La fede come ricerca. Il quarto Magio, ovvero le ragioni del cuore

Mimmo Muolo, giornalista e vaticanista di Avvenire, firma il romanzo “Per un’altra strada. La leggenda del quarto Magio”. L'autore racconta la vita di un personaggio non “ufficiale” nella letteratura evangelica ma presente tra l’altro nelle ricerche e nelle narrazioni di Henry van Dyke e Michel Tournier, in quello che non è meramente un esercizio di ricostruzione di possibili scenari intorno alla vita di Gesù, ma un monito a riscoprire la fede nel cuore. Perché la storia di Artaban è non solo quella di un uomo che arriva costantemente in ritardo ai grandi appuntamenti della vita (sempre dopo che i suoi compagni Magi sono ripartiti) ma anche quella di un colto, che interpreta e vive la fede come accumulazione di dati

“Per anni, figlio mio, abbiamo cercato nelle parole e nei testi. E questo è stato il nostro errore più grande. Solo quando ci siamo messi in cammino abbiamo cominciato a capire”. In queste parole è il senso non solo di “Per un’altra strada. La leggenda del quarto Magio” (Paoline, 2020, 224 pagine, 16 euro) racconto di Mimmo Muolo, giornalista e vaticanista di Avvenire, ma della fede intesa come perenne ricerca. La ripresa da parte dell’autore di un personaggio non “ufficiale” nella letteratura evangelica, ma presente tra l’altro nelle ricerche e nelle narrazioni di Henry van Dyke e Michel Tournier, non è infatti solo un esercizio di ricostruzione di possibili scenari intorno alla vita di Gesù, ma un monito a riscoprire la fede nel cuore. Perché la storia di Artaban è non solo quella di un uomo che arriva costantemente in ritardo ai grandi appuntamenti della vita (sempre dopo che i suoi compagni Magi sono ripartiti) ma anche quella di un colto, che interpreta e vive la fede come accumulazione di dati. Capirà lentamente quelle ragioni che Pascal chiamerà, mille e seicento anni dopo, del cuore, facendo i conti con un “dolore che salva”, perché ferita aperta che permette l’innesto di una nuova vita. Il protagonista si renderà conto che le sole gioie della sua esistenza sono state – oltre agli affetti familiari – quelle scaturite dall’apparente perdita di sé e dei beni materiali. E qui sta l’essenza profonda del romanzo: la rivalutazione della perdita, del dolore come possibilità di ricominciare e non come rimpianto di un benessere  – denaro, amore, prestigio – che non c’è più. Ma soprattutto c’è un sospetto di allusione al presente in quella città del Nord che adora il nuovo dio dell’interesse. Sospetto che confidiamo direttamente all’autore: “Ho riprodotto volutamente i drammi della cronaca quotidiana, lo squilibrio Nord Sud del mondo, il dramma dell’immigrazione (nel capitolo ‘La città sul mare’), la tratta delle schiave sessuali (‘Di venerdì’) e altre grandi questioni. Nello scontro tra Artaban e Assim (uno dei membri del consiglio che regge la città, rappresentante del partito dei ‘frugali’, come diremmo noi, ndr) c’è anche il confronto tra due differenti modi di intendere la religione: scientismo contro fede, integralismo contro ricerca sincera”.

Un quarto Re Magio è una sorpresa nel campo della letteratura, e non solo: “In effetti è un personaggio di straordinaria modernità. Un nostro contemporaneo, si potrebbe dire. La sua ricerca di Gesù riecheggia la nostalgia di Dio, spesso inconsapevole, di molti uomini e donne del nostro tempo. Il suo girovagare, perdendo spesso la strada, è metafora dello smarrimento che talvolta ci prende di fronte alla complessità della vita, specie in momenti difficili come quello che stiamo attraversando”.

Il sentire profondo, quello del cuore, sembra uno dei nuclei fondanti di “Per un’altra strada”: “Lo è in effetti. Ma al cuore cerco di dare da un lato la funzione di spia che si accende per segnalare ciò che più conta, dall’altro – recuperando la lezione dei latini – il ruolo di sede dell’intelligenza. Anche se sappiamo che da un punto di vista medico-scientifico non è così, l’immagine continua ad essere suggestiva e ad avere un suo fondo di verità. Abbiamo visto i guasti che una razionalità sganciata dal sentimento ha prodotto nel secolo scorso. E ora rischiamo di cadere nell’eccesso opposto, cioè di dare il primo posto, se non addirittura l’unico, all’emotività. Io spero che anche da questo punto di vista il Quarto Magio possa essere un personaggio ‘educativo’, vale a dire che possa costituire un esempio per molti, me per primo, e per molte situazioni di vita”.

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