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Rifugiati: nel 2020 meno beneficiari del sistema di accoglienza rispetto al 2019. In crescita i minori stranieri soli

Il rapporto annuale Siproimi/Sai a cura di Anci e ministero dell’Interno restituisce una fotografia dell'accoglienza in Italia: nel 2020 accolte 37.372 persone. Inseriti nei programmi della rete 5.680 minori stranieri soli, il 19,5% in più dell'anno precedente

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Una leggera contrazione del numero di posti e beneficiari, dal 2019, ha interrotto il trend di forte crescita iniziato dal 2012. La fotografia dell’accoglienza in Italia di titolari di protezione internazionale e di minori stranieri non accompagnati viene restituita dal rapporto annuale Siproimi/Sai a cura di Anci e ministero dell’Interno: il sistema di accoglienza, nei primi 10 anni di attività (2003-2012), ha fatto registrare un incremento dei posti e degli accolti progressivo, triplicando l’offerta l’iniziale. Nel 2013, l’anno dell’“emergenza nord-africana”, si è registrato un notevole incremento di posti (+161%) e beneficiari (+61%), che è continuato piuttosto sostenuto fino al 2018. L’anno successivo, è iniziata la contrazione dei posti (33.625 unità, -6,3% rispetto al 2018) e dei beneficiari accolti (39.686 unità, -3,5% rispetto al 2018). Inversione di tendenza proseguita anche nel 2020, quando i posti ammontano a 31.324 unità e a 37.372 il numero dei beneficiari accolti.
Dal report emerge, però, che nel corso dell’anno il coefficiente di rapporto tra accolti e posti (1,19/1) è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente (1,18/1).

“Questo a dimostrazione del fatto che, malgrado una diminuzione dei progetti della rete – si legge nel rapporto -, il Sistema ha confermato la sua capacità di accoglienza, procedendo in maniera sistematica a nuovi inserimenti di beneficiari, compatibilmente con le disposizioni sanitarie anti-Covid che hanno caratterizzato praticamente tutto il 2020”.

In particolare, dei 37.372 beneficiari il numero dei minori stranieri non accompagnato è il 15,2%. Dei 31.324 posti a disposizione, la Sicilia è la regione che ne mette a disposizione di più con 4.672 (il 14,9%). Da analisi delle relazioni annuali relative alle attività svolte nel 2020 dai progetti che hanno accolto sia adulti che minori, emerge una presenza rilevante di beneficiari di condizioni di vulnerabilità. La quota più significativa si riferisce alle vittime di tortura e/o violenze (pari al 5,8% del totale degli accolti), seguono le vittime di tratta (4,8%) e i beneficiari con problemi di disagio mentale (3,1%).

In crescita il numero di minori stranieri soli. I minori stranieri non accompagnati accolti nella rete Siproimi/Sai nel corso del 2020 sono stati complessivamente 5.680 (+19,5% rispetto al 2019), un dato che “conferma il costante incremento degli accolti che è andato crescendo parallelamente all’ampliamento dei progetti e dei posti specificatamente dedicati a questa categoria di beneficiari”. Nel corso del 2020 i posti dedicati ai minori stranieri non accompagnati sono stati 4.437 distribuiti su 148 progetti. Per quanto riguarda la distribuzione di genere, è prevalente la componente maschile, che nel 2020 ammonta a 5.527 beneficiari, pari al 97,3% degli accolti. Per quanto riguarda, invece, le principali nazionalità dei minori stranieri soli, la maggior parte arriva in Italia dal Bangladesh (914 minori, pari al 16,1%) e dall’Albania (684 minori, 12%), a cui seguono i tunisini (10%), gli egiziani (9,5%) e i pakistani (7,3%). Rispetto al 2019, i minori tunisini e bangladesi fanno registrare l’incremento maggiore, a cui seguono gli albanesi e i pakistani: da questi quattro Paesi proviene quasi il 48% degli accolti.

I titolari di progetti di accoglienza. Nel 2020, il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo ha finanziato complessivamente 794 progetti (-5,9% rispetto all’anno precedente). Tre su quattro sono stati dedicati all’accoglienza di persone che fanno capo alla categoria “ordinaria” (602 progetti, pari al 75,8%), mentre circa uno su cinque è stato destinato all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (148 progetti “Msna”, pari al 18,6%). La quota restante ha interessato progetti specificatamente deputati all’accoglienza di persone affette da disagio mentale e/o disabilità fisiche (44 progetti, 5,5%). In calo anche il numero degli enti locali titolari di progetti. Sono stati 679 nel 2020, il 4,8 in meno rispetto al 2019. Si tratta di 586 Comuni, 26 Unioni di Comuni/Comunità montane, 18 Province e 49 altri enti. La maggior parte dei 586 Comuni titolari di 686 progetti della rete Sai è caratterizzata da dimensioni particolarmente contenute. “Ciò a conferma che il Sistema di accoglienza e integrazione è presente in realtà territoriali diversificate, dai grandi centri metropolitani a quelli caratterizzati da una bassa densità abitativa e da bassi tassi di urbanizzazione e sviluppo”. Il 62,7% dei Comuni titolari di progetto ha meno di 15.000 abitanti e offre oltre 10.000 posti, pari al 39% del totale. Un terzo dei Comuni rientra nella fascia 15-100.000 abitanti e mette a disposizione della rete il 32% dei posti totali, mentre i grandi comuni con oltre 100.000 abitanti sono 38 e arrivano a coprire oltre un/quarto (più precisamente il 28,5%) dell’offerta di posti. Nella rete per la sistemazione alloggiativa dei beneficiari sono stati impiegati, anche nel 2020, soprattutto appartamenti (85%), con una sensibile crescita rispetto all’anno precedente (+19%).

Le parole del ministro Lamorgese. Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, presentando il rapporto annuale Siproimi/Sai, scrive che “il sistema di accoglienza in Italia si è andato evolvendo e perfezionando negli anni, privilegiando un modello diffuso sul territorio nazionale e orientato all’inclusione sociale dei migranti, nonché aperto alla più ampia collaborazione con le realtà locali valorizzando la capacità progettuale dei territori”.

Un modello, fondato su tre caratteristiche – “diffuso, inclusivo, partecipato” -, che, durante l’esplosione dell’emergenza sanitaria mondiale, ha permesso di “fronteggiare adeguatamente l’effetto pandemico sulle comunità di accoglienza”.

Comunità interessate, fin dall’ingresso nel territorio nazionale dei migranti, dalle “misure sanitarie della quarantena applicate sulle navi appositamente noleggiate o in strutture dedicate”. La sfida indicata rimane “quella della coerenza del modello di accoglienza con gli obblighi costituzionali e internazionali che il nostro Paese ha assunto”. “Nonché con l’esigenza imprescindibile di coniugare sempre l’osservanza delle leggi dello Stato da parte dei migranti con il controllo ordinato dei flussi migratori. Seguendo un progetto politico e sociale che abbia come fine la capacità di integrare lo straniero”.

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