A Catania la 58ª Marcia per la pace. Don Sacco (Pax Christi): “Diremo no deriva bellicista”

Alla vigilia della 58ª Marcia nazionale per la pace a Catania, don Renato Sacco ribadisce il “no” alla militarizzazione e alla cultura del riarmo. L’iniziativa, promossa dalla Chiesa italiana e da numerose associazioni, rilancia l’appello di Papa Leone XIV per una pace disarmata, fondata su educazione, dialogo e responsabilità civile

(Foto SIR)

“Noi siamo indignati di fronte alle affermazioni di chi dice ‘Se vuoi la pace prepara la guerra’. Quindi stasera alla Marcia diremo con coraggio dei ‘no’ chiari alla militarizzazione”. Come sempre usa parole chiare e nette don Renato Sacco, consigliere nazionale di Pax Christi, nel presentare la 58ª Marcia nazionale per la pace che si svolgerà stasera a Catania, promossa dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, insieme all’arcidiocesi di Catania e a numerose organizzazioni cattoliche e realtà della società civile, tra cui Azione Cattolica, Acli, Agesci, Caritas, Movimento dei Focolari Italia, Libera, Pax Christi. Il titolo scelto – “La pace sia con tutti voi: verso una pace disarmata e disarmante” – richiama l’appello di Papa Leone XIV a contrastare “la deriva bellicista che attraversa l’Europa e il mondo”.  Con questa iniziativa le organizzazioni aderenti intendono ribadire, tra l’altro, “il dissenso motivato verso la cultura della guerra e la logica del riarmo; la necessità di investire nell’educazione alla pace, alla nonviolenza e all’obiezione di coscienza”. Da ieri pomeriggio, 30 dicembre, è in corso a Catania un convegno di studio e ascolto: tra le voci presenti, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme, in collegamento video; don Luigi Ciotti, fondatore di Libera e Gruppo Abele e l’imam di Catania Abdelhafid Kheit. La conclusione della Marcia sarà stasera alle 21 con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Catania, mons. Luigi Renna, nella chiesa di San Benedetto delle suore di clausura, trasmessa in diretta 21 da TV2000.

don Renato Sacco (foto SIR)

Don Renato, lei ha partecipato a moltissime Marce per la pace che riguardavano conflitti vicini e lontani. Oggi la situazione si fa più seria, con l’Europa che invita al riarmo e chiari discorsi bellicisti. Come vivrete la Marcia di stasera?

Ho 70 anni ed anche avendo vissuto esperienze come la guerra in Iraq, Sarajevo, eccetera, la differenza, oggi, è che sentiamo inviti chiari alla guerra che ci coinvolgono tutti. Ci invitano a fare la guerra come ai tempi dei nostri nonni. Pax Christi è stato l’iniziatore di questa marcia tantissimi anni fa per dire ‘no’ alla deriva bellicista non solo culturale, ma anche economica. Oggi dobbiamo esprimere un “no” secco insieme alle tante associazioni che aderiscono all’iniziativa.

Perché la scelta di Catania e della Sicilia?

Catania perché è una città simbolo nel Mediterraneo e la Sicilia per non dimenticare che qui c’è la base americana di Sigonella, il Muos, per cui a livello strategico mondiale è un territorio fondamentale per gli Stati Uniti. La Marcia, quindi, non è solo una pia esortazione alla pace. Le parole di Papa Leone XIV ci confortano, perché sia nel messaggio per la Giornata mondiale della pace, sia nei discorsi più recenti, è stato molto chiaro: chi non è favorevole alla guerra viene addirittura considerato colpevole. Perfino lui sembra sia stato messo un po’ a tacere di fronte alle grandi lobby delle armi. Siamo preoccupati e ci sentiamo la grossa responsabilità di non lasciare solo Papa Leone. Nel messaggio ha scritto chiaramente che

nel 2024 sono stati spesi per le armi nel mondo 2.718 miliardi di dollari, ovvero il 2,5% del Pil mondiale.

Domani ci sarà anche l’intervento dell’imam di Catania, significativo in un questo clima di islamofobia dove tutto viene tacciato di antisemitismo. A Catania c’è una storica collaborazione, amicizia e condivisione tra cattolici e musulmani, questo è un grande segno di pace che vorremmo dare a tutta Italia, a tutto il mondo. Il Papa non fa nomi e cognomi, noi li faremo.

Quali nomi e cognomi?

Diremo con chiarezza “no” a queste logiche, compresa la militarizzazione del lavoro educativo nelle scuole. Le dichiarazioni di chi dice di tornare a fare la guerra come i tempi dei nostri nonni, o la ministra europea che mette nella borsetta le cose essenziali per sopravvivere sono segnali inquietanti. Noi siamo indignati nei confronti di chiunque affermi: “se vuoi la pace prepara la guerra”. Sappiamo che è una strada in salita ma siamo anche convinti che al di là del numero dei presenti a Catania

la maggioranza dell’opinione pubblica è dalla parte della pace. Il punto è che anche oggi c’è un investimento forte sulla propaganda,

come è sempre stato nella storia. Si tratta di dare voce a tutti, ai giovani soprattutto, ma anche a chi la guerra l’ha già vissuta. Non possiamo tacere di fronte a questa follia, è una santa indignazione.

Ai pacifisti in questi mesi è stato detto di tutto: che sono “irresponsabili, incivili, fanatici” … C’è un senso diffuso di grande impotenza rispetto ai giochi mondiali e agli interessi delle superpotenze. Dove trovate la forza di continuare a marciare per la pace?

La forza è nel continuare, comunque, il cammino e provare una santa indignazione di fronte a quanto sta accadendo, anche se ci sentiamo piccoli. Il pensiero delle vittime delle guerre passate e attuali – Palestina, Ucraina, Sudan, Iraq, Afghanistan, Kosovo – e ricordare che Cristo è la nostra pace ci sostiene. Tra l’altro quest’anno sarà l’occasione di ricordare l’iniziatore della marcia, monsignor Luigi Bettazzi, morto nel 2023. Ha partecipato a tutte, fino a quando è entrato nella pace eterna.

Per concludere: anziché fare il cenone di Capodanno, o andare a ballare, voi ogni anno il 31 dicembre marciate per la pace. Quale augurio per il 2026?

La marcia è propria una alternativa al cenone, e un modo per dire: stiamo attenti a non fare come il Titanic, a non cantare e ballare mentre il mondo rischia di affondare. L’augurio è di prendere coscienza di questo:

o si costruisce la pace o con la guerra tutto è perduto.

La pace non è un pallino di pochi o un pio desiderio. Oggi è un obbligo morale per la vita.

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