Venezia80. In gara alla Mostra Sofia Coppola e Ryusuke Hamaguchi. Al Lido c’è anche Woody Allen

Venezia80, un felice affollamento di film, autori e star al Lido. A catalizzare l’attenzione è soprattutto Sofia Coppola, con “Priscilla”, adattamento della biografia di Priscilla Presley, la storia del suo incontro con “The King” Elvis Presley e della loro intensa, dolce e travagliata storia d’amore. Ancora, il Premio Oscar giapponese Ryusuke Hamaguchi con “Evil Does Not Exist”: un’elegante suggestione sul rapporto uomo-natura e sulla minaccia della corruzione (anche morale) per interessi economici. Infine, grandi applausi Woody Allen, “Coup de Chance” è un’opera brillante con incursioni nel romance e nella black comedy

(Foto Philippe Le Sourd)

Venezia80, un felice affollamento di film, autori e star al Lido. A catalizzare l’attenzione è soprattutto Sofia Coppola, già vincitrice di un Leone d’oro nel 2010 con “Somewhere”, che torna in Concorso con un titolo di grande richiamo: “Priscilla”, adattamento della biografia di Priscilla Presley, la storia del suo incontro con “The King” Elvis Presley e della loro intensa, dolce e travagliata storia d’amore. Un film che ricorda molto “Marie Antoinette” (2006) per come segue la vicenda di una giovane calata in una gabbia dorata, claustrofobica. Protagonisti Cailee Spaeny e Jacob Elordi. Ancora, sbarca alla Mostra il Premio Oscar giapponese Ryusuke Hamaguchi con “Evil Does Not Exist”: un’elegante suggestione sul rapporto uomo-natura e sulla minaccia della corruzione (anche morale) per interessi economici. Un dramma che sfuma nella metafora poetica. Infine, grandi applausi per il 50° film di Woody Allen, “Coup de Chance”, un’opera brillante con incursioni nel romance e nella black comedy, che si apparenta come genere al fortunato “Match Point”. Un film riuscito! Il punto Cnvf-Sir.

“Priscilla” – In Concorso
Circa vent’anni di carriera dietro alla macchina da presa e una decina di titoli all’attivo, la regista Sofia Coppola è considerata già un’autrice cult. E non perché sia la figlia di Francis Ford Coppola, ma perché la sua filmografia e il suo stile così personale e definito hanno lasciato un chiaro segno nel cinema hollywoodiano. In carriera ha vinto un Leone d’oro con “Somewhere” (2010) e un Premio Oscar con “Lost in Translation” (2003). A Venezia80 è in gara con “Priscilla”, che prende le mosse dalla biografia di Priscilla Presley “Elvis and Me”. Un viaggio sentimentale nell’età verde di Priscilla Beaulieu divenuta poi la moglie del re del rock’n’roll Elvis Presley. A interpretarli due attori in ascesa: Cailee Spaeny (“Una giusta causa”, “Omicidio a Easttown”) e Jacob Elordi (“Euphoria”, “Kissing Booth”).
La storia. Germania 1959, l’adolescente Priscilla vive con la famiglia nella base militare statunitense. Lì, a una festa, conosce il già celebre cantante Elvis Presley. Si accende subito una scintilla tra i due: non c’è la mitizzazione del divo, ma semplicemente il dialogo onesto e profondo tra due solitari in cerca di tenerezza. Elvis poi riparte per l’America e le chiede di seguirlo a Graceland, completando lì il diploma. Tutto sembra correre felice e veloce, ma ben presto si palesano insidie legate alla vita pubblica di Elvis, alle sue insicurezze e alle troppe pressioni esercitate dal colonnello Tom Parker…

(Cailee Spaeny – Credits_Philippe_Le_Sourd)

“Sono rimasta colpita dall’autobiografia di Priscilla Presley – ha dichiarato Sofia Coppola – sugli anni che ha vissuto, da giovane donna, a Graceland. E ho cercato di cogliere cosa provasse nell’immergersi nel mondo di Elvis, per poi alla fine riemergerne e scoprire la sua identità. Come artista per me è importante mostrare il mondo attraverso gli occhi dei miei personaggi, senza giudicare. Mi hanno sempre interessato i concetti riguardanti l’identità, il vissuto e la trasformazione degli individui. Questo film indaga il modo in cui Priscilla è diventata quello che è, e cosa significa e ha significato essere donna per lei e per le generazioni successive”.
La regista chiarisce bene il suo approccio al film, il modo rispettoso in cui ha deciso di portare la storia d’amore tra Priscilla ed Elvis sullo schermo. Punto di osservazione è quello della giovane donna che lancia il cuore Oltreoceano pur di vivere il suo sogno d’amore con un uomo, e non con un divo. Priscilla si adatta con facilità alle manie, ossessioni, irrequietezze di Elvis, forte del suo amore e soprattutto convinta di saper leggere tra le righe dell’animo dell’uomo sentimenti puri, onesti. Lei lo vede nel profondo. La Coppola mette in luce la tenerezza di un amore innocente, “ingenuo”, impreparato alle sfide di una società dello spettacolo feroce e fagocitante. Il film “Priscilla”, in questo, sembra avvicinarsi a “Marie Antoinette”, film della Coppola del 2006 che raccontava la gabbia dorata della regina di Francia. Una giovane donna che pensava di vivere un amore, ma si è trovata in una selva di spine.
Sofia Coppola con “Priscilla” convince nello stile di regia, per il suo sguardo indagatore ma mai provocatore, così come per la sua cura al dettaglio, senza però perdere il senso del racconto. Un’ottima prova in corsa per un premio. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

