Casa Volontari, benvenuti nel luogo dove gioia e sorrisi si fanno accoglienza

Viaggio nella struttura che ospita 100 volontari da tutta Italia per accogliere i pellegrini arrivati a Roma

I giovani di Casa Volontari (Foto Sir)

Brandine allineate nelle aule di un convitto romano. Zaini ammucchiati in un angolo. Chitarre, fogli, badge, sorrisi. E poi sguardi carichi di attesa, parole semplici che raccontano vocazione al servizio, desiderio di esserci. È qui, tra le mura scolastiche adattate per l’occasione, che prende forma Casa Volontari, la struttura che ospita circa cento ragazze e ragazzi arrivati a Roma da tutta Italia, pronti a offrire il proprio contributo per il Giubileo dei Giovani. A organizzarla, il Servizio nazionale di Pastorale giovanile della Cei.

Un “quartier generale” fuori dall’ordinario, dove l’essenzialità diventa scelta, e la logistica si fa metafora del cammino. “Casa Volontari è un luogo, ma non è solo un luogo”, riflette Vito Paniello, uno dei coordinatori, richiamando un’immagine cara al cardinal Martini: “Quando entri in una stanza d’albergo, la prima cosa che fai è sistemarti: svuoti lo zaino, ti aggiusti la scrivania. Ti accasi. Ecco, questa è casa”. “Qui dormiamo, mangiamo, preghiamo, ci riuniamo. Partiamo ogni giorno da qui per andare nelle chiese, in piazza San Pietro, nei luoghi del servizio”.

“Ma soprattutto – aggiunge – è uno spazio in cui ciascuno mette qualcosa di sé. È casa, anche perché ci si torna. È metafora del pellegrinaggio: si parte, si ritorna, si riparte. E lo si fa insieme”.

I giovani di Casa Volontari (Foto Sir)

Dietro questa piccola cittadella temporanea c’è il lavoro di un’equipe guidata da don Riccardo Redigolo. Con lui, alcuni sacerdoti come don Giacomo Pompei, don Federico Battaglia – responsabile della pastorale giovanile di Napoli – e suor Armanda, legata al mondo francescano marchigiano. “Il nostro è un ruolo di supporto – spiega Vito – ma la responsabilità è condivisa. Non è un campo scuola. Qui ognuno porta la propria maturità e il proprio desiderio di mettersi in gioco”.

Le giornate scorrono tra inziative di servizio e momenti di fraternità. “Siamo all’inizio, ma sentiamo già il fermento”, racconta Ilaria, dalla diocesi di Fidenza. “Ci è stato proposto questo servizio per il Giubileo, come sempre, le cose si costruiscono facendole. Provo tanta gioia e tanta curiosità di capire a cosa andremo incontro spiritualmente e quali relazioni creeremo”.

Per ora, Casa Volontari è “un punto di respiro”, dice lei, “uno spazio per conoscersi, costruire il team, prepararsi insieme ai servizi veri e propri”. Nei prossimi giorni, i volontari saranno infatti impegnati nella gestione delle “12 Parole”, itinerari spirituali nelle chiese del centro di Roma, e successivamente nell’assistenza durante i momenti centrali del Giubileo.

I ruoli? Coordinamento dei gruppi, cura della musica che accompagnerà la preghiera e dei momenti stessi di preghiera, oltre che della logistica. Ma soprattutto presenza. “Sentirsi parte di qualcosa di grande – dice Stefano, studente di ingegneria da San Venanzo, in Umbria – è la spinta che mi ha portato qui. Ho detto ‘sì’ appena suor Armanda me l’ha proposto. Lo scorso anno ho fatto la marcia francescana, ora era tempo di rimettermi in gioco”.

C’è chi arriva da esperienze precedenti e ha deciso di passare dall’altra parte. Come Sofia, da Forlimpopoli, Romagna: “Ho partecipato alla Gmg da pellegrina, ora voglio esserci in un altro modo. Dall’esperienza di pellegrina mi porto la gioia di condividere con gli altri, la fatica e lo stare insieme, la gioia dei volontari, che mi ha fatto scegliere questo percorso”.

“Quando sei in cammino, capita di sentirsi smarriti: spero di poter essere, per qualcuno, quel conforto; quel volto che ti dice ‘va tutto bene, è normale sentirsi così'”.

Casa Volontari (Foto Sir)

Il cuore della proposta, infatti, è nel “condividere” più che nell’“organizzare”. È il desiderio di accompagnare altri giovani in un’esperienza di fede, mettendosi a disposizione con la propria unicità. Anche solo con una canzone. “Mi occupo dell’animazione musicale – racconta don Federico Battaglia – per dare ai volontari momenti di festa con il canto e con la musica – racconta don Federico Battaglia –. Il nostro canto guida si chiama Luce di speranza. Dice che siamo artigiani di fraternità, tessitori di relazioni belle. È ciò che vogliamo donare ai giovani che arriveranno a Roma”.

Bagni in comune, docce sul campo da calcio, sveglie all’alba, pasti comunitari. “Non è comodo, ma è bello”, dice ancora Vito.

“La scomodità sviluppa lo spirito del servizio. Ed è anche questo che rende Casa Volontari davvero una casa: il sacrificio condiviso, la bellezza di una fatica offerta per qualcun altro”.

In questi giorni, mentre Roma si prepara a diventare il crocevia di migliaia di ragazzi da tutto il mondo, c’è una piccola “base” dove tutto prende forma. Si riconosce dalle voci dei giovani, dai ritmi scanditi dalla preghiera e dalla musica, da un’accoglienza concreta colorata di insegne azzurre e di sorrisi. È Casa Volontari. Dove si arriva da tutta Italia, ma soprattutto da se stessi. Dove si parte ogni giorno, e ogni giorno si ritorna.

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