Avatar. Fuoco e cenere: il ritorno su Pandora tra lutto, guerra e famiglia nel nuovo film di James Cameron

Con “Avatar. Fuoco e cenere” James Cameron prosegue la sua saga ambientata su Pandora, puntando su un racconto epico che unisce spettacolo visivo e riflessione etica. Il film mette al centro una famiglia segnata dal lutto e un mondo minacciato da nuove alleanze violente, offrendo una lettura simbolica dei conflitti contemporanei

(Foto 20th Century Studios)

Terzo capitolo per la saga “Avatar” firmata James Cameron, racconto fantastico declinato come metafora della nostra contemporaneità, scossa da macro-conflitti sempre più minacciosi e da sfide familiari. “Avatar. Fuoco e cenere” è in sala dal 17 dicembre 2025 con 20th Century Studios – Disney, e l’attesa è grande, non solo da parte del pubblico ma anche degli addetti ai lavori, esercenti in testa: i primi due capitoli hanno fatto registrare incassi record. Uscito nel 2009, “Avatar” ha totalizzato oltre 2,9 miliardi di dollari, il più alto incasso nella storia del cinema, mentre “Avatar. La via dell’acqua”, dal 2022, viaggia sui 2,3 miliardi. Riuscirà “Avatar. Fuoco e cenere” nell’impresa? Difficile fare previsioni; certo va detto che il nuovo film è in linea con i precedenti, data la dedizione meticolosa di Cameron verso il progetto della sua vita. Un’opera segnata da grandi effetti speciali (oltre 3.382 inquadrature con effetti visivi), ma anche da una vicenda epica e trascinante, che rielabora temi e pagine di storia, anche del cinema, riattualizzandoli con fascino e incisività. Protagonisti Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver, Stephen Lang, Kate Winslet. Tra i nuovi ingressi Oona Chaplin e David Thewlis.

Se il fuoco minaccia Pandora

Pandora, Jake Sully e sua moglie Neytiri vivono con i loro figli Lo’ak, Tuk e Kiri con il Clan dei Metkayina, tra le barriere coralline. La perdita del loro primogenito, Neteyam, è ancora bruciante. Della loro famiglia ora fa parte anche l’umano Spider, figlio del colonnello Miles Quaritch, deceduto nell’ultimo scontro e ora in vita solo come avatar. I Sully avanzano con fatica, tra incomprensioni di coppia e ribellioni filiali; ognuno cerca una propria risposta al lutto. Quando decidono di spostarsi con il Clan dei Mercanti del Vento per garantire a Spider condizioni di vita migliori, vengono assaliti da feroci predatori: i Mangkwan, il cosiddetto “popolo della cenere”, guidato dalla spregiudicata Varang. La situazione si fa ancora più instabile e drammatica quando Varang stringe un accordo con il colonnello Quaritch e la “Gente del Cielo”, gli umani della RDA.

(Foto 20th Century Studios)

Western epico sulle rotte del fantastico

“Un film su una famiglia che riflette su cosa significhi essere in guerra, sul fatto che i ragazzi siano in guerra, sul fatto che i genitori lascino andare i propri figli e abbiano abbastanza fiducia in loro da credere che prenderanno le decisioni giuste. Questo è un tema importante nel film. E per Jake, che ha appena perso un figlio, il suo istinto protettivo si traduce nell’essere un padre quasi tirannico”. James Cameron traccia una delle linee principali di “Avatar. Fuoco e cenere”, terzo capitolo della sua saga, che si muove nei territori fantastici di Pandora ma sa raccontare con efficacia anche il nostro oggi. Il film mostra anzitutto i limiti e le miserie dell’umano, un rampantismo senza valori, accecato da sete di potere e ambizioni. Uomini disposti a tutto, anche a violare la natura e le sue creature, pur di ottenere vantaggi e consolidare guadagni. Torna così, insieme alla denuncia della corruzione morale e valoriale, anche il bisogno di custodire il creato, la “casa comune”, richiamando le parole di papa Francesco. Conflitti e battaglie non restano sullo sfondo, ma invadono e lacerano il quotidiano dei protagonisti, la famiglia Sully e la loro nuova comunità. Jake e Neytiri si fanno portavoce della minaccia incombente e cercano l’aiuto di tutti per fronteggiare i predatori. Accanto alle dinamiche che sembrano ricalcare, volontariamente o meno, la geopolitica dei conflitti odierni, “Avatar. Fuoco e cenere” restringe lo sguardo su una storia più intima, quella di una famiglia mutilata dal lutto, incapace di elaborare il dolore e per questo prossima alla disgregazione, tra silenzi e sensi di colpa. Tutti soffrono, ma nessuno parla, e questo innesca comportamenti che generano ulteriori pericoli. “Avatar. Fuoco e cenere” è un racconto imponente e appassionante, anche nella durata di 197 minuti, che omaggia il western hollywoodiano classico, rivisto attraverso il fantastico e un vortice di effetti speciali. L’ossatura narrativa, però, si muove su binari collaudati, che battono bandiera a stelle e strisce. Il film perde parte dello smalto e del pathos poetico di “Avatar. La via dell’acqua” e appare come un capitolo di raccordo, con altri due episodi già in progetto. È comunque grande cinema quello di James Cameron, saldo al timone di un colossal generazionale che guarda all’Olimpo artistico e popolare di George Lucas con “Guerre stellari”. Consigliabile, problematico, per il dibattito.

Altri articoli in Italia

Italia