Elezioni regionali 2023: tutti i risultati

L’affermazione dei candidati espressi dai partiti della coalizione di governo, eletti presidenti in Lombardia e nel Lazio con percentuali superiori al 50%, è stata nettissima. Ma il dato per cui la tornata elettorale del 12 e 13 febbraio 2023 resterà negli annali è, purtroppo, il crollo della partecipazione al voto: in Lombardia l’affluenza si è fermata al 41,68, contro il 73,11 delle precedenti regionali, nel Lazio è scesa fino al 37,20% rispetto al 66,55%.

(Foto ANSA/SIR)

L’affermazione dei candidati espressi dai partiti della coalizione di governo, eletti presidenti in Lombardia e nel Lazio con percentuali superiori al 50%, è stata nettissima. Ma il dato per cui la tornata elettorale del 12 e 13 febbraio 2023 resterà negli annali è, purtroppo, il crollo della partecipazione al voto: in Lombardia l’affluenza si è fermata al 41,68, contro il 73,11 delle precedenti regionali, nel Lazio è scesa fino al 37,20% rispetto al 66,55%. Record negativi per entrambe le Regioni, quello laziale è addirittura il dato peggiore di sempre a livello nazionale. In valori assoluti in Lombardia hanno votato poco più di 3 milioni di aventi diritto su quasi 8 milioni, nel Lazio circa 1,8 milioni su quasi 5. In confronto alle politiche di pochi mesi fa, tutti i partiti hanno perso qualcosa. E’ corretto ricordare che nel 2018 le regionali erano state abbinate alle politiche e questo aveva sicuramente avuto un effetto di traino verso l’alto. Così pure – anche su questo tutti gli analisti convergono – i sondaggi che da mesi davano per scontata la vittoria del centro-destra (o destra-centro, se si preferisce) hanno plausibilmente demotivato gli elettori rispetto a una competizione dall’esito largamente prevedibile. Resta il fatto che un’affluenza alle urne eccezionalmente bassa in due Regioni così rilevanti – per motivi demografici, economici e istituzionali – non può non interrogare tutte le forze politiche, anche quelle uscite vincitrici dalle urne. Se dalle percentuali calcolate sui votanti si passa a quelle computate sugli elettori, infatti, anche le maggioranze assolute diventano piccole minoranze. Di elezione in elezione si sta manifestando un’autentica “emergenza partecipazione” che richiede risposte concrete a tutto il sistema politico. Che poi questo crollo si sia determinato in occasione delle elezioni regionali dovrebbe ulteriormente far riflettere anche sul percorso dell’autonomia differenziata rispetto alle attese reali dei cittadini.
I presidenti di Lombardia e Lazio sono Attilio Fontana, confermato alla guida della Regione, e Francesco Rocca (nel 2018 era stato eletto Nicola Zingaretti del centro-sinistra). Fontana ha ottenuto il 54,67% dei voti, Rocca il 53,88%. In Lombardia il secondo più votato è stato Pierfrancesco Majorino, sostenuto da Pd e M5S, che ha ricevuto il 33,93% dei suffragi. Letizia Moratti, candidata dal Terzo Polo, si è attestata sul 9,87%, mentre Mara Ghidorzi di Unione Popolare (vari gruppi di sinistra) ha avuto l’1,53% dei voti. Nel Lazio Alessio D’Amato, presentato da Pd e Terzo Polo, ha ottenuto il 33,50%, la candidata del M5S Donatella Bianchi il 10,76, Sonia Pecorilli del Partito comunista lo 0,98%, Rosa Rinaldi di Unione popolare lo 0,88%.
Uno sguardo di sintesi alle forze politiche, oltre a rilevare i significativi consensi delle liste “personali” dei candidati presidente, vede FdI primo partito in assoluto in entrambe le Regioni e il Pd primo partito delle opposizioni. Per citare i risultati principali, in Lombardia FdI è al 25,2%, la Lega al 16,5%, Forza Italia al 7,2%, il Pd al 21,8%, il M5S al 3,9% e Azione-IV al 4,2; nel Lazio FdI è al 33,6%, la Lega all’8,5%, Forza Italia all’8,4%, il Pd al 20,2%, Azione-IV al 4,8%, il M5S al 10,7%.

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