La scomparsa di Ennio Calabria: un artista spirito del tempo

“In realtà io tendo ad avvicinare lo Spirito alla storia, nel senso di pensare che Dio è la storia e che la storia è Dio”: le parole del grande artista Ennio Calabria, nato a Tripoli nel 1937 e scomparso venerdì I marzo, durante una nostra intervista la dicono lunga sul suo percorso artistico e culturale. Certamente l’impegno ideologico a favore degli oppressi e delle organizzazioni sindacali, sfociato nei suoi manifesti per la Cgil, certamente il percorso politico nella sinistra di allora, ma la sua arte gli ha permesso quello che solo ai grandi è concesso: andare oltre pur stando dentro il tempo.

“In realtà io tendo ad avvicinare lo Spirito alla storia, nel senso di pensare che Dio è la storia e che la storia è Dio”: le parole del grande artista Ennio Calabria, nato a Tripoli nel 1937 e scomparso venerdì I marzo, durante una nostra intervista la dicono lunga sul suo percorso artistico e culturale. Certamente l’impegno ideologico a favore degli oppressi e delle organizzazioni sindacali, sfociato nei suoi manifesti per la Cgil, certamente il percorso politico nella sinistra di allora, ma la sua arte gli ha permesso quello che solo ai grandi è concesso: andare oltre pur stando dentro il tempo.
Ed è per questo che alcune sue opere, come i ritratti di Giovanni Paolo II, sono divenute manifesto di un momento in cui fede, amore per gli ultimi, politica planetaria, impegno nelle cose e non solo nell’arte diventavano un tutt’uno, affratellando uomini che provenivano da esperienze diverse se non opposte. Segnando il percorso di un uomo che ha avuto il coraggio di scegliere liberamente e di andare controcorrente, sia nel suo avvicinamento alla dimensione dello spirito sia nel suo rifiuto di seguire correnti e mode destinate a sparire senza lasciare traccia. Non come lui.
La mostra che fu organizzata a Palazzo Cipolla a Roma tra 2018 e ‘19 ha evidenziato bene questa capacità di Calabria di essere nel suo tempo, rappresentandolo magistralmente in immagini che resteranno nella storia, e non solo quella dell’arte. L’uso dei colori, delle sfumature, la sua incredibile capacità di rappresentare senza definire realisticamente e troppo vicino alla foto, di rappresentare l’indicibile e il non raffigurabile, ma nello stesso tempo la storia, dei grandi e degli ultimi, sono stati il suo punto di forza e di immediato riconoscimento.
Altre due sue opere hanno incarnato lo spirito del tempo, che è continuità con il passato e immersione nel flusso temporale che guarda al futuro, capace di intuirne la portata e i valori: quel Cristo crocifisso esposto nella chiesa di Sant’Andrea della Valle a Roma nell’ambito della iniziativa dei Sette artisti per Sette chiese per il Giubileo della Misericordia: lo spasmo dell’agonia umana diventa tutt’uno con la sensibilità di chi guarda, con il corpo deformato da quegli spasmi terribili e con una mano che cerca di appoggiarsi all’asta orizzontale della croce per sollevarsi un poco e trovare un momento di respiro; e l’acquaforte “Dante si fa cosa del cosmo”, appartenente ad una collezione privata, 1995, in cui il grande poeta è raffigurato come una sorta di pianeta-satellite crocifero che si piega nella curvatura dello spazio e che ruota intorno alla terra nell’immensità delle galassie e delle stelle.
In queste due opere, ma ce ne sono molte altre, dai ritratti dei grandi della Storia alle storie di tutti i giorni, si incarna il genio di Calabria che sfugge alle banalità figurative, alla ricerca di eufemistici consensi, e soprattutto alle mode dei tempi, proiettandosi, come nel titolo della sua splendida opera, nel cosmo dell’arte oltre i sotterfugi del consumismo.

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