Consiglio dei ministri, via libera al decreto Albania e stretta sulla cittadinanza

Approvata oggi una raffica di provvedimenti, dalla stretta contro i cosiddetti “diplomifici” (si potranno fare al massimo due anni in uno e interverranno presidenti di commissione esterni) alle nuove regole sui percorsi accademici per le professioni mediche. Ma le misure più attese, quelle su cui alla vigilia si è concentrata la polemica politica, riguardano il pianeta immigrazione e in particolare la sorte dei centri aperti in Albania. Giro di vite anche per l’ottenimento della cittadinanza per chi ha ascendenti italiani

(Foto Calvarese/SIR)

Il Consiglio dei ministri ha approvato una raffica di provvedimenti, dalla stretta contro i cosiddetti “diplomifici” (si potranno fare al massimo due anni in uno e interverranno presidenti di commissione esterni) alle nuove regole sui percorsi accademici per le professioni mediche. Ma

le misure più attese, quelle su cui alla vigilia si è concentrata la polemica politica, riguardano il pianeta immigrazione e in particolare la sorte dei centri aperti in Albania, oggetto di uno specifico decreto-legge. Tali strutture potranno essere utilizzate come Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri) e non solo per ospitare persone raccolte da navi militari italiane in acque internazionali, come previsto dalla legge 14 del 2024.

Secondo il governo questa operazione è possibile senza modificare l’accordo con Tirana perché già attualmente i centri prevedono una sezione che dovrebbe funzionare come Cpr e quindi non sarebbe necessario un cambiamento della destinazione d’uso (un punto criticato dalle opposizioni). Il ministro dell’Interno Piantedosi ha comunicato che si sta già programmando il primo trasferimento dalla struttura di Gjader e che “il centro è già attivo per 48 posti” e si arriverà a “oltre a 140 a risorse già date”.
Su tutta la vicenda incombe la decisione della Corte di giustizia Ue (che dovrebbe arrivare a maggio) relativa ai Paesi cosiddetti “sicuri” in cui è possibile rimpatriare gli immigrati irregolari. Intanto però il governo ha confermato la lista messa a punto nel 2024: Albania. Algeria, Bangladesh, Bosnia Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kossovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. “Presenteremo le schede al Parlamento. Ascoltato il Parlamento – ha sottolineato il ministro degli Esteri Tajani – il governo poi valuterà se adottare un nuovo decreto legge che modifichi la lista dei Paesi sicuri o lasciare inalterata la lista introdotta nello scorso autunno”.
Un secondo decreto, affiancato da un disegno di legge, affronta il tema della cittadinanza per chi ha ascendenti italiani.

Finora bastava a vere un trisnonno nato in Italia, adesso a essere nati in Italia dovranno essere al massimo i nonni. La procedura diventerà anche più costosa per compensare lo sforzo dei Comuni, soprattutto di quelli più piccoli, che spesso si sono ritrovati ingolfati da richieste talvolta un po’ rocambolesche.

Un terzo decreto-legge interviene sul reclutamento degli insegnanti e sulle misure collegate al Pnrr, anche in materia di asili nido. Le norme prevedono tra l’altro che i docenti idonei ma non vincitori di concorso possano essere inseriti nelle graduatorie fino al 30% dei posti banditi, garantendo così una maggiore copertura delle cattedre vacanti, che in alcune regioni del Nord rappresentato un problema molto serio.
Il Consiglio dei ministri ha anche approvato la proposta di riqualificazione di otto nuove realtà considerate socialmente vulnerabili. È un piano ispirato al “modello Caivano”.

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