Rinnovamento nello Spirito Santo. Martinez conclude il mandato di presidente: “Meravigliosa storia d’amore e di fraternità”

Domani, l’Assemblea nazionale del Movimento si ritroverà, a Sacrofano, alle porte di Roma, per designare il nuovo direttivo. L'attuale presidente ne lascerà la guida, scadendo il suo incarico: "Ci ha chiesto di rimettere al centro e di diffondere come grazia per tutta la Chiesa il battesimo nello Spirito"

(Foto: Rinnovamento nello Spirito Santo)

“Sono grato alla Spirito Santo che mi ha concesso di servire una meravigliosa famiglia, di cui sono sempre stato fattivamente partecipe. Quella che ho vissuto è stata una meravigliosa storia d’amore e di fraternità”. Salvatore Martinez esprime così i suoi sentimenti più profondi alla vigilia dell’Assemblea nazionale elettiva del Movimento che domani, a Sacrofano alle porte di Roma, si ritroverà per designare il nuovo direttivo del Movimento ecclesiale, ovvero il rinnovo degli “organismi pastorali di servizio”. Aveva 31 anni quando, nel 1997, succedeva a uno dei padri del Rinnovamento in Italia, mons. Dino Foglio, con l’obiettivo di riorganizzare la vita “ad intra” e “ad extra” del movimento e di cogliere ciò che lo Spirito diceva a questa bella parte di Chiesa, il Rinnovamento, anch’essa in cammino verso il traguardo del Grande Giubileo del 2000. Siciliano doc, sposato con Luciana con cui ha condiviso ogni momento, in questi anni ha guidato il movimento con dedizione e zelo senza risparmiare tempo, energie, risorse ed affetti. Domani lascerà la presidenza italiana del Rinnovamento nello Spirito Santo. Un momento importante, che da una parte chiude una fase intensa della vita, personale e comunitaria, dall’altra ne apre un’altra ugualmente ricca di impegni, sogni e prospettive.

Presidente Martinez, dopo ventisei anni alla guida del RnS, il Movimento si appresta a scegliere la nuova Presidenza e il nuovo Comitato nazionale di Servizio. È stato un intenso e lungo cammino per lei, ricco di esperienze, di incontri e, soprattutto, di servizio alla Chiesa. La domanda è d’obbligo: qual è lo stato d’animo oggi, quali le attese per il tempo che verrà?
Sono profondamente grato alla Spirito Santo che mi ha concesso di servire una meravigliosa famiglia, di cui sono sempre stato fattivamente partecipe dall’autunno del 1977. Una meravigliosa storia d’amore e di fraternità. La maggior parte dei miei compagni di viaggio oggi sono in Cielo; a loro, “i padri e i fratelli maggiori”, debbo il privilegio di essere stato in prima linea sin dal 1991 e dal 1997 alla guida del Movimento.

Bisognava introdurre il RnS nel terzo millennio, senza abdicare alla passione testimoniale delle origini del Movimento Carismatico in Italia e nel mondo.

In special modo, attestare la convenienza di una spiritualità carismatica nella Chiesa, che trova la sua fonte sorgiva nel dinamismo della Pentecoste, frutto di una corresponsabilità ampia con i Pastori della Chiesa, in dialogo con la teologia post conciliare, capace di valorizzare tutte le componenti del popolo di Dio e di diffondere nel mondo un nuovo amore per lo Spirito Santo.
In retta coscienza, so che insieme a tanti sorelle e fratelli di cammino abbiamo messo tutte le nostre vite perché questo potesse accadere. Pertanto, è davvero impossibile raccontare quanto i miei occhi hanno visto e le mie mani hanno toccato in Italia e nei 51 Paesi del mondo che ho avuto la grazia di visitare nell’esercizio del ministero. Il grido “Gesù è il Signore”, che dalla piazza di Gerusalemme non ha più lasciato la storia, è ancora vivo e ancora trafigge i cuori di tanti non credenti, di miscredenti, di credenti mancati, di credenti dubbiosi, di credenti appassiti. Ed è meraviglioso vedere che una “nuova generazione” sta avanzando, che le misericordie del Signore non sono finite, che altri raccoglieranno ciò che abbiamo seminato. Sì, ho nel cuore una profonda gratitudine e come un “padre” benedico quanti proseguiranno nell’esercizio della responsabilità!

