Quando saremo piccoli

La canzone, piena di sentimento, forza e delicatezza, parrebbe andare controcorrente in un mondo in cui sembrano sempre più prevalere criteri di efficienza e di produttività. Ma in realtà sui social il testo di Cristicchi ha dato vita a un racconto collettivo di coniugi, figlie, figli e nipoti che in tutta Italia si stanno prendendo cura in casa dei propri anziani, facendo emergere il lato più bello del nostro Paese.

Argomenti questa settimana ce ne sarebbero stati tanti: le sparate inquietanti di zio Donald sulle deportazioni dei palestinesi e la “riviera mediorientale” (un mix di cinismo, ignoranza storica e dispregio per i diritti umani e per il diritto internazionale); i missili russi caduti su Mattarella dopo il discorso di Marsiglia, in cui lucidamente il Presidente della Repubblica aveva messo in luce le assonanze tra la situazione politica attuale e quella venutasi a creare tra le due guerre mondiali; oppure la Conferenza di Monaco (a proposito, non è che nel ’38 questa città avesse propriamente portato bene…) con la strana lezione di democrazia impartita all’Europa dal rampante vicepresidente Usa Vance, da qualche anno fattosi cattolico, ma pare infilato dietro le perturbazioni mentali dell’ex nunzio apostolico scomunicato Carlo Maria Viganò.
In tale manicomio, preferiamo rivolgere un pensiero di gratitudine a Simone Cristicchi, vincitore morale del Festival di Sanremo di quest’anno, con la sua commovente canzone Quando sarai piccola, dedicata alla madre Luciana da molti anni gravemente malata. Una canzone che parla di quella inversione di ruoli che spesso accade tra genitori e figli, soprattutto quando i primi con la vecchiaia perdono non solo l’autosufficienza, ma anche la memoria e la coscienza di sé e allora, come dice il cantante, è il tempo di “restituire tutto l’amore, il bene, la vita che si è ricevuto”.
La canzone, piena di sentimento, forza e delicatezza, parrebbe andare controcorrente in un mondo in cui sembrano sempre più prevalere criteri di efficienza e di produttività. Ma in realtà sui social il testo di Cristicchi ha dato vita a un racconto collettivo di coniugi, figlie, figli e nipoti che in tutta Italia si stanno prendendo cura in casa dei propri anziani, facendo emergere il lato più bello del nostro Paese. Toccante ad esempio il commento di Stefano, un ragazzo che sotto il video della canzone su YouTube scrive: “Ho 18 anni ed altri gusti musicali, però sto piangendo. Il testo è veramente bello… vivo con mia madre e mia sorella, da un anno si è unita anche la mia nonna con la demenza. Si era provato a portarla in una casa di riposo, ma non era felice, mentre adesso lo è. È difficile, però superati i primi tempi, diventa impossibile arrabbiarsi, perché più la malattia peggiora, più il corpo della nonna si fa esile e lo sguardo diventa sempre di più uno sguardo di bimba”. O ancora le parole di una donna di mezza età, Simona, che così ringrazia Cristicchi: “Ho perso mia mamma nemmeno due mesi fa, dopo anni di Alzheimer. Ogni tua parola è stata un pugno nello stomaco, ma anche una sorta di conforto. La mia mamma era diventata davvero la mia bimba. Oggi, ascoltandoti, ho pianto forte come il giorno che l’ho persa”. Molti anche i figli maschi che raccontano di aver riorganizzato la propria vita, il proprio lavoro, per accudire genitori “tornati piccoli”. Dodo48 scrive: “Mia madre ha avuto l’Alzheimer, ho 36 anni e per cinque mi sono preso cura di lei giorno dopo giorno tutti i giorni… l’ho lavata, vestita, le ho dato da mangiare… l’ho fatto con piacere e ora ho il cuore pieno di gioia per averlo fatto”. Decine e decine di testimonianze così.
Contrapporre le gesta dei potenti a queste storie è come entrare nella logica del Vangelo, del Magnificat, delle Beatitudini. E di voi, Trump, Putin, Vance, ma anche magnati e leader di ogni nazione e partito… quando sarete piccoli (se sarete fortunati, toccherà anche a voi) chi e come si prenderà cura? Forse Elon Musk?

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