Vicinanza, umanità, speranza. Domani si concluderà il Giubileo dei detenuti (12-14 dicembre) con la messa presieduta da Papa Leone XIV nella basilica di San Pietro con al centro il tema della speranza. Una data che “raccoglierà tutte quei desideri di giustizia, di speranza, di riacquistare la dignità”, come ci racconta Paolo Impagliazzo della Comunità di Sant’Egidio, presente nelle carceri italiane e non solo, dagli anni 90, con persone autorizzate all’ingresso negli istituti in varie regioni italiane sostenute da una rete diffusa di volontari a contatto con le situazioni di marginalità, come i senza dimora, persone in difficoltà, famiglie e bambini delle periferie, rom e sinti, etc.
“Dio mi offre ora un’altra possibilità, penso e voglio credere che illuminerà la mia strada con sapienza, forza e pietà, lui sa tutto di me e scoprirà la vera volontà del mio cuore. Chiedo a Dio di poter dimostrare che sono un essere umano con buoni sentimenti”, ha detto un detenuto durante uno degli incontri in carcere, come ci riferisce Stefania Tallei della Comunità di Sant’Egidio.

Foto Paolo Impagliazzo
“Ci sono stati periodi della mia vita – dice un altro detenuto – in cui mi sembrava di essere in un pozzo senza fondo. Questo mi rendeva pieno di rabbia e di rancore verso tutto e tutti. In questo viaggio lungo e faticoso della mia vita per mia fortuna ho incontrato una persona che ha cambiato la mia vita. È così che ho imparato ad amare Gesù, perché con il suo immenso amore ha voluto mischiare il suo sangue con la mia ribellione per farmi riscattare dai miei peccati”.
Le carceri spesso sono luoghi dove molti non hanno più un filo di speranza e dove “ogni fragilità si trasforma in patologia, amplificando il disagio e la sofferenza”,
ha detto don Marco Gnavi, presiedendo una preghiera in memoria delle persone morte in carcere. Molti sperano in un gesto di clemenza. La speranza – ha detto un altro detenuto – è quando “uno comincia a credere che anche dal fango possono germogliare i fiori”. “Mi ha detto – racconta Tallei – un ragazzo rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli che ‘la speranza è una forza che ci riempie il cuore quando siamo sicuri che qualcuno ci ama. Noi aspettiamo che la porta del carcere si apra e che possiamo ritrovare la libertà, ma – ha aggiunto – nel cuore ognuno di noi sa che la libertà fisica da sola non basta, io per esempio vorrei sempre sentire di essere voluto bene e di non essere dimenticato’”.

Foto Antigone/SIR
I volontari della Comunità di Sant’Egidio offrono “sostegno materiale, culturale e religioso”, ci spiega Impagliazzo raccontando che la Comunità ha cominciato a visitare i carcerati “seguendo le persone conosciute per strada, cioè le persone più marginali con problemi di alcolismo o tossicodipendenza che finivano in carcere”. Una presenza costante con la consegna di pacchi viveri ai detenuti bisognosi, colloqui, laboratori di educazione alla pace e di poesia, etc. E poi “quelle che noi chiamiamo le scuole del Vangelo, cioè riunioni settimanali in cui si legge e si commenta una pagina della parola di Dio”, aggiunge Impagliazzo spiegando che S. Egidio ha “seguito con simpatia e affetto i detenuti durante tutto il periodo giubilare” e ha preparato anche i detenuti al Giubileo dei carcerati che con Papa Leone XIV “raccoglierà tutte quelle attese e speranze che sono nate e sono cresciute e sono state fatte germogliare durante tutto l’anno dall’apertura della Porta Santa a Rebibbia, al saluto di Papa Francesco poco tempo prima di morire fino ad oggi”. E adesso che si avvicina Natale i detenuti sentono particolarmente la lontananza dalle proprie famiglie. Natale “è la festa della famiglia e per chi è in carcere questa lontananza e questa mancanza si sente ancora di più”, sottolinea Impagliazzo spiegando che in carcere vengono organizzato dei pranzi e delle feste con, per ognuno di loro, un regalo personale “per far sentire l’affetto, l’amicizia. È un modo per raccogliere e per
ridare speranza a tanti che l’hanno persa
o che sono presi dai loro problemi, che si aggiungono agli enormi problemi che attualmente vivono”. Speranza è anche guardare al futuro…

