un banchetto dell’associazione Pro Life che difende la vita e contrasta la cultura dell’aborto, è stato oggetto di un attacco volgare: tre persone si sono avvicinate e l’hanno imbrattato di letame! E non è un episodio isolato: contro coloro che difendono la vita nascente tanti sono i tentativi per farli zittire. Spesso proprio da parte di chi difende la libertà di espressione... a senso unico.

(Foto: AFP/SIR)

Molti episodi di contrasto alla libertà di espressione del pensiero registrati in questi ultimi tempi, fanno crescere la preoccupazione riguardo al confronto democratico, tanto sbandierato e tanto facilmente vilipeso. Citiamone alcuni.
Domenica scorsa a Caravaggio, in occasione della Giornata per la Vita, un banchetto dell’associazione Pro Life che difende la vita e contrasta la cultura dell’aborto, è stato oggetto di un attacco volgare: tre persone si sono avvicinate e l’hanno imbrattato di letame! E non è un episodio isolato: contro coloro che difendono la vita nascente tanti sono i tentativi per farli zittire. Spesso proprio da parte di chi difende la libertà di espressione… a senso unico.
Nei giorni scorsi – secondo esempio – ha fatto scalpore l’attacco informatico antisemita che ha interrotto l’evento online in ricordo di Amos Luzzatto (già presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, scomparso nel 2020, che per tutta la vita ha portato avanti la
battaglia contro ogni forma di razzismo), organizzato dalla Casa della cultura ebraica di Venezia. È intervenuto persino il presidente della Cei, card. Bassetti che ha inviato una lettera di solidarietà a Noemi Di Segni, attuale presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, definendo l’episodio “deplorevole”.
Un terzo esempio, a mio avviso, ancor più preoccupante sono le azioni di censura che le big company dei social network mettono in atto. Di recente ha fatto scalpore la loro dichiarazione di ‘guerra’ a Donald Trump. Facebook ha sospeso per due settimane l’account dell’allora presidente degli Stati Uniti, Twitter ha sospeso il suo account in via definitiva. Gli interventi di censura stanno aumentando (oltre a quelli necessari sui contenuti dannosi di suicidio, odio e autolesionismo) e
stanno avvenendo anche e ancora nei riguardi di associazioni che promuovono la vita.
Non ho mai apprezzato i comportamenti di Trump, soprattutto al termine del suo mandato, ma neanche la censura nei suoi confronti da parte dei social network. Questo fatto dimostra quanto peso, anche politico, abbiano queste grandi compagnie, da poter decidere di ridurre al silenzio persino il presidente degli Stati Uniti. Si tratta di aziende, quindi di soggetti di diritto privato, che oggi gestiscono la stragrande maggioranza delle informazioni online. Facebook, WhatsApp, Messenger e Instagram insieme sono il colosso social fondato da Mark Zuckerberg, re assoluto del mondo dei social network. Un potere grandissimo e a livello mondiale. È lui che decide la linea del pensiero? C’è un problema.

(*) direttore “Il Nuovo Torrazzo” (Crema)

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