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Consultore dei Dicasteri dei Laici, della Famiglia, della Promozione della Nuova Evangelizzazione, presidente di una Fondazione Vaticana per la Famiglia in Terra Santa. Ha avuto modo di collaborare con tre Pontefici. Quale eredità spirituale e pastorale è maturata da questa storia?
Dovrei scrivere un libro sul tema! In realtà, ho dedicato molti scritti all’originalità degli ultimi tre Pontefici nel loro rapporto con lo Spirito Santo e con la corrente di grazia del Rinnovamento. I ruoli di rappresentanza che ho avuto il privilegio di svolgere mi hanno persuaso ancor più dell’importanza del “sentire cum ecclesia”, di fare del Magistero corrente la prima e la più importante ermeneutica del cammino del RnS, in accordo con la Tradizione.
Tre Papi così diversi, eppure così santamente radicati nella storia contemporanea, capaci di incarnare le grandi necessità della Chiesa loro affidata, in un’epoca in cui venti avversi hanno soffiato forte.
San Giovanni Paolo II, il Papa che rimette al centro l’uomo, che globalizza l’umanesimo cristiano con una stagione di forte slancio evangelizzatore, di cui i Movimenti sono una sorta di avanguardia. La nostra prima udienza pubblica con il Papa polacco è del 1980. “Rapitori del Regno” ebbe a chiamarci; nel 2004, in occasione della celebrazione del suo ultimo Vespro di Pentecoste, ci volle in Piazza San Pietro per pregare con lui e per segnalare alla Chiesa il progetto di Adorazione eucaristica con animazione carismatica “Roveto ardente” oggi diffuso nel mondo.
Benedetto XVI ha aiutato a consolidare la “maturità ecclesiale” del RnS, rimettendo al centro della vita della Chiesa il tema della “fede”, in un’epoca sempre più segnata da amoralità e apostasia, da sincretismi religiosi e dalla fuga di tanti battezzati delusi. Sotto l’impulso di Papa Ratzinger abbiamo sviluppato una formazione unitaria e articolata su tanti fronti, promosso missioni e una ministerialità carismatica. Non potrò dimenticare la sua mano tremante, che stringeva la mia, il giorno della sua prima uscita pubblica dopo l’arresto del suo maggiordomo, in Piazza San Pietro, allorquando festeggiammo i 40 anni del RnS. Era la vigilia di Pentecoste del 2012.

Papa Francesco è stato l’assistente ecclesiastico del Rinnovamento carismatico in Argentina; il card. Bergoglio aveva già conosciuto il contributo del Movimento per lo sviluppo dell’ecumenismo spirituale e per la pastorale sociale, in special modo nelle carceri. Ci ha chiesto di rimettere al centro e di diffondere come grazia per tutta la Chiesa il battesimo nello Spirito o effusione dello Spirito.

È l’“esperienza generante” della corrente di grazia del Rinnovamento, che il Papa vuole che si esprima in tutta la sua forza mediante “Charis”, un organismo vaticano in cui tutte le realtà carismatiche riconosciute dalla Chiesa trovano slancio comunionale e missionario. Certo, rimarrà indimenticabile l’immagine di Papa Francesco che, in ginocchio, mani alzate al Cielo, chiede ai 52.000 presenti allo Stadio Olimpico – era il 1° luglio 2014 – di invocare su di lui lo Spirito Santo. Mi chiamò a sé, sotto lo sguardo di tutti, per dirmi all’orecchio di introdurre questo gesto, che in realtà non era stato concordato. Osai dire che non avevamo un inginocchiatoio; mi rispose che si sarebbe inginocchiato ugualmente appoggiandosi alla sedia. E così fece, dando alla Chiesa una prova di umiltà e di sottomissione allo Spirito Santo che mai si era vista prima.

“Memoria grata”: è un’espressione più volte utilizzata al termine del Giubileo d’Oro del Rinnovamento in Italia che si è concluso a fine 2022. Lei, attraverso il suo instancabile ministero, è stato testimone diretto delle novità che in ambito sociale e hanno scandito il progredire di questa “corrente di grazia”…
Tante le novità che questa “corrente di grazia” del Rinnovamento ha generato o rigenerato. In testa, il lavoro di collaborazione tra diversi carismi di Movimenti e Nuove Comunità, in ambiti della vita della Chiesa, anche sociale e culturale. Penso al “Polo di eccellenza Sturzo”, con il lavoro di detenuti, ex detenuti, immigrati, e l’avvio dei primi progetti di “agricoltura sociale” per il reinserimento dei soggetti svantaggiati. Collegato, il lavoro ecumenico di Prison Fellowship Italia, sul tema della “giustizia riparativa” dall’incontro di offesi e offensori, vittime e vittimatori, e il progetto “Auxilium”, un forte sostegno economico per le famiglie di detenuti indigenti con figli malati a carico. È quella “cultura della Pentecoste”, richiesta da san Paolo VI e san Giovanni Paolo II, affidata dal RnS per la costruzione della “civiltà dell’amore e della convivenza pacifica dei popoli”. In Moldova, il Paese più povero d’Europa, abbiamo una missione per la “plantatio ecclesiae” e dal 2002 collaboriamo con la Chiesa e con il Governo per la realizzazione di progetti di promozione umana, oltre che di sostegno spirituale e formativo alla vita della diocesi di Chisinau. Mi piace anche ricordare il Progetto “10 Piazze per 10 Comandamenti”, una rilettura creativa, laica e itinerante, nelle 11 principali Piazze d’Italia – durata 16 mesi, a cavallo tra due pontificati, nel 2012-2013 – che ha mosso centinaia di migliaia di persone e circa 100 testimoni di ogni area dello scibile umano impegnati a rileggere in chiave propositiva il Decalogo. Per le famiglie, a Loreto, nella Casa “Famiglia di Nazareth”, un lavoro di accompagnamento e di capacitazione spirituale e morale delle coppie, delle persone vedove o rimaste sole, dei fidanzati. E, per i giovani, progetti di leadership a servizio del bene comune come “Lab.Ora”, con un forte radicamento territoriale, per una discontinuità metodologica e generazionale sul tema della nuova classe dirigente.