“Evil Does Not Exist” – In Concorso
Il regista-sceneggiatore giapponese Ryusuke Hamaguchi, classe 1978, negli ultimi anni si è imposto con decisione nel panorama cinematografico internazionale ottenendo riconoscimenti al Festival di Berlino, al Festival di Cannes e poi un Premio Oscar come miglior film straniero nel 2022 (“Drive My Car”). A Venezia80 è in gara con un titolo affascinante, di grande suggestione: “Evil Does Not Exist”, uno sguardo sulla natura, sulla sua ciclicità e sul rapporto, ora fecondo ora molesto, con l’uomo.

(Credits 2023 NEOPA Fictive)

La storia. Campagna fuori Tokyo, oggi. Nel villaggio di Mizubiki vive Takumi con la figlia piccola Hana. Le loro giornate si susseguono dolci, tra una passeggiata nei boschi per raccogliere legna, acqua e spezie da usare in cucina. Una vita fatta di gioco e contemplazione, senza contaminazioni urbane. Un giorno si presentano dei tecnici di una società che comunicano alla piccola comunità locale che presto lì sorgerà un glamping, un campeggio di lusso volto a ospitare clienti facoltosi in cerca di un respiro nel verde. I metodi con cui i tecnici vogliono “sedurre” gli abitanti sono marcati da ambiguità…
Il progetto del film è legato alla collaborazione con la compositrice Eiko Ishibashi. “Evil Does Not Exist” si snoda come un viaggio fisico e interiore nella natura, nel rapporto con il proprio Io. Il regista Ryusuke Hamaguchi, autore anche del copione, è abile nel governare la macchina da presa alternando delle lunghe sequenze contemplative, unite a doppio filo con un’intensa partitura musicale, a momenti di dialogo nella piccola comunità di Mizubiki. In particolare, perno narrativo è la vicenda del giovane padre Takumi e della figlioletta Hana, che rappresentano l’avamposto di resistenza davanti all’invasione capitalistica. La società imprenditoriale, infatti, si muove con scaltrezza sul territorio pronta ad aggirare regole pur di ottenere profitto. Una lotta che assume i contorni ambientali e morali, che Ryusuke Hamaguchi sposta dal piano realistico a quello metaforico, poetico. Una denuncia che sconfina quasi nella favola lirica. Un’opera che si mette in evidenza nella corsa al palmares, soprattutto per la regia. Consigliabile, problematico, per dibattiti.

La nota critica di Massimo Giraldi. Il punto sul film Woody Allen
“Bentornato Woody Allen! Uno dei decani del cinema statunitense presenta alla Mostra il suo 50° titoli, che però batte bandiera francese: è ‘Coup de Chance’. Ambientato a Parigi e girato tutto in lingua francese, il film compone un ritratto di una donna trentenne in crisi, tra un marito fin troppo sicuro di sé, che la soffoca di attenzioni, e un ex compagno di liceo che affiora dal passato con sentimenti brucianti. Come ha sottolineato il regista, questa brillante commedia sentimentale con svolte da dark comedy va nella direzione del precedente ‘Match Point’ (2005).

‘Coup de Chance’ conferma come sempre lo stile convincente del regista, la sua capacità di coniugare la bellezza dei paesaggi urbani con le inquietudini tragicomiche dell’animo dei protagonisti. Parigi qui è ritratta in tutto il suo splendore, evitando però la cartolina; a tratti sembra di cogliere tra le righe quel modo di raccontare Manhattan. Allen, autore anche del copione, struttura con precisione i personaggi e le loro traiettorie, non inciampando mai in distrazioni. A imprimere fascino al film sono poi le luci curate dall’autore della fotografia, il più volte Premio Oscar Vittorio Storaro. ‘Coup de Chance’ si rivela un film riuscito, acuto e dinamico, destinato a incontrare il favore del pubblico in sala. Consigliabile, problematico, per dibattiti”.

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