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Il treno del Piano nazionale ripresa e resilienza è in partenza, trasporterà tutti?

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sbarca oggi a Bruxelles e poche volte, nei prossimi decenni, vedremo una tale massa di denaro gratuito o a basso costo da investire per una modernizzazione del Paese che, nelle buone intenzioni, cambierà la vita prima dell’economia. O forse non accadrà più. Non si esagera quando si parla di “occasione storica”. Poter mobilitare in pochi anni 248 miliardi di euro pubblici, stimolando la partecipazione di altro capitale privato, permette di immaginare una svolta che creerà lavoro e impresa, servizi nuovi ai cittadini, superamento degli squilibri di genere, rilancio delle nascite, ricucitura fra territori che viaggiano a diverse velocità. Nelle 500 pagine del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), nei capitoli e le schede che lo accompagneranno c'è di tutto

(Foto ANSA/SIR)

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sbarca oggi a Bruxelles e poche volte, nei prossimi decenni, vedremo una tale massa di denaro gratuito o a basso costo da investire per una modernizzazione del Paese che, nelle buone intenzioni, cambierà la vita prima dell’economia. O forse non accadrà più. Non si esagera quando si parla di “occasione storica”.

Poter mobilitare in pochi anni 248 miliardi di euro pubblici, stimolando la partecipazione di altro capitale privato, permette di immaginare una svolta che creerà lavoro e impresa, servizi nuovi ai cittadini, superamento degli squilibri di genere, rilancio delle nascite, ricucitura fra territori che viaggiano a diverse velocità.

Nelle 500 pagine del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), nei capitoli e le schede che lo accompagneranno c’è di tutto. Così come altri Paesi europei si ragiona per missioni e si entra poi nel dettaglio. L’Italia, più colpita dalla pandemia, ha ottenuto la fetta maggiore dei fondi internazionali. E’ normale che si chieda al nostro Governo di non sbagliare, per l’Italia e per l’Europa intera. Di giorno in giorno si conosceranno maggiori dettagli di una impressionante tabella di marcia che già nei primi due anni dovrà dare la svolta al Paese. Il dibattito parlamentare di questi giorni registra differenze di metodo non insuperabili. Le tensioni sono semmai sulla gestione della pandemia.

In linea di principio chi può essere in disaccordo su ambiente, digitalizzazione, sanità, semplificazione, infrastrutture non invasive, semplificazione, istruzione e tanto altro?

Il premier Mario Draghi vuol far partire presto il cronoprogramma dei lavori, fondi Recovery e riforme interne. E avverte che “ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno sulle nostre vite”, sui più deboli, sui nostri figli e nipoti.

Ed eccolo quindi un buon punto di osservazione per seguire di settimana in settimana il percorso dei fondi e delle riforme.

Lenire i danni di ieri, ridare slancio all’oggi e lavorare per il domani e il dopodomani.

I risultati del Pil (Prodotto interno lordo, la ricchezza collettiva creata in un anno) saranno significativi se accompagnati da criteri di crescita dell’occupazione, della salute e della protezione dei più esposti, dell’ottimismo e della fiducia. La pandemia ha creato squilibri ulteriori fra categorie protette e fragili, l’inclusione si è interrotta e la stessa digitalizzazione obbligata rischia di lasciare per strada molti.

Il treno carico di energia e risorse che sta partendo (semplificazione, concorrenza, anti-corruzione le prime stazioni da raggiungere entro luglio) ha tempi da rispettare per portare tutti – senza carrozze preferenziali – a destinazione.

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