Il Giubileo del mondo del lavoro, che celebreremo l’8 novembre, è un momento significativo per il Movimento Cristiano Lavoratori, realtà di testimonianza evangelica organizzata nel mondo del lavoro. Ci richiama, innanzitutto, al fatto che il lavoro non è solo prestazione o dato statistico, ma spazio di realizzazione, comunità e dignità. In un dialogo tra lavoratori, imprenditori, sindacati e associazioni, siamo chiamati a costruire relazioni fondate su solidarietà, corresponsabilità e partecipazione, superando contrapposizioni ideologiche.
Nel solco della Dottrina Sociale della Chiesa, capitale e lavoro non sono in lotta, ma possono armonizzarsi se si riconosce la dignità di ciascuno e la funzione sociale dell’impresa e dell’associazione. Il Giubileo richiama questa armonia: il riposo che dà senso al lavoro, la riconciliazione che libera energie, la remissione non solo dei debiti economici, ma delle ingiustizie che gravano sull’uomo.
In questo orizzonte, le organizzazioni dei lavoratori, delle imprese e delle categorie professionali – i corpi intermedi – hanno un ruolo decisivo nella democrazia del lavoro. Non solo come difesa dei diritti, ma come protagonisti di una cultura del lavoro che afferma la persona e il bene comune. Sono queste realtà a offrire una mappa di speranza: nei luoghi di lavoro, nei tavoli di trattativa e nelle sedi associative si costruiscono politiche sociali concrete, si tutelano sicurezza e dignità, si combatte il fenomeno del “lavoro povero”.
Non basta preoccuparsi delle leggi: serve una cultura, un ethos del lavoro che rimetta al centro l’umano. I cattolici, con le loro associazioni, sono chiamati a essere pungolo per la politica, affinché la persona non scompaia dietro le logiche economiche.
Papa Leone XIV, nella scelta del nome, ha richiamato la continuità con la dottrina sociale di Leone XIII. Ha indicato come la nuova “rivoluzione industriale” – l’intelligenza artificiale e la trasformazione digitale – non riguardi solo la tecnologia, ma il lavoro stesso, la dignità del lavoratore e la struttura economica e sociale.
Le organizzazioni dei lavoratori devono rispondere con consapevolezza e protagonismo nuovo: non solo rivendicando diritti tradizionali, ma immaginando forme di partecipazione e tutela che accompagnino il cambiamento tecnologico, salvaguardando sicurezza e dignità.
La sicurezza sul lavoro non è tema secondario: la prevenzione, la formazione e l’attenzione alle condizioni materiali diventano fondamenti etici e sociali. Insieme va affrontata la piaga del lavoro povero – occupazioni con salari insufficienti e precarietà strutturale – che coinvolge fasce sempre più ampie.
Serve una nuova alleanza sociale tra lavoratori, imprese, istituzioni e associazioni per costruire una ripartenza reale, capace di generare un salto di qualità. Il Giubileo ci indica questo: pausa, riconoscimento, ripartenza.
La pace, condizione dello sviluppo, è frutto del lavoro buono. Storicamente, il movimento dei lavoratori ha visto nel lavoro la via della pace e nella dignità del lavoro la base della coesione sociale.
Come cristiani e associazioni cattoliche, siamo chiamati a un protagonismo aperto e costruttivo: la dottrina sociale della Chiesa, richiamata da Papa Leone XIV, è chiave viva che mette in dialogo scienza e coscienza.
Oggi più che mai affermiamo: il lavoro è centrale, i corpi intermedi sono essenziali, il Giubileo del lavoro è segno di speranza. Costruiamo insieme un’Italia e un’Europa in cui il lavoro sia dignità, alleanza e speranza.

