Le barche guadagnano la spiaggia, spinte dal vento che gonfia le piccole vele realizzate con teli di nylon recuperati chissà dove. Gli scafi sono poco più di un tronco scavato, indurito dalla salsedine. L’acqua caldissima invita a tuffarsi. È l’ora più calda del giorno, circa le 14. Narcielo, questo il nome di uno dei pescatori giunti a riva, è uscito in mare alle 2 del mattino. Sulla sua piccola barca ha affrontato le onde dell’oceano per molte ore di buio, ha visto il sole salire dal mare e illuminare la costa del Mozambico e la città di Beira. Oggi non ha pescato molto Narcielo, mostra solo un piccolo squalo. Ma potrà rifarsi il giorno dopo. E quello dopo ancora. «I pescatori trascorrono mesi in piccole capanne di paglia, durante il periodo della pesca. Non fanno altro per giorni e giorni: escono in mare, pescano, tornano a riva. Le loro mogli vivono in città. Ogni giorno gli portano da mangiare, raccolgono il pesce e lo portano a vendere. Se le mogli non possono, arriva sicuramente qualcun altro». Così racconta don Maurizio Bolzon, prete vicentino, missionario fidei donum nella Diocesi di Beira dal 2017.
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