Un freno alla pornografia online

Il tentativo di bloccare l’accesso ai siti porno da parte di minorenni è dunque una doverosa seppur tardiva azione. Ma non basta

(Foto: ANSA/SIR)

Finalmente abbiamo una legge che impone ai visitatori di siti porno di comprovare effettivamente di essere maggiorenni. Fino a qualche giorno fa bastava dichiararlo mediante un click tanto facile da poter essere fatto anche un bambino.

E infatti i nostri bambini, negli ultimi anni, hanno visto immense quantità di immagini pornografiche. I numeri sono impressionanti e colpisce come fino a oggi, non si sia levata una violenta protesta contro questo scempio. In media i bambini incappano nei primi contenuti porno all’età di 11 anni, alcuni già a 8. Il 40% dei ragazzi consuma regolarmente contenuti porno. Molti studi mostrano come il consumo esagerato di porno sia direttamente proporzionale all’aumento della violenza nella coppia, l’incapacità di strutturare relazioni affettive positive, l’aumento di disturbi della vita sessuale.

Il tentativo di bloccare l’accesso ai siti porno da parte di minorenni è dunque una doverosa seppur tardiva azione. Ma non basta, almeno per due motivi.

Il primo è che se l’azione restrittiva non è accompagnata da una educativa rischia di essere inefficace. Le stesse autorità ammettono che tutti i sistemi proposti sono facilmente aggirabili. Progettare e realizzare percorsi di educazione affettiva e sessuale in un contesto culturale molto variegato non è semplice, ma è assolutamente urgente superare dispute ideologiche che oggi rischiano di difendere i principi più che le persone.

La seconda ragione è che, in realtà, i maggiori frequentatori di siti porno non sono i ragazzi, ma gli adulti. Il 50% degli utenti italiani (ottavi al mondo per questo tipo di siti) hanno tra i 24 e i 44. E il porno non diventa virtuoso quando ad usarlo sono i maggiorenni.

In realtà, la necessità di comprovare la maggiore età all’ingresso dei siti porno ha posto almeno anche due questioni più legate alla forma tecnologica del fenomeno che meritano di essere sottolineate.

La prima è legata alla privacy: in alcuni paesi europei si deve esibire un documento di identità o permettere l’analisi di un selfie per provare la maggior età. In Italia si è scelto uno strumento molto più complesso attraverso un sito terzo che funge da certificatore e che non ha nulla a che fare con quello pornografico. Una buona soluzione che non evita però la questione maggiore: per tutelare doverosamente i più piccoli, si introducono meccanismi di controllo di massa: tutti devono dichiarare la propria età. Personalmente, almeno in questa fase, credo che ne valga assolutamente la pena, anche se temo che non ridurrà questa pratica che troverà strade probabilmente più costose e pericolose per realizzarsi, con relativo acuirsi dei sistemi di controllo. La tensione tra libertà individuali, tutela dei piccoli e custodia del legame sociale è un tema classico della modernità che la trasformazione digitale rende semplicemente più acuto.

La seconda è una provocazione che tocca un tema delicatissimo e che aiuta a pensare come sia complessa la definizione di realtà e le sue conseguenze nell’era digitale. Oggi, attraverso l’intelligenza artificiale, è possibile produrre contenuti video pornografici di alta qualità. Sono già disponibili applicazioni erotiche che promettono il soddisfacimento di qualunque fantasia. Qualcuno ha pensato anche di realizzare contenuti virtuali pedopornografici, evidenziando come, così facendo, finalmente non saranno più coinvolti bambini reali. Una buona notizia? Per nulla! La perversione spesso non conosce limiti e il diffondersi di materiale pedopornografico virtuale, invece di mitigare il fenomeno, potrebbe rischiosamente aumentare il desiderio e il commercio turpe di esperienza vere. Fortunatamente i legislatori di molte nazioni sono già intervenuti in questa linea, dichiarando illegale ogni rappresentazione, reale o virtuale, che sessualizza l’infanzia.

Anche in questo campo, la complessità di questo tempo pone questioni serie e gravi che chiedono un surplus di intelligenza a passione per il bene di questa nostra umanità.

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