Mattarella ai magistrati: “Autonomia e indipendenza presidi irrinunziabili”. Il Consiglio dei ministri vara il Ddl Nordio

Il Consiglio dei ministri ha varato un disegno di legge promosso dal ministro Nordio nel quale “si abroga la fattispecie dell’abuso d’ufficio (articolo 323 del codice penale) e si introduce un’ampia riformulazione del reato di traffico di influenze illecite (articolo 346-bis)”, spiega il comunicato di Palazzo Chigi

(Foto: Francesco Ammendola - Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“Alla magistratura è affidata dalla Costituzione la tutela dei diritti, attraverso l’applicazione della legge”, un compito volto a garantire “l’uguaglianza e la pari dignità delle persone, valori, come è noto, e ovviamente, fondamentali in uno Stato democratico”. Sono parole rivolte dal Capo dello Stato ai nuovi magistrati ordinari, nominati nello scorso novembre e ora in tirocinio, nel corso di un incontro al Quirinale, presenti il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Fabio Pinelli. Sergio Mattarella che, va ricordato, è anche presidente del Csm, ha poi aggiunto: “Avendo personalmente conosciuto e frequentato decine di magistrati portatori autentici di questi valori, desidero ricordare che la consapevolezza di così alta funzione fa parte del patrimonio etico della magistratura italiana, la cui traditio è affidata all’Ordine giudiziario nel suo complesso, che è quindi tenuto anche a mantenere costante e rigorosa attenzione ai comportamenti dei suoi singoli componenti”. Un tema ripreso nella parte finale del discorso laddove il Presidente della Repubblica ha ricordato

“lo stile morale e intellettuale delle grandi figure della magistratura” e ha sottolineato che “l’imparzialità della decisione va tutelata anche attraverso l’irreprensibilità e la riservatezza dei comportamenti individuali, così da evitare il pericolo di apparire condizionabili o di parte”.

Mattarella ha messo in guardia da “qualunque funzione direttamente creativa” nell’interpretazione delle norme, in quanto “nel quadro degli equilibri costituzionali improntati alla divisione dei poteri”, i giudici “sono soggetti soltanto alla legge, nel senso che la legge ne rappresenta il fondamento e al contempo il limite”. “Le vostre determinazioni devono essere governate dalla saggezza del diritto”, ha detto il Capo dello Stato ai magistrati di nuova nomina, e li ha richiamati a non avere timore “di possibili reazioni di pubblica opinione o di interessi coinvolti”, ma a praticare “un’attenta considerazione delle questioni, rifuggendo da ricostruzioni normative arbitrarie, dettate da impropri desideri di originalità o, peggio, di individualismo giudiziario”. Su quest’ultimo aspetto Mattarella si è soffermato per ribadire che “la decisione rilevante è quella che l’autorità giudiziaria nel suo complesso sarà in grado di fornire, non solo quella del suo singolo attore”.

E “questo deve sospingere da un lato a non personalizzare la decisione – mai accanimento per sostenere tesi precostituite – e deve indurre, dall’altro, a una approfondita valutazione del caso concreto per fornire alla decisione un’elevata forza di resistenza nei vari gradi del giudizio: così trova espressione l’unicità dell’ordine giudiziario nel suo complesso”.

Intanto, sempre in tema di giustizia, il Consiglio dei ministri ha varato un disegno di legge promosso dal ministro Nordio. “Si abroga la fattispecie dell’abuso d’ufficio (articolo 323 del codice penale) e si introduce un’ampia riformulazione del reato di traffico di influenze illecite (articolo 346-bis)”, spiega il comunicato di Palazzo Chigi. Con il ddl il governo interviene anche sul sistema delle intercettazioni con l’obiettivo dichiarato di evitarne un uso improprio soprattutto a danno di terzi e introduce l’inappellabilità, da parte del pm, delle sentenze di proscioglimento, con esclusione dei reati più gravi. Per la custodia cautelare si generalizza l’istituto dell’interrogatorio preventivo e si prevede che essa debba essere decisa da un giudice collegiale e non monocratico. Ora il disegno di legge, su cui non sono mancate forti polemiche anche da parte dell’Associazione magistrati, dovrà passare al vaglio delle Camere.

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