Parliamo della pandemia, delle durissime prove e limitazioni che il Covid ha imposto alla vita e alle attività del RnS. Ora che siamo usciti dalla crisi sanitaria, quali sono gli scenari che animano i Cenacoli, Gruppi e Comunità, prossimi ad incontrarsi nuovamente in presenza alla Fiera di Rimini per la 45ª Convocazione nazionale?
La pandemia ci ha provati, ma non fiaccati, né fermati. E ci ha dato modo di operare una straordinaria “conversione digitale”, che ha messo in moto oltre 400 persone tra tecnici, volontari, animatori, formatori ed evangelizzatori. Abbiamo così ripensato la nostra comunicazione come “comunione” con i vicini e con i lontani, esperimentando nuove vie e raggiungendo milioni di persone che erano in sofferenza, in solitudine, in attesa, mediante il nuovo sito e una programmazione social ampia e differenziata. Il ritorno “in presenza” e la vera ripartenza delle attività dei Cenacoli, Gruppi e Comunità è stata graduale, senza trascurare nessuna delle tante anime che fanno il RnS. In testa i giovani, le famiglie, i sacerdoti e gli animatori. Dopo la 46ª Conferenza nazionale animatori di dicembre 2022, con 4.000 partecipanti e la presentazione delle linee guida “Mi ami tu?” (Gv 21, 16) per i rinnovi degli organismi di servizio a tutti i livelli, giungeremo alla 45ª Convocazione nazionale di Rimini di fine aprile con grande gioia. Saluteremo i nuovi responsabili del Movimento, con il passaggio di consegne, e presenteremo un meraviglioso programma di formazione estiva che segnerà la ripresa di tutte le attività missionarie e ministeriali del RnS.

C’è un ricordo in particolare, un accadimento o un episodio che vorrebbe citare e che rimane, nel suo cuore, impresso come significativo e indelebile?
Non ho dubbi nell’affermare: i volti di tanti bambini e anziani, di ammalati e disperati che hanno conosciuto l’amore del Signore e i “segni” che accompagnano coloro che credono e si affidano alla potente mano di Dio. Il fascino di Gesù è ancora irresistibile, in ogni contesto geografico e per ogni persona. Tutte le volte che si è usati come strumenti rivelatori di questa bellezza salvifica che viene dal Vangelo, è come se il Cielo si aprisse, come se tutto il creato si risvegliasse in un canto di lode. Davvero ho visto miracoli e, ogni giorno di più, ho imparato a credere che “nulla è impossibile a Dio” e che “tutto è possibile per chi crede”. Richiamavo il Santo Padre Francesco in ginocchio. È scritto, nella Lettera ai Filippesi, che “ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua riconoscerà che Gesù è il Signore”. Cito due episodi, dato che mi si chiede un accadimento tra tanti. Il primo: un detenuto “pistolero” evangelizzato al Fondo Sturzo, che, dal solo ascolto della “parabola del Padre misericordioso” (Lc 15), senza alcun commento o preghiera, si buttò a terra e piangendo disse: “Quel figlio prodigo sono io”. E, a Dubai, al termine di un incontro interreligioso in cui presentavo uno studio biblico su Gesù di Nazareth, quando un ambasciatore libanese, americano musulmano, mi prese in disparte nel giardino dell’hotel e, insieme alla moglie, si misero in ginocchio, senza alcun preambolo, chiedendo di diventare cristiani per potere amare pienamente quel Gesù che sentivano vivo nel loro cuore. Sì, Gesù e il Suo Vangelo non smettono di stupire. E di questo stupore è piena la mia vita.

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