Lo sfruttamento femminile oggi: un fenomeno sempre più invisibile

Il fenomeno dello sfruttamento femminile, anziché ridursi, si è fatto più subdolo e invisibile. È questa la principale evidenza emersa dalla presentazione del Rapporto 2024 "Donne gravemente sfruttate. Il diritto di essere protagoniste", promosso dall’associazione Slaves No More e ospitato presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia.

Il fenomeno dello sfruttamento femminile, anziché ridursi, si è fatto più subdolo e invisibile. È questa la principale evidenza emersa dalla presentazione del Rapporto 2024 “Donne gravemente sfruttate. Il diritto di essere protagoniste”, promosso dall’associazione Slaves No More e ospitato presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia.

L’evento ha riunito esperti del settore, accademici e rappresentanti delle istituzioni per fare il punto su una realtà che, nonostante le ricerche e le denunce, fatica a trovare risposte concrete. Se un tempo il fenomeno della prostituzione forzata e dello sfruttamento lavorativo delle donne era visibile, oggi si è spostato nel mondo digitale, rendendo ancora più difficile intervenire.

Dal marciapiede al web: lo sfruttamento nascosto

Uno degli aspetti più preoccupanti è proprio la transizione della prostituzione dallo spazio pubblico al digitale. Come ha sottolineato il prof. Francesco Carchedi (Università La Sapienza di Roma), il fenomeno si è spostato su piattaforme online, dove le donne vengono sfruttate senza che la società se ne accorga. “Oggi le ragazze sulla strada non si vedono più, sembra che tutto sia migliorato, ma in realtà la situazione è peggiorata: il web ha reso lo sfruttamento più facile e accessibile a tutti”, ha evidenziato l’esperto.

Anche il sindaco di Pavia, Michele Lissia, intervenuto all’evento, ha espresso preoccupazione per questa tendenza: “La nostra società tende a percepire come ‘risolti’ i problemi che non vede più, ma il fenomeno della tratta e dello sfruttamento delle donne è ancora drammaticamente presente, solo più nascosto”.

Le donne salvate dalla prostituzione, ma senza un futuro

Un altro tema chiave affrontato nel rapporto è il destino delle donne che riescono a uscire dal giro della prostituzione. Spesso, dopo essere state salvate dallo sfruttamento sessuale, non trovano lavoro e rischiano di ricadere in condizioni di precarietà estrema.

Inoltre, l’Italia sta assistendo a un nuovo fenomeno: il ritorno di ex prostitute che erano emigrate in altri paesi europei, spesso con figli avuti per errore e senza una rete di supporto adeguata. Madre Azia Ciairano (che firma anche la presentazione del Rapporto 2024), Superiora generale dell’Istituto della Suore Missionarie IRP, intervenuta nella sessione conclusiva, ha evidenziato il dramma della “mancata genitorialità”: molte di queste donne si trovano sole con bambini, senza mezzi di sostentamento né strumenti per costruirsi una nuova vita.

Un’emergenza dimenticata

Nonostante la gravità della situazione, il tema dello sfruttamento femminile sembra essere passato in secondo piano rispetto ad altre emergenze sociali ed economiche. La sociologa dell’Università di Pavia Anna Rita Calabrò ha ribadito che “la contrazione dei diritti, soprattutto in ambito lavorativo e sociale, ha colpito in particolare le donne, rendendo il loro sfruttamento ancora più invisibile”.

Il rapporto evidenzia che servirebbe una rete di accoglienza più efficace per sostenere le vittime dello sfruttamento, ma la crisi economica ha reso sempre più difficile reperire risorse per progetti di reinserimento lavorativo e sociale.

Una chiamata all’azione

Il presidente di Slaves No More, Pino Gulia, ha lanciato un accorato appello: “Bisogna creare una nuova narrazione sullo sfruttamento, svelare i meccanismi che lo rendono possibile e dare voce alle donne che ne sono vittime. La società e la politica non possono più girarsi dall’altra parte”.

Il Rapporto 2024 è un documento che non solo denuncia, ma propone anche strategie per contrastare il fenomeno, ponendo l’accento sulla necessità di interventi legislativi, azioni di sensibilizzazione e programmi concreti di supporto alle donne. Certo, la battaglia contro lo sfruttamento femminile è ancora lunga.

*Il Ticino (Pavia)

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