“Ad occhi sgranati” di Lucio Brunelli apre le porte della meraviglia dell’esistere

La meraviglia del creato è fatta anche di uomini, di incontri, di memoria. Non solo persone che hanno lasciato il segno nella storia che tra poco sarà scritta con l’iniziale grande sui libri scolastici, ma anche coloro che apparentemente sono stati marginali, e che in realtà hanno dato un senso umano a quella stessa Storia

foto SIR/Marco Calvarese

La meraviglia del creato è fatta anche di uomini, di incontri, di memoria.

Non solo persone che hanno lasciato il segno nella storia che tra poco sarà scritta con l’iniziale grande sui libri scolastici, ma anche coloro che apparentemente sono stati marginali, e che in realtà hanno dato un senso umano a quella stessa Storia.

Zingari, come Ceija Stojka, capaci di perdonare gli aguzzini, giornalisti come Alver Metalli, che se ne sono andati via dalla bella società per vivere in mezzo alle baracche in Argentina, il rabbino Elio Toaff, Carlo Petrini, inventore di Slow food, cui Lucio Brunelli, un tempo inviato del Tg2 e direttore dell’informazione a Tv2000, ha dedicato “Ad occhi sgranati” (Edizioni Sanpino, 182 pagine, 15,50 euro). Il sottotitolo “Storie di Papi e ambulanti, zingari ed ebrei, martiri e fondatori” potrebbe essere scambiato per un sunto, il che non darebbe il vero senso del volume, che è quello, come si diceva, della autentica meraviglia e del vero stupore.

Scorrendo le pagine di Brunelli si rientra lentamente in quell’antico continente che sembrava perduto con l’avvento della civiltà dell’estetica, popolato da persone che con la loro azione ti fanno scoprire il senso delle cose: il perdono verso chi ti ha torturato in un campo di sterminio (la zingara Ceija), l’ambulante fieramente trasteverino Alfredo Chiarelli che sotto il colonnato di San Pietro diventa un punto di riferimento e di aiuto nelle lunghe file d’attesa, ma anche un don Luigi Giussani critico talvolta anche verso la sua stessa creatura, Comunione e Liberazione, che è riuscito a unire in un afflato di rinnovamento i reduci dalla contestazione anche violenta e che non nascondeva le sue simpatie per scrittori tutt’altro che credenti dichiarati, come Pavese o Leopardi, e Kafka, Ibsen e che aveva intuito la forte carica autenticamente cristiana in Pasolini.

Le pagine dedicate a Paolo Dall’Oglio e a Mar Gregorio, vescovo siro-ortodosso di Aleppo – ambedue scomparsi nel nulla – sono in grado di farci camminare in un Medio Oriente in cui Assad era visto da alcuni come protettore dei cristiani e in cui il velo era sentito da alcune donne – intervistate per l’occasione – come una libera scelta e non un’imposizione, secondo una certa logica d’Occidente.

Le suore martiri nello Yemen, il bambino ebreo, Giulio Segre, che si salva dall’Olocausto grazie ad un sacerdote, don Cirillo Perron, che lo fa passare per suo nipote, Pontefici come Ratzinger e Francesco divengono qui persone colte in momenti concreti della vita, che però sono istanti che salvano dal non-senso di una storia fatta di milioni di innocenti uccisi senza avere commesso colpe.

E a sua volta questo “Ad occhi sgranati” è un libro che mette in guardia dai luoghi comuni di Pontefici, secondo una certa stampa, reazionari o troppo ideologizzati e che invece qui sono colti nella pratica quotidiana e nella personificazione del messaggio evangelico, anche contro la stessa “ortodossia” puramente formale e benpensante.

La sofferenza aiuta anche gli altri e la testimonianza apre sentieri che sembravano ricoperti di erbacce e fango.

Altri articoli in Italia

Italia