C’è tanta voglia di muri

Sessantaquattro sono i muri esistenti al mondo per dividere o per escludere popoli: qualcuno s’è preso la briga di contarli – da Cipro alla Palestina, dal confine Usa-Messico alla fresca barriera Ungheria-Serbia – sapendo pure che la contabilità sarà da aggiornare a breve. Ovunque nel mondo prospera la tentazione di alzare barriere fisiche, di innalzare nuovi muri. In un pianeta in cui si può volare ovunque, diventa sempre più difficile muoversi se non dotati di passaporto, visto e biglietto aereo.

Si torna all’antico, ai confini, ai controlli, dopo anni in cui l’umanità ha cercato di abbattere le barriere. Cosa riuscita soprattutto per le merci, rispetto agli antichi dazi doganali: la nostra corta memoria non ci fa rammentare che ne esistevano pure per le merci che, ad inizio Novecento, transitavano dall’Abruzzo al Lazio, dalla provincia di Rieti a quella di Roma. Insomma la famosa globalizzazione, col paradosso attuale che è più facile per una scatola di fagioli transitare da un continente all’altro, che per una persona passare attraverso gli Stati dell’ex Jugoslavia. Ma anche per le merci c’è tanta voglia di tornare all’antico, classica reazione di quando le cose virano al peggio.

Leggi la notizia completa