Il sogno collettivo della democrazia

Il primo problema della democrazia è l’alto contenuto ideale e utopico che contiene. Il termine è composto da demos e kratos, cioè popolo e potere. Il termine demos indica anche territorio, come pueblo nello spagnolo dell’America Latina. Popolo e territorio insieme significano una popolazione che si assume la responsabilità di un territorio. Nel pensiero di Platone solo i filosofi potevano governare avendo la saggezza necessaria. Siamo consapevoli della difficoltà, ancora oggi, di realizzare la democrazia che presuppone cittadini maturi, capaci di scelte competenti. Il popolo è sovrano, ma cosa lo compone? Il popolo è una comunità poliedrica unificata, secondo il Papa: “da un’identità comune fatta di legami sociali e culturali”.

Il primo problema della democrazia è l’alto contenuto ideale e utopico che contiene. Il termine è composto da demos e kratos, cioè popolo e potere. Il termine demos indica anche territorio, come pueblo nello spagnolo dell’America Latina. Popolo e territorio insieme significano una popolazione che si assume la responsabilità di un territorio. Nel pensiero di Platone solo i filosofi potevano governare avendo la saggezza necessaria. Siamo consapevoli della difficoltà, ancora oggi, di realizzare la democrazia che presuppone cittadini maturi, capaci di scelte competenti. Il popolo è sovrano, ma cosa lo compone? Il popolo è una comunità poliedrica unificata, secondo il Papa: “da un’identità comune fatta di legami sociali e culturali”. C’è, all’origine di un popolo, un sogno collettivo che dà anima e identità culturale. In tempo di globalizzazione un popolo è tale se è inclusivo, capace di accogliere altri nel suo sogno. Il problema cresce quando si analizza l’altro termine: “potere”. Se questo non si identifica con il servizio al popolo rischia di diventare di parte, diabolico nel vero senso di divisivo. Il potere non può essere gestito dal popolo se non tramite alcune istituzioni fondate su valori condivisi. Il primo passo è verificare questi valori etici comuni, su cui si fonda l’esercizio della democrazia. Fra questi emergono uguaglianza e libertà, diritti delle minoranze e opposizioni, il principio di maggioranza, per il quale il popolo si esprime con il voto. Prevale la volontà che ha ottenuto più voti. Un aspetto su cui occorre far attenzione è che si possono insinuare due tipi di tirannia: quella della maggioranza – che tende ad annullare la minoranza e il valore delle sue posizioni in uno scontro amico-nemico – e quella degli apparati, ad esempio la burocrazia, che può arrivare a rendere inattive le decisioni politiche. C’è inoltre il rischio della tecnocrazia, cioè del governo affidato a tecnici. Altri rischi possono arrivare dalla demagogia e dal populismo, che sono fraintendimenti della democrazia. Il demagogo è colui che trascina il popolo da una posizione di comando, mentre invece il populismo è “una degenerazione che, a differenza della demagogia, parte dal basso, facendo leva sull’infantilismo politico” (Giovanni Sartori). I populisti, dice papa Francesco, vogliono annullare il popolo, azzerare ciò che lo unisce, il sogno collettivo. Non c’è, sia nella demagogia che nel populismo, nessun progetto di aggregazione. Piuttosto c’è il desiderio di isolare i cittadini, impedendo loro i passaggi dei corpi intermedi, veri luoghi di vitalità del popolo.

(*) direttore “Il Momento” (Forlì)

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