Coronavirus. A Roma inaugurato il “Covid 2 Hospital” al Columbus. Trasferiti i primi pazienti

Il presidio "Columbus" è stato adattato in soli dieci giorni in struttura di supporto nel trattamento dei casi di contagio da coronavirus. Assunte anche 60 persone. Prima dell'emergenza, la "Columbus" era una clinica generalista, dotata di 240 posti letto, che già faceva parte dell'offerta sanitaria del Policlinico Gemelli. L'arrivo dei primi pazienti è stato accompagnato dalla benedizione dei reparti da parte di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica del Sacro Cuore

Dieci giorni. Tanto è servito per convertire il presidio “Columbus” di Roma nel nuovo Covid-19 Hospital, inaugurato nella mattinata di oggi 16 marzo. La struttura è stata adattata dalla Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs in accordo con la Regione Lazio, allo scopo di supportare l’hub regionale “Lazzaro Spallanzani” nel trattamento dei casi di contagio dal nuovo coronavirus.

“Fra oggi e domani – spiega al Sir Giovanni Raimondi, presidente della Fondazione – completeremo la fase di trasferimento delle prime persone provenienti dal Policlinico Gemelli. Si tratta di 21 destinate alla terapia intensiva e di 34 alle infettive. La prossima settimana si aggiungeranno altri 43 posti letto per il reparto malattie infettive e pneumologiche mentre alla fine del mese saranno aperti ulteriori 38 posti letto di terapia intensiva per i quali stiamo aspettando la fornitura delle apparecchiature”.

Prima dell’emergenza, la “Columbus” era una clinica generalista, dotata di 240 posti letto, che già faceva parte dell’offerta sanitaria del Policlinico Gemelli.

“La Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs ha accolto la richiesta, di grande preveggenza da parte del governo della Regione Lazio, con senso di responsabilità, data l’attuale situazione, mettendo a disposizione del Servizio sanitario nazionale le proprie competenze cliniche. Il nostro ringraziamento va ai medici, agli infermieri e al personale tecnico sanitario dal principio in prima linea con assoluta abnegazione nel fronteggiare l’epocale emergenza sanitaria”, dichiara il professor Rocco Bellantone, direttore del Governo clinico del Gemelli e preside della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Merito del risultato va anche ai tanti privati, ovvero enti, fondazioni e aziende come Eni spa che hanno donato in questi giorni per l’adeguamento e l’acquisto dei respiratori.

Novità si annunciano anche per la dotazione del personale: “Per ora ci sarà una rotazione – precisa il presidente Raimondi -. Ma sono posti letto che pretendono un’assistenza specialistica,

prevediamo quindi l’assunzione di 60 nuove risorse fra medici e infermieri”.

L’arrivo dei primi pazienti è stato accompagnato questa mattina dalla benedizione dei reparti da parte di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. “In questo momento di frenetica attività organizzativa, che implica la realizzazione di nuove strutture e servizi ma anche la non meno impegnativa necessità di ridefinire l’attività ordinaria, tutti siamo chiamati a contribuire nel migliore dei modi”, ha detto il vescovo. “Siamo consapevoli delle difficoltà che stiamo affrontando e dei sacrifici richiesti ma questa è davvero un’ora suprema di sconvolgimenti epocali”.L’attenzione alla spiritualità dei pazienti ricoverati non mancherà e sarà supportata anche dalle nuove tecnologie. Il cappellano della “Columbus”, monsignor Telesfor Kowalski, ha alle spalle 25 anni di pastorale della salute negli ospedali capitolini e si dice pronto per questo nuovo compito. “Possiamo immaginare in quale stato d’animo vivano le persone ricoverate – dice al Sir monsignor Kowalski -. Sono strappate all’improvviso dalla loro vita normale. Ci preoccupiamo di essere attenti e di usare tutte le protezioni come guanti, maschere e tute. Saremo quindi presenti ma in maniera quasi invisibile. La tecnologia ci aiuterà perché su ogni piano sarà disponibile un telefono cellulare di servizio che consentirà ai pazienti di mantenere un contatto via whatsapp sia con i parenti sia con i medici ma anche con noi sacerdoti. Inoltre con la direzione abbiamo predisposto che la Messa celebrata in cappella ogni giorno venga trasmessa dal canale televisivo interno, così i ricoverati potranno seguirla se vorranno. Visto che poi non sarà possibile girare nei reparti liberamente vogliamo approfittare della tecnologia che ci permette di rimanere in contatto anche a distanza”.

Per il sacramento della confessione e dell’unzione degli infermi, sarà necessaria la presenza del sacerdote: “Siamo preparati e in accordo con i sanitari entreremo con tutte le precauzioni necessarie. Tutti – aggiunge monsignor Kowalski – anche chi sta fuori dai reparti vive nella preoccupazione ma ci stiamo accorgendo una volta di più di quanto vogliamo bene ai familiari a cui non possiamo stare vicini. Nella nostra società dimentichiamo a volte la dimensione spirituale che però è essenziale. Noi stessi impariamo dai malati e riceviamo belle lezioni sulla vita”.

Il sostegno della pastorale della salute anche in questo caso non sarà rivolta solo ai cristiani ma a tutti: “Ho conosciuto negli anni tante persone, atei o credenti di altre religioni. Le persone apprezzano in generale se ci si pone come chi vuole incontrare l’altro”.

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