“Cento ripartenze”, scintille che rendono la notte meno buia

In questo libro, Giorgio Paolucci raccoglie frammenti di vita quotidiana e incontri inattesi. Ogni storia, piccola o grande, porta con sé un bagliore che cambia lo sguardo. Tra difficoltà e distanze, il libro mostra che il bene continua a germogliare. Cento episodi per ricordare che anche nei momenti più duri c’è sempre una luce

Nel suo nuovo libro, Giorgio Paolucci attraversa il presente come chi avanza in una notte silenziosa e, quasi senza aspettarselo, inciampa in piccole luci. A volte è un corridoio dove Antonio lascia intravedere un gesto che svela un’intera storia; altre volte un grido – “ma l’Innominato sono io!” – che riecheggia come una rivelazione inattesa. O ancora un abbraccio lontano, all’aeroporto di Hanoi, che ricuce distanze ben più profonde dei chilometri che separano due persone.

Sono frammenti sparsi, trovati lungo strade diverse: ricordi personali, incontri quotidiani, testimonianze dolorose come quella della madre di James Foley.

Paolucci li raccoglie come un cercatore d’oro che non si stanca di immergere le mani nella sabbia: ciò che trova brilla poco, ma abbastanza da cambiare lo sguardo.

Talvolta basta una scritta su una panchina, durante una passeggiata qualsiasi, per riconoscere nel proprio volto inquieto il bisogno antico di un segno.

Don Giussani lo aveva intuito: a volte una persona, un gesto o un istante bastano a richiamarci all’essenziale di noi stessi.
E non potrebbe essercene maggior bisogno, oggi. Le guerre tornano a bussare vicino, le fatiche materiali e spirituali si sommano, e il rischio più grande sembra davvero quello indicato da Theillard de Chardin: perdere il gusto di vivere. Quando il significato si assottiglia, il mondo appare ostile e la notte più fitta.
In questo libro, Giorgio Paolucci offre al lettore 100 ripartenze, cento storie che sono altrettante scintille. Volti intravisti, eventi nascosti, luoghi inattesi: tutti suggeriscono che il bene continua a germogliare, anche quando non sale in superficie, anche quando non fa notizia. È il suo modo di accogliere l’invito di Papa Francesco a cercare e raccontare segni di speranza nel tempo del Giubileo.

Queste cento pepite – alcune nate nella sua memoria, altre incontrate per strada – diventano pagine che accompagnano il lettore come un filo sottile ma tenace. Ricordano che, perfino nei giorni più duri, c’è sempre un bagliore che resiste. Basta guardarlo, e la notte si fa meno scura.

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