Il punto Cnvf-Sir: avventura in famiglia con “Jungle Cruise” (al cinema e Disney+) e il ritorno del cult “Turner e il casinaro” (Disney+)

Tra novità e attesi ritorni. Al centro del punto Cnvf-Sir ci sono due proposte targate Disney. Anzitutto al cinema e sulla piattaforma Disney+ c’è “Jungle Cruise” con Emily Blunt e Dwayne Johnson, un viaggio avventuroso nel cuore dell’Amazzonia con citazioni all’immaginario di “Indiana Jones”, ma in chiave femminile. Racconto per famiglie brillante e avvincente, anche se un po’ sovraccarico. È sempre su Disney+ la serie tv “Turner e il casinaro” (“Turner & Hooch”) che prende le mosse dall’omonimo film cult del 1989 con Tom Hanks. Tra spin-off e sequel, il nuovo progetto si rivela un poliziesco a portata di preadolescenti e famiglie al seguito, dove azione e comicità vanno di pari passo

Tra novità e attesi ritorni. Al centro del punto Cnvf-Sir ci sono due proposte targate Disney. Anzitutto al cinema e sulla piattaforma Disney+ c’è “Jungle Cruise” con Emily Blunt e Dwayne Johnson, un viaggio avventuroso nel cuore dell’Amazzonia con citazioni all’immaginario di “Indiana Jones”, ma in chiave femminile. Racconto per famiglie brillante e avvincente, anche se un po’ sovraccarico. È sempre su Disney+ la serie tv “Turner e il casinaro” (“Turner & Hooch”) che prende le mosse dall’omonimo film cult del 1989 con Tom Hanks. Tra spin-off e sequel, il nuovo progetto si rivela un poliziesco a portata di preadolescenti e famiglie al seguito, dove azione e comicità vanno di pari passo.

“Jungle Cruise” (al cinema e su Disney+)
Siamo dalle parti di “Indiana Jones”, ma questa volta la protagonista è una donna: l’acuta, brillante e anche un po’ impacciata esploratrice Lily Houghton, interpretata da Emily Blunt (“The Young Victoria”, 2009; “La ragazza del treno”, 2016; “Il ritorno di Mary Poppins”, 2018). Il film è “Jungle Cruise” diretto dallo spagnolo Jaume Collet-Serra, un racconto avventuroso con pennellate di fantastico che si ispira all’attrazione presente nei parchi dei divertimenti della Disney, ad Adventureland. Un’operazione che richiama dunque la saga cinematografica “Pirati dei Caraibi”, nata dalle stesse premesse.

La storia. Londra inizio ‘900, la ricercatrice ed esploratrice Lily Houghton (Blunt) è convinta di poter trovare nel cuore della foresta amazzonica un albero dalle speciali virtù curative; non riuscendo a convincere la comunità scientifica britannica a finanziare la sua spedizione – gli scienziati non le danno credito in primis perché donna –, Lily decide di partire lo stesso, a sue spese, coinvolgendo il fratello McGregor (Jack Whitehall). Giunta in Amazzonia ingaggia Frank (Dwayne Johnson), capitano del traballante battello La Quila, per percorrere le acque della giungla. Gli imprevisti sono ovviamente dietro l’angolo…

Quello che convince di più del film è l’atmosfera avventurosa, che unisce tensione e lampi di ironia brillante, un mix che mancava da un po’ al cinema, quel brivido esplorativo tipico dei film nati sulla scia della saga “Indiana Jones” anni ’80 che porta la firma di Steven Spielberg e George Lucas, con protagonista l’inarrivabile Harrison Ford nei panni dell’archeologo Indy. In “Jungle Cruise” c’è quel richiamo a tale immaginario, con un adattamento ovviamente ai canoni narrativi e spettatoriali odierni. Se le premesse sono più che valide, lo svolgimento non è sempre del tutto compatto o ben calibrato: spesso la dimensione dell’avventura deraglia dal realismo all’improbabile fantastico (la maledizione di Aguirre, Édgar Ramírez).

A ben vedere, a funzionare egregiamente è la coppia Blunt-Johnson, che condivide la scena in maniera convincente, oscillando tra action a perdifiato e dialoghi da commedia frizzante; a rafforzare il duetto è il fratello dell’esploratrice McGregor, Jack Whitehall, che punta a strappare sorrisi per il suo essere un dandy nella giungla, incapace di adattarsi alla vita spartana, a rinunciare alle agiatezze della Londra aristocratica.

Nell’insieme “Jungle Cruise” è un racconto godibile, avvincente, ideale per un pubblico familiare; forse non tutto torna sempre, per questo voler essere per forza accattivante a ogni costo, al limite dell’eccesso di soluzioni visive e narrative messe in campo. Insomma, simpatico, trascinante e con scivolate fracassone. È il caso di dire “fare meno, per fare meglio”. Dal punto di vista pastorale il film “Jungle Cruise” è consigliabile, semplice.

“Turner e il casinaro. La serie” (Disney+)
Sempre nella Hollywood anni ’80 esordiva al cinema Tom Hanks, uno degli interpreti più versatili e raffinati dell’industria a stelle e strisce. Il suo primo decennio di attività è stato contraddistinto soprattutto da commedie per famiglie come “Splash. Una sirena a Manhattan” (1984), “Big” (1988), “Turner e il casinaro” (1989) e “Insonnia d’amore” (1993), prima dell’arrivo di copioni più strutturati da Oscar (“Philadelphia”, 1993; “Forrest Gump”, 1994). La Disney ora ha deciso di riprendere in mano uno dei primi successi di Hanks, “Turner e il casinaro” (“Turner & Hooch”), commedia a sfondo poliziesco che ruota attorno all’incontro-scontro tra il pignolo detective Scott Turner e il cane dogue de Bordeaux Hooch, un vero tornado distruttore. Il film, divenuto nel tempo un piccolo cult, viene rilanciato nell’estate 2021 sulla piattaforma Disney+ con una serie in 12 episodi ideata da Matt Nix.

La storia. Scott Turner Jr. (Josh Peck) ha seguito le orme paterne ed è diventato un poliziotto. Anche lui come il genitore ha la mania del controllo e dell’organizzazione. Una mattina la sorella Laura (Lyndsy Fonseca) gli scarica letteralmente in casa il cane di famiglia Hooch, che da subito mette in subbuglio la vita dell’uomo. Nel mentre, sistemando le scatole del padre scomparso, i due trovano dei documenti che li inducono a pensare che la morte del proprio genitore non sia del tutto accidentale…

È troppo presto per esprimere una valutazione piena su “Turner e il casinaro. La serie”, potendo esaminare solo i primi due episodi disponibile. Quello che è certo è che l’attore scelto per il personaggio di Scott Turner Jr., il comico Josh Peck, funziona e riesce a imprimere ritmo al racconto. C’è da dire però che siamo lontani, e molto, dal confronto con Tom Hanks. A latitare nella serie è purtroppo il copione, che appare smilzo e di corto respiro, sbilanciato troppo sull’effetto abbuffata da gag. Molto simpatico è il cane dogue de Bordeaux Hooch, vero mattatore della serie. Ma questo può bastare a tenere in piedi 12 episodi? È da vedere… Dal punto di vista pastorale “Turner e il casinaro. La serie” è consigliabile, semplice.

Sette film sulla disabilità
Chiudiamo con una proposta messa a punto dalla Commissione nazionale valutazione film in accordo con il Servizio per la pastorale delle persone con disabilità della Cei. Una selezione di sette film sulla disabilità da recuperare sulle principali piattaforme. Un percorso cinematografico, dai riverberi pastorali ed educational, che mette a tema la condizione della persona con disabilità nella dimensione familiare e negli spazi della società. Sguardi di riflessione giocati tra film e serie doc: “Sound of Metal” (2020, su Prime Video) di Darius Marder, il film rivelazione ai 93i Oscar che racconta la vicenda di un batterista rock che perde l’udito; l’animazione “Luca” (2021, su Disney+) del regista Enrico Casarosa, una favola sul riscatto e l’inclusione ambientata in un’estate italiana memorabile; “Volevo nascondermi” (2020, su Sky-Now) di Giorgio Diritti, il film dell’anno incoronato ai David di Donatello (7 statuette), un poetico omaggio al pittore-scultore Ligabue; il dramma adolescenziale “Quello che tu non vedi” (2020, su Prime Video) di Thor Freudenthal, giocato tra romance e racconto di formazione; la favola senza tempo “Il giardino segreto” (2020, Prime Video) di Marc Munden, dal racconto della scrittrice britannica Frances Hodgson Burnett; infine su VatiVision la serie doc “Vizi e Virtù. Conversazione con Francesco” (2021), diretta da Dario E. Viganò con don Marco Pozza e la partecipazione speciale di papa Francesco, e il documentario “Se ti abbraccio non avere paura” (2021) di Niccolò Maria Pagani, diario di bordo padre-figlio che sconfina dalle rotte geografiche ai sentieri del cuore.